19 novembre 2012

LA FUGA DEI CERVELLI

 
LA FUGA DEI CERVELLI
di Paola Ugolini

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Il problema della “fuga dei cervelli”, che a questo punto è diventata una “fuga” tout court, è oggi, una questione irrisolvibile. I nostri italici giovani sono letteralmente costretti ad andarsene da questo Paese alla deriva, per il semplice motivo che non esiste una cosetta banale ma molto efficace che si chiama “meritocrazia”. Senza questo strumento di “giustizia” non si può davvero fare nulla, un sistema incancrenito sul più bieco e squallido clientelismo come il nostro, non può offrire nessuna garanzia professionale. Avendo lavorato in Rai dal 1996 al 1999 come programmista-regista con contratto co.co.co. per curare la trasmissione ART’è, un programma di divulgazione sull’arte, ho toccato con mano cosa vuol dire vedere persone improbabili fare carriera non per merito, anzi mai per merito, ma sempre per altri motivi.

I ragazzi “normali”, cioè i non “figli di” (la maggioranza), sanno molto bene e fin dall’adolescenza, che in Italia oggi (ma anche ieri) è molto difficile riuscire ad avere un lavoro nel proprio settore di competenza nel vecchio modo cioè studiando, cercando di eccellere, imparando le lingue, facendo stages e corsi di formazione (chi se li può permettere ovviamente) oggi tutto questo non basta…se sei una ragazza carina la carriera può certamente essere facilitata attraverso la concessione di favori sessuali, e le ministre del governo Berlusconi ne erano la lampante e tragica dimostrazione, se sei un ragazzo devi avere un santo in paradiso….beh non vedo perché stupirsi se i giovani fuggono dall’Italia. Ho due figlie di 15 anni e già da due anni sono consapevoli del fatto che la loro permanenza in questo bel Paese, dove sono nate, è temporanea, e questo è davvero triste. Stiamo allevando una generazione di emigranti, non con la valigia di cartone, ma comunque di emigranti perché il futuro per i ragazzi è altrove.


La seconda parola chiave dopo meritocrazia è ETICA nessun essere umano mediamente intelligente può pensare di vivere in un Paese senza morale, dove non c’è etica non ci sono regole, e solo chi è molto protetto può muoversi senza farsi male nel “far west”, e oggi questo è il nostro paese un “far west” dove vincono i malfattori.


La terza parola è CULTURA, senza una buona e strutturata cultura di base non si può governare né tantomeno legiferare, è grazie alla mostruosa ignoranza di chi ha potere se oggi le regioni non hanno più soldi (perché vengono spesi in beni superflui come le ostriche o i Suv) e i capi delle commissioni cultura sono scelti fra i rappresentanti meno “presentabili” dei gruppi consiliari. La cultura che è l’unico vero, enorme e ricchissimo patrimonio del nostro paese, è trattata da troppo tempo come un dicastero di serie B da offrire come regalia a chi non può aspirare a qualcosa di più “importante” tipo Esteri o Interni (stessa becera filosofia per quanto riguarda l’istruzione altro ministero considerato poco appetibile e quindi svenduto).


Solo attraverso la meritocrazia, l’etica e la cultura potremmo provare a immaginare di realizzare un sogno: avere un governo serio, un parlamento privo di indagati, ladri, corruttori, venduti, mafiosi e mignotte e quindi un sistema funzionante. Con un sistema meritocratico i cervelli smetteranno di fuggire verso quei Paesi civili, in cui la ricerca, l’istruzione e l’arte, intesa sia come strumento di cultura in senso astratto che come volano per l’economia, non sono state ridotte a brandelli da un sistema politico corrotto e cieco.

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