10 febbraio 2018

Le finte lune di Robert Pufleb e Nadine Schlieper

 

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«Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un gigantesco balzo per l’umanità.» Mentre diceva queste parole, Neil Armstrong metteva per la prima volta piede sulla superficie lunare. Era il 21 luglio del 1969, e da quel momento in poi la topografia della superficie lunare, con i mari, i crateri, il massiccio del Mons Hadley e la valle del Taurus-Littrow hanno sempre esercitato su di noi una forte attrazione, anche a 384 400 km di distanza.
Lo stesso fascino lo hanno subito anche il fotografo Robert Pufleb e la designer Nadine Schlieper, che nel loro ultimo libro “Alternative Moons”, ci offrono diverse immagini del nostro satellite naturale. Peccato che, dopo aver sfogliato poche pagine, vi renderete conto che in realtà si tratta di pancakes. Avete letto bene, pancakes. Ma iniziamo con ordine. Tutto cominciò in cucina, quando Pufleb e Schlieper, mentre preparavano le frittelle, si resero conto che l’impasto di farina, burro, uova, latte e zucchero ricordava tantissimo la superficie lunare. Fotografando i dolci uno a uno, hanno poi replicato le tradizionali immagini che ci arrivano dai satelliti, in cui sfere perfette, in bianco e nero, sono posizionate su un fondo scuro. Per ottenere dei risultati convincenti, la consistenza del preparato, la temperatura della padella, così come la quantità di farina e burro, giocano un ruolo fondamentale sulla strutta superficiale del pancake, per questo i due autori hanno inserito nel libro ricette precisissime e consigli per chi vuole cimentarsi nell’impresa e ottenere gli stessi risultati a casa. Ma a che scopo? 
Per Pufleb e Schlieper, il progetto è una metafora di come percepiamo le immagini nell’era delle fake-news: “Applicando il concetto alle nostre lune, stiamo cercando di creare una sorta di consapevolezza verso l’interpretazione e l’elaborazione delle informazioni visive. […] Un design minimalista, abbinato alla denominazione delle lune con standard astronomici, amplifica l’ impressione che si tratti di una pubblicazione scientifica. È qui che il libro si trasforma in una piattaforma di lancio per mettere in discussione il potere delle immagini in generale, la loro oggettività e il loro vasto potenziale nella manipolazione delle menti delle persone.” (NG) 

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