02 gennaio 2022

Diario cyber di un viaggio onirico: Intimatica, di Alessandro Perriello

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"Intimatica", primo libro di Alessandro Perriello, non è un romanzo, non è un saggio e non è una raccolta di poesie ma una immersione in un universo molto cyber e troppo umano

Alessandro Perriello (1970) fashion designer appassionato di musica, disegno e letteratura, studioso di comportamenti umani nell’epoca digitale, della connessione forzata anche dalla pandemia globale, indaga il potenziale immaginifico della rete, pubblica piazza virtuale dove tutto è liquido, istantaneo e irreversibilmente dimenticabile. Pubblicato da Bookabook, “Intimatica” è il suo primo libro ed è insofferente a canoni di genere; tutto accade “qui e ora” e si narra in un diario intimo, matematico ed ermetico, con versi dal ritmo quasi robotico, ai limiti della schizofrenia.

“Intimatica” non è un romanzo, non è un racconto, non è una raccolta di poesie o di aforismi, ma è un delirante diario di viaggio nelle profondità dell’inconscio di un androide in coma senza nome e fin troppo umano. È un Ulisse digitale, ospite di se stesso con la nostalgia della fisicità non avuta.  Una sorta di Avatar di una coscienza collettiva, turbato da presenze e assenze, amori vissuti, flash di emozioni reali o immaginate, desideri sopiti e rimorsi, torturato da conflitti irrisolti tra l’Io e Super Io, con un virus nel cervello che genera la perdita della memoria. Che fare, dunque, in un mondo pixellato dove tutto e tutti sono fuori luogo?

Scrive l’autore: «Mi giro e li lascio fare. Intanto raccolgo idee. Ti intravedo oltre le nubi gonfie di pixel e te la lancio li: “Che ne dici se facciamo un riassunto delle ultime ore?”. Non pretendo che tu mi risponda ovviamente». E non si può rispondere a questa o altre domande che l’autore subdolamente ci pone tra un monologo e l’altro.  Lui è un alieno sbarcato sulla Terra, naufrago in una non terraferma agitata da vorticosi cambiamenti, in cui tempo, spazio, luogo e ambiente si svaporano in una “dimensione #”.

L’autore, dotato di sensibilità musicale e cultura visuale, grazie a una scrittura fluida, ipnotizzante, porta a estreme conseguenze il piano reale con quello immaginario, dove incubo e sogno si compenetrano per trascinare il lettore dentro un inquietante viaggio nel teatro dell’assurdo di una generazione perennemente connessa. Leggendo il libro, si affronta un viatico immaginifico verso il vuoto delle apparenze che a tratti risulta fastidioso, quasi dispotico se non si stabilisce con Perriello un patto non scritto di lasciarsi trascinare dentro un fiume carsico di associazioni, evocazioni e atmosfere cyber per sondare l’inconscio come specchio delle vanità fino alla scoperta dei limiti umani.

Jonny, Alice, Piccolo Principe, Etienne, Susie Wong, Gabriel, questi e altri strani personaggi ruotano intorno a “Intimatica”, che non è il luogo dell’utopia, pronti a incontrare capitan “FUTURO”; anti-eroi alla ricerca  di chissà quale domani nel vuoto cosmico da cui proveniamo.

Si tratta di un libro che attinge dall’immaginario cinematografico, come nel film “Nirvana” (1997) di Gabriele Salvatores, il piano reale “è” quello onirico. Suggestione, evocazione e trasformazione sono processi osmotici condivisi con Cristian Diana, artista digitale che ha realizzato le immagini ispirate a “Itimatica”, dove la profondità della rete emerge in superfice a video spento, attraverso una narrazione visuale.

Perdita, confusione, ricerca di identità, sconfitta, disagio, vulnerabilità, incapacità di tollerare il dolore fisico e psichico, sessualità, anche se in estrema sintesi il tema sembra essere l’alienazione dell’incomunicabilità nell’epoca dei social media tra esseri disumanizzati. Gli stadi di conoscenza di una generazione digitale che scandisce il tempo in base alle connessioni tra l’Io (fittizio) e l’Altro alla ricerca di un Noi inorganico. E in questo stato di coscienza delirante digitalizzato, tutto è anomalo, anche la non storia di “Intimatica” dagli scenari adatti per una prossima graphic novel.

Sul piano narrativo il libro di fantascienza è originale per l’espediente dell’autore di un frequente ricorso all’allegria o metafora, che si fa immagine e spiazza il lettore, con un linguaggio assolutamente personale fino ai limiti dell’incomprensibilità seppure ricercata. I riferimenti letterari citati dall’autore in diversi capitoli sono Alice e il Piccolo Principe, oltre a i primi manga giapponesi anni ’80 e ‘90 del secolo scorso, comparsi in televisione, aggiunti all’estetica cyber. Questi e altri mondi fantascientifici caratterizzati da robot, alieni con pregi e difetti degli umani tra essenza e apparenza.  Anche i riferimenti cinematografici sono evidenti: “Metropolis” (1927), “Blade Runner” (1982), “Matrix” (1999), e qualche evocazione del film “Fino alla fine del Mondo” (1991) di Wim Wenders che, come nel linguaggio narrativo di “Intimatica”, si sviluppa come un road movie ambientato in un futuro futuribile ma oscuro, in bilico tra apocalisse tecnologica e speranza di rigenerazione di una post-umanità.  Al lettore lasciamo il gusto di scoprire come rinascere.

Leggendo il libro di Perriello si ha la sensazione di essere in apnea, si fluttua in uno spazio esteso non fisico, al punto di avvertire una certo disagio, quasi vertigine del Nulla, in cui droghe, erotismo, estetismo decadente espresso anche nella cura della descrizione dei dettagli di moda e di accessori vintage griffati, svelano la cultura visuale di Alessandro Perriello. In “Intimatica” c’è tanto, anche troppo, ma di sicuro non annoia.

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