01 agosto 2019

La cucina e la sua storia, tra arte e società

 
La cucina e la sua storia, tra arte e società
di Jacqueline Ceresoli

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Non era una impresa facile raccontare la storia della cucina intrecciandola con l’evoluzione della civiltà borghese e all’emancipazione della donna, per mirare alla poetica di uno spazio domestico conviviale per eccellenza, partendo dall’ambiente più rappresentativo del cuore della casa. La cucina come milieu antropico, in cui si svolge la vita dell’uomo e dove si dipana la complessa struttura familiare che nel corso del tempo rivela trasformazioni  sociali, si racconta mirabilmente nel libro “La cucina. Storia culturale di un luogo domestico” di Imma Forino, docente di Architettura degli Interni e Allestimento al Politecnico di Milano. Ci mancava un saggio sul luogo dell’interazione sociale di taglio umanistico della cultura architettonica del progetto, composta da storie, narrazioni della civiltà occidentale dentro il design della cucina. Intrecci architettonici e narrativi racchiusi in oltre quattrocento pagine, dal taglio specialistico ma di ampio respiro, per tutti,  che si legge con il gusto di saperne di più sull’amore per la casa e per estensione delle contraddizioni della cucina, come valore vivente  -secondo un ‘espressione di Gaston Bachelard.
Il lettore, grazie alla vena narrativa dell’autrice, pagina dopo pagina si addentra nel concept di organizzazione spaziale  della cucina europea e nordamericana dalla scoperta del fuoco in epoca preistorica per finire con modelli ipertecnologici contemporanei. Il saggio comprende un prezioso apparato iconografico comprensivo di diverse illustrazioni, progetti e opere che rappresentano la cucina  come un soggetto  iconografico ricorrente nell’arte, in particolare dalla seconda metà del Cinquecento a oggi. Forino attinge informazioni della disposizione della cucina  mettendo a confronto progetti architettonici, dipinti e manifesti pubblicitari, e tra le altre immagini spiccano, due  incisioni di cucina di  Pieter Bruegel il Vecchio  (1563),  che nella Cucina grassa e nella Cucina magra disegna mondi socialmente opposti, in modo straordinariamente eloquente. Queste incisioni hanno valore allegorico e grottesco, e rivelano l’imagerie intorno al mangiare magro contrapposto al mangiare grasso e dei fasti carnevaleschi come topos  culturale della sovrabbondanza o della scarsità, tema  che avrà largo seguito fino al secolo dei Lumi.
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Imma Forino, La Cucina. Storia culturale di un luogo domestico
Forino ha una scrittura  scorrevole e intrigante, procede dapprima sul doppio registro dell’inscindibile rapporto tra la cottura del cibo,  dopo la scoperta del fuoco,  quando  il cucinare  segna il passaggio dalla natura alla cultura, secondo Lévi- Strauss mettendo in relazione il “crudo” e il “cotto” e la necessità di un ambiente specifico per cucinare, per  proseguire la sua  analisi  rigorosamente scientifica con una lente  trasversale-comparativa, valorizzando  come e perché,  in seguito alla rivoluzione industriale e all’introduzione del gas,  all’ossessione per la pulizia e più in generale  al cambiamento del piano cottura grazie all’avvento degli elettrodomestici , tutto non è come sembra.  Per le suffragette la cucina diventa  l’epicentro del dibattito di femministe , giornaliste e intellettuali, negli anni Settanta sarà luogo di condivisione dirivendicazione dei diritti della donna  fuori dalla cucina. La prima cucina ad essere riprodotta in serie, la Frankfurt Kuche (1926-28)  di Margarete  Schutte- Lihotzky rappresenta il prototipo fra le cucine razionaliste europee.  Negli anni Venti del Novecento, sono le donne che hanno mirato alla funzionalità della cucina, cercando di rispondere operativamente alle problematiche degli alloggi delle classi meno abbienti. Nell’immediato dopoguerra la cucina dell’edilizia popolare, rappresenta una sfida della modernità, quando  la cucina , sala da pranzo e il soggiorno cominciano ad essere  unificate, in cui la cultura  del progetto coincide con  la qualità della vita, l’economia dello spazio e il progresso tecnologico.
