23 novembre 2000

fotografia Helmut Newton, Proprietà privata (1996)

 
Un'interessantissima introduzione di Marshall Blonsky, "Che cos'è la «pornografia» di Helmut Newton"...

di

L’introduzione è seguita da un articolo sulle note tecniche delle 45 stampe che originariamente componevano il prestigioso portfolio “Private Property”, racconta al lettore con grande accessibilità la filosofia guida della fotografia del maestro tedesco, come ricordata anche dai suoi collaboratori, amici e capiredattori. Newton è da sempre, e lo è divenuto sempre più tra gli anni ’50 e gli anni ’80, il maestro dell’ effimero, del lusso superfluo, il re delle vanità. Le donne di Newton, misteriose, fosche e apparentemente disponibili, sono donne che si affannano
per dimostrarsi compiacenti e voluttuose, che cercano di ingabbiare il desiderio maschile in uno sguardo, in un accessorio tanto raffinato quanto inutile, che si lasciano guardare nude di notte in mezzo ad una strada illuminata o afferrare arrendevolmente sulla scrivania di un ufficio. Tutta una messa in scena che chiamiamo “stile”. E il suo obiettivo scruta di nascosto la psicologia di questa disponibilità, creando aspettative ed eccitazione nell’uomo che guarda queste foto, il quale cede alla vanità di poter afferrare quelle donne. Ma in realtà dietro quello “stile” si celano solo debolezza e vuoto; infatti Newton il voyeur si diverte a smontarlo con cinismo: tanta fatica per nulla. La donna che si attrezza per la conquista del maschio e che si rende disponibile solo per non sentirsi abbandonata è solamente un manichino e l’uomo che le corre appresso accecato dal miraggio della sua facilità, è solo una maschera, una comparsa senza forza e senza valori, un animale in preda ai suoi istinti più bassi. La grande genialità di questo artista sta proprio nell’essere riuscito a fare un’acuta e tagliente critica sociale del mondo della moda, che, in un’ accezione più lata, è la rappresentazione delle umane vanità e debolezze, da dentro il sistema, lo stesso da cui veniva pagato e acclamato, riuscendo nel contempo a non farsi fagocitare da esso, mantenendo la sua indipendenza sia estetica che morale. In tutto il libro si ha una panoramica di questo mondo in cui Newton si muove: le donne, gli abiti, gli stilisti, le attrici, gli artisti che egli ha conosciuto in questa grande fiera. E in ognuna delle 45 foto si può ritrovare l’innegabile tensione di desiderio/ammirazione che lega il soggetto ritratto, appartenente a questo mondo, con colui che guarda, che vorrebbe farne parte. Un mondo di cui giustamente Helmut Newton reclama la paternità: è sua “proprietà privata”.

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A cura di Filippo Maria Caroti



Helmut Newton, PROPRIETA’ PRIVATA
1996 – Edizioni TEA

collana TEA FOTOGRAFIA
formato 19,5×14,5
112 pagine – 26.000 lire
TEA – Tascabili degli Editori Associati
Corso Italia 13, 20122 MILANO




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