25 maggio 2005

libri_saggi Lavorare nei Musei (allemandi 2004)

 
Per gli aspiranti conservatori, l’editore torinese Allemandi offre uno strumento indispensabile. Siete in cerca del “mestiere più bello del mondo”? Ecco cosa vi aspetta, slalomando fra corsi per corrispondenza e paroline buone di chi-di-dovere…

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Lavorare nei musei. Facile a dirsi. A meno che l’obiettivo non siano mansioni che certo non sono il massimo della creatività -guardia giurata, sorvegliante di sala, bigliettaio, bookshopper- lavorare in un museo è un terno al lotto, in cui un numero è sì la bravura, l’impegno, la competenza, ma gli altri due sono spesso un cocktail composto da amicizie, agganci, vassallaggi, omaggi et similia.
Senza drammatizzare eccessivamente la situazione, è bene che gli aspiranti conservatori perseverino nei loro desideri, ma senza farsi troppe illusioni, preparandosi ad anni di rodaggio quasi sicuramente non retribuito. Che si pronunci all’inglese o alla francese, lo stage è sì indispensabile, ma non garantisce assolutamente nulla, al pari di quel calderone post-laurea fatto di scuole di specializzazione, corsi per curatori e costosissimi master.
Allemandi ha recentemente pubblicato un interessante volumetto sull’argomento, Lavorare nei musei, firmato da Alessandra Mottola Molfino, nome-culto della museografia italiana, e da Cristiana Morigi Govi, direttrice del Museo Civico Archeologico di Bologna. Un libro sorprendentemente pratico, ricco sì di svariate considerazioni anche polemiche –dal Decreto Urbani al museo-azienda- ma soprattutto denso di pratici consigli per gli aspiranti conservatori. Gli argomenti sono veramente molti e stimolanti: dalla progettazione di una sala espositiva all’allestimento di una mostra, dalla didattica alla comunicazione con il pubblico, dal marketing alla necessaria preparazione teorica. A tal proposito, ecco una p ungente considerazione di Mottola Morfino sui famigerati master: “Questi corsi sono affollati di giovani disoccupati che sono disposti anche a pagare le forti quote d’iscrizione pur di avere un pezzo di carta in più. Nessun controllo circa la qualità di questi corsi; nessuna garanzia per gli allievi, nessuna selezione dei docenti”. Capito l’antifona? Eppure sono sempre più numerosi coloro che aspirano a lavorare in un museo, tutti (silenziosamente) in fila, attendendo il miracolo… italiano. La favoletta del Belpaese come paradiso dei beni culturali, che dovrebbe fomentare occupazione nel settore nonché investimenti pubblici e privati, sembra funzionare ancora, con l’unico risultato di ingrossare le fila dei disoccupati (ad arte), pronti a tutto per l’ennesima opportunità in più sventolata e spesso venduta a caro prezzo. In una simile situazione non conviene che scaldare i rosari in attesa di una svolta, affilando comunque le armi della competenza con conoscenze come quelle contenute in questo utilissimo manualetto di museotecnica, qualora la fortuna vi baciasse in fronte (alle lotterie c’è pur sempre qualcuno che vince…).
Tra le numerosissime indicazioni fornite dalle autrici, una su tutte pare appropriata: mai rifugiarsi nel settorialismo, nell’iper-specializzazione (per questo c’è la carriera accademica); al contrario, aprirsi alla complessità del sistema-museo, puntando sì sulle conoscenze, ma anche su adeguate forme di comunicazione e creatività.

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Lavorare nei Musei. Il più bel mestiere del mondo / Alessandra Mottola Molfino e Cristiana Morigi Govi – Umberto Allemandi & C., 2004. – pp. 143; 19 cm. illustrato in b/n; ISBN 88-422-1270-9. Prezzo € 17,50

la rubrica libri è a cura di marco enrico giacomelli

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3 Commenti

  1. in pieno accordo con il commento negativo del collega utente.
    amm è davvero downdate, senza visione, arida di prospettive.
    perfetta buracrate, di cui si ha sempre meno bisogno…
    pensione!

  2. Il “Manuale della giovane (?) Mar-mottola” è molto utile nonostante s’inserisca in un contesto che vede musei e beni culturali come merci e per giunta poco poduttive…

    Conservatori di tutto il mondo, unitevi!

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