Il valore aggiunto di questo libro è che si può seguire un ordine soggettivo di lettura l’analisi trasversale del microcosmo cucina, poiché ogni paragrafo è autonomo ed esaustivo come un piccolo saggio su temi specifici. E tra cucina come “cellula operativa”, la mistica della cucina americana, la passione per gli elettrodomestici inclusi nel monopezzo, l’ossessione per la minaturizzazione degli spazi, la cucina economica come “trappola funzionale” e altri capitoli  accattivanti, qua e là rivela le sue fragilità, eppur si muove. Una parte del libro è dedicata alla cucina italiana messa a confronto con quella europea e americana. E tra un prototipo di cucina e l’altro, si sfatano pregiudizi e il lettore si perde nella descrizione del fascino degli arredi, realizzati con nuovi materiali e diversi colori, quando durante il boom economico le cucine super accessoriate sul modello americano rappresentano il sogno del proletariato e della borghesia. Le cucine, da quelle componibili ai loft  kichen  high tech   fino a quelle domotiche  degli anni Novanta ed ecologiste del nuovo millennio, attente alla riduzione del consumo dell’energia e modalità  di smaltimento  dell’immondizia, inscenano una profonda metafora  antropologica della vita quotidiana e diventano specchio della cultura progettuale che le produce. Progetto, immagine, simbolo, forma, assurgono a codici compositivi della cucina, e Forino  non si limita ad elencare una  sequela di dati  organizzati in senso cronologico, integrando ricerca architettonica  e design con le arti visive, cinema, letteratura.
La sua cucina è il luogo  del cambiamento funzionale e sociale  della quotidianità, diviene “antlantide” emozionale, legata indissolubilmente all’erotismo,  alla lussuria e alla gola, capace di smuovere l’immaginario. Tra i tanti artisti citati, spiccano le opere di  Hieronymus Bosch  e altri dipinti che rappresentano tavole imbandite alle Nozze di Cana o dell’Ultima Cena, fino alla pittura di genere  naturalista del Seicento, l’ambiente  è al centro  della vita domestica , nonché  segno di identità sociale con tavoli imbanditi di ortaggi, frutti, selvaggina,  assemblaggi di  carni e di crostacei  immortalati  da artisti  come Aertsen e Beuckeler.  Nelle arti la cucina diventa metafora della memoria familiare per molti artisti, tra gli altri per Marina Abramović, a cui dedica la performance The Kitchen Levation of Saint Theresa (2009), ispirata a un episodio di levitazione mistica attribuito a Santa Teresa d’Avlia mentre sta preparando una minestra inscenata nella cucina di un convento spagnolo, costruito durante il franchismo e adibito a ospizio per gli orfani. Nelle  tante storie di cucine di Imma Forino  scorre  l’esistenza dalle diverse sfaccettature, in cui la protagonista è la vita quotidiana, quasi un “presepio” di cucine diverse, specchio della civiltà moderna, dal momento in cui l’uomo  da nomade diventa sedentario (fra il 5000 e il 3000 a.C), all’edificazione di dimore più stabili  corrispondenti a  un’organizzazione sociale  e familiare,  dapprima formata  intorno a un focolare e successivamente  strutturata in un habitat  sempre più aperto a nuove invenzioni e mode, concept di vita dai nuovi paradigmi culturali e tecnologiche di ieri e di oggi. La mise en scéne della storia antropologica della cucina è stata possibile grazie a uno studio comparato tra diverse discipline, costume e società per cogliere l’essenza del fascino progettuale intorno a un luogo  femminile per eccellenza  soltanto dal XIX secolo, quando con l’affermazione della società industriale si  compie la scissione  tra lavoro professionale  maschile, svolto fuori casa  e retribuito e quello  domestico della donna angelo del focolare, non remunerato poiché considerato un dovere  della moglie e madre dipendente  economicamente dal marito, dove uomo e donna oggi si scambiano i ruoli , si lavora,  si incontrano e si lasciano amori,  nel cuore delle contraddizioni che il luogo contiene s’immagina il futuro.
Jacqueline Ceresoli  
Imma Forino
La Cucina. Storia culturale di un luogo domestico  
Einaudi, Torino 2019
pp. 456

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