30 marzo 2022

‘Dynamic Brand’: il nuovo volume di Cappelli Identity Design, tra identità e diversità

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"Dynamic brand": la nuova metodologia della comunicazione di brand è diventata un libro di Cappelli Identity Design, appena presentato alle OGR Tech di Torino

Photo credits Cinzia Capparelli

Lo scorso 24 marzo presso gli straordinari spazi delle OGR Tech di Torino, in collaborazione con Talent Garden Fondazione Agnelli, è stato presentato il libro “Dynamic brand. La nuova metodologia della comunicazione di brand”, a cura di Cappelli Identity Design con prefazione di Steven Heller, edito da Skira.

La pubblicazione, già distribuita nel mondo da Artbook e Thames & Hudson, si pone come «un viaggio tra storie di vita, design, spazio e tempo», alla ricerca di un metodo che possa restituire il valore della contemporaneità e far emergere il fulcro della questione identitaria.

Photo credits Cinzia Capparelli

Il carismatico fondatore di Cappelli Identity Design, Emanuele Cappelli, ci racconta l’excursus attraverso il quale è giunto a concepire il “Dynamic brand” nel 2010, metodologia da lui oggi insegnata a livello accademico e riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione. 

Con un approccio estremamente contemporaneo il Dynamic brand «cambia l’architettura organizzativa della comunicazione», costruendo una relazione con le persone attraverso il racconto dell’identità e del suo mutare, concentrandosi sull’analisi sociale avvenuta a partire dall’introduzione dei social network. Si tratta di un’evoluzione che determina uno schema integrato definito “Sun Model”, dove al centro si trova la parte valoriale dell’identità, e ciò permette di ottimizzare le risorse e raggiungere gli obiettivi, e attorno elementi come l’exhibit design, logo, digital marketing, video, il visual design e così via, che abbandonano il precedente sistema verticale.

Parallelamente al tema identitario insiste quello della diversità. L’uno però non esisterebbe senza l’altro, poiché valori reciprocamente fattivi: dall’apprendimento nasce la conoscenza, che ci permette di emanciparci e fuggire dall’omologazione. In questo modo possiamo costruire la nostra identità. Il discorso identitario è da considerarsi evidentemente in relazione alle persone, ma contestualmente e conseguentemente con riferimento ai prodotti o servizi di una azienda e, se dinamico, ci permette di entrare in relazione con lo spazio-mondo e in connessione con le altre unicità, o diversità, come esplicitato nella seconda sezione del libro dedicato ai thoughts. 

Photo credits Cinzia Capparelli

Cappelli racconta che «il logo diventa segno vivo», che interagisce con le persone, ed è all’interno del loro spazio e del loro tempo, da distinguersi rispetto al “dynamic brand” dove «la forma diventa sostanza. Gli elementi visivi sono la traduzione del sistema di identità per instaurare una relazione con le persone, perché, al contrario, la forma che non ha contenuto è una forma effimera».

È la «visione di un progettista» quella di Emanuele Cappelli che nel corso della conferenza stampa racconta una selezione dei più significativi e recenti case study da lui realizzati, tra cui la cura e direzione creativa del Festival del Cinema di Venezia 2018, 2019 e 2020, Cannes Film Festival nel 2019 e 2021, Fondazione Adriano Olivetti (con il lancio di una nuova OT L22 per i 70 anni della Lettera 22), il riposizionamento e sistema identitario di Rufa (Rome University of Fine Arts), Cinecittà Ritratto Rosso, in occasione del centenario della nascita di Federico Fellini, per citarne solo alcune, poi approfondite nel libro. 

Alla domanda se il libro possa porsi come un punto di arrivo importante, viene risposto da Emanuele Cappelli che «è una tappa o, ancor meglio, è un punto di partenza. Stiamo lavorando per ciò che è il nostro sogno: la valorizzazione del patrimonio culturale. Questo ci permette di progettare e sperimentare più liberamente anche le nuove tecnologie, il metodo del “Dynamic brand”, in un momento in cui i nostri Clienti diventano anche i nostri Partner».

Quello di Capelli è un percorso di vita, non sempre in discesa ma di grande coraggio e capacità, dove il credere nei valori della sua ricerca lo ha portato alla costruzione e alla crescita dello Studio, con consapevolezza e conoscenza. La caparbietà, l’intuito e la volontà di non fermarsi sono aspetti sui quali, citando le parole di Matteo Pessione, coordinatore operativo di OGR Tech, «bisogna insistere e resistere».

Photo credits Cinzia Capparelli

Proprio all’interno dell’HUB delle OGR Tech, principale investitore in Italia nel campo dell’innovazione con il supporto di Fondazione CRT, Cappelli Identity Design apre una seconda sede a Torino dopo lo studio di Roma, progettato da Iris Pedro Tatay e descritto di Cappelli come un luogo in cui c’è tutto ciò che fa parte della sua cultura visiva, con opere di Obey, Lachapelle, Sottsass, Koning 

L’approccio internazionale e innovativo si unisce inevitabilmente ad aspetti dell’italianità perché, ha spiegato Emanuele Cappelli, «la nostra cultura influenza tantissimo la nostra crescita ed essere parte della Storia incentiva a essere proiettati nel futuro perché sono infiniti gli input. I nostri occhi sono abituati a percepire l’estetica ogni giorno, ad assuefarsi di bellezza e di contenuto. Questo perché viviamo in una lingua di terra in mezzo al Mediterraneo, dove diverse culture si sono incontrate e hanno scritto/segnato il progresso».

In ultimo Pietro Della Lucia, direttore dipartimento cataloghi e progetti speciali di Skira, racconta come “Dynamic brand” sia un libro di contenuto, da leggere, dalla fruizione lenta, che ancora una volta ci dimostra come lo strumento libro non debba necessariamente essere superato dal digitale.

Photo credits Cinzia Capparelli

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