15 gennaio 2015

In fila per Charlie

 

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Ci si sono messi in fila la mattina presto, a Parigi, ancora quasi al buio, per prendersi la copia di Charlie Hebdo. Ma molti se ne sono andati a mani vuote. Tutto esaurito, nonostante ne fossero state stampate 3 milioni di copie. Tanto che la tiratura ieri è stata aggiornata a 5 milioni. Fa un po’ rabbia, che questo giornale che era ridotto a 8 pagine, che aveva debiti e altri guai, ora, a 16 pagine, vada a ruba. Distribuito in 25 Paesi, Algeria e Marocco compresi. D’altra parte fa anche piacere. Non è solo curiosità, né voglia morbosa di possedere un feticcio di fama. C’è voglia di esserci, forse addirittura di farsi vedere in giro con la copia in mano, e a testa alta. 
Non altrettanto succede negli USA. Il New York Times è al centro di un’accesa discussione che coinvolge il suo direttore, Dean Baquet, e la garante dei lettori, Margaret Sullivan. Lei a favore della pubblicazione dell’attuale copertina di Charlie Hebdo, quella con la vignetta con Maometto in lacrime, e lui contro. Lei che parla di “disservizio” e lui che invoca la tutela dei giornalisti, specie dei corrispondenti all’estero. Niente Charlie neanche per il quotidiano danese Jyllands Posten, che nel 2005 pubblicò le caricature “blasfeme” di Maometto. Stavolta non rilancerà le vignette del giornale francese.

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