12 luglio 2010

libri_saggi Appunti sul paesaggio nell’arte mediale (postmedia 2010)

 
Smarrite le vecchie categorie di bello e sublime, lo spettacolo della natura resta pur sempre un sembiante da catturare. Con i mezzi tecnologici a disposizione della nuova arte...

di

Non hanno ancora la struttura equilibrata del
saggio critico, questi appunti scritti da Silvia Bordini, che hanno per oggetto
l’incontro tra la nozione di paesaggio e le tecniche dell’arte contemporanea. Provenienti
da un recente articolo e ora inseriti nella collana Data
di Postmedia,
compongono piuttosto una sorta di regesto ragionato delle esperienze più
significative compiute dall’ultima generazione di artisti intorno al tema del
paesaggio. Compito non facile, complicato innanzitutto dalle determinazioni
semantiche assai sfumate che la parola assume ai giorni nostri.

Non più dovendo imitare la realtà, né fermarla
in un’istantanea, né provvedere a una sua “correzione” psicologica, l’arte contemporanea
può permettersi di conseguire un risultato attraverso la semplice
decontestualizzazione di un fenomeno naturale nella sua banalità
e fatalità. Narrativizzando lo
spazio, come fa il cinema, ne registra i mutamenti, le dissolvenze e le
somiglianze, oppure lo rende “memorabile”, con interventi sulla
natura e nella natura (è il caso di Richard
Long
,
di Gerry Schum e della cosiddetta Land Art), consegnati esclusivamente alla
ripresa fotografica o cinematografica.

Nella rappresentazione del paesaggio naturale l’intenzione
artistica assume frequentemente connotati etici: la raffigurazione del patrimonio
ambientale indebolito e minacciato si affianca alle scienze ecologiche; in
questo caso il rischio, che l’autrice non dimentica, è che la diffusa tendenza
documentaria affronti il problema con approssimazioni semplicistiche e
insincere inclinazioni ambientaliste, portando in definitiva una critica
inoffensiva alle aporie e alle storture della contemporaneità.

Generalmente l’atto poietico accetta il
paesaggio allo stato di segno, icona o documento, caricandolo di un senso
ulteriore e rendendolo disponibile a manipolazioni digitali in grado di
generare una sospensione “tra la suggestione e il disorientamento
”. L’attenzione
all’identità dei luoghi, alla loro materialità e al loro potere fascinatorio
appartiene ad artisti del video come Bill Viola
, Robert Cahen o Pipilotti Rist, i cui lavori, non di
rado percorsi da una sensibilità pittorica, citano, rievocano o si confrontano
con la vedutistica tradizionale.

Del resto, l’arte elettronica, come accaduto a
ogni disciplina nella sua fase pionieristica, ha spesso frequentato e ridetto
con i propri mezzi i temi ereditati dalle discipline che l’hanno preceduta. La
videoarte si mostra peraltro particolarmente interessata al paesaggio urbano,
in cui è ancora forte una propensione “panoramica”, nella ricerca di una
fruizione “immersiva e virtuale” (come in Jeffrey Shaw o Luc Courchesne).

In alcune realizzazioni poi la città che pulsa,
brulicante e ansiogena, fa da sfondo al cosiddetto paesaggio sonoro, dando
forma alla volatilità delle impressioni acustiche; o a quello che può definirsi
paesaggio mentale, ricostruendo luoghi dell’immaginazione attraverso la fotografia
e il mezzo digitale come deposito/archivio di sensazioni condivise.

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carlo titomanlio

la rubrica libri è diretta da marco
enrico giacomelli


Silvia Bordini – Appunti sul paesaggio
nell’arte mediale

Postmedia, Milano 2010

Pagg. 60, € 12,60

ISBN 9788874900497

Info:
la scheda dell’editore

[exibart]

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