11 giugno 2022

Scripta va En plein air: incontri sull’arte nel Giardino di Villa Romana

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Al via gli incontri di Scripta En Plein Air, nel Giardino di Villa Romana: si parte con l’intervento del curatore Pierre Bal-Blanc, che parlerà della sua esperienza a Documenta

Si parla d’arte contemporanea e di cultura, a partire dalle pagine dei libri di recente pubblicazione e con lo sguardo aperto verso il cielo, circondati da siepi, olivi e cipressi: partiranno lunedì, 13 giugno, e proseguiranno a cadenza settimanale per i successivi lunedì del mese, gli incontri di Scripta / En plein air, nel contesto del suggestivo giardino di Villa Romana, a Firenze. Il progetto è promosso dall’Associazione Scripta, che organizza anche l’omonimo festival dedicato alle pubblicazioni d’arte, in collaborazione Villa Romana, che anche negli scorsi anni ha sostenuto fattivamente le proposte e i progetti dell’associazione, e Libreria Brac, spazio storico della manifestazione.

«Da quest’anno Scripta amplierà il proprio sguardo interdisciplinare privilegiando l’esplorazione delle forme della cultura artistica contemporanea, partendo dal dibattito critico sul rapporto con i social studies e aprendosi a pratiche di sperimentazione dell’arte, di pedagogia radicale, di inclusione sociale, promuovendo la produzione di opere d’arte e allargando la platea a nuovi fruitori», spiegano gli organizzatori.

Scripta / En plein air: il programma

Il programma, curato da Pietro Gaglianò, inizierà con l’intervento di Pierre Bal-Blanc, curatore di fama internazionale, con il libro “The continuum was performed in the following manner” (Nero Editions). L’autore ripercorre, a quattro anni di distanza, la vicenda della Documenta 14 svoltasi nel 2017. Bal-Blanc, nel team curatoriale di quell’edizione, realizzata con la direzione artistica di Adam Szymczyk, racconta l’esperienza diretta della realizzazione di una Documenta dislocata ad Atene come gesto antagonista nei confronti della politica economica tedesca.

Il 20 giugno Brunella Antomarini, filosofa, docente alla John Cabot University di Roma, con il suo Le macchine nubili (Castelvecchi), dialogherà con Raffaele Marchi sul tema dell’umano attraverso un saggio che ha la forza del grande romanzo fantascientifico. Infine, a chiudere il ciclo di incontri il 27 giugno sarà Lucrezia Longobardi, critica e curatrice, con la sua raccolta di testi Lo spazio esistenziale (iemme edizioni), risultato di una ricerca filosofica che esamina lo spazio come circostanza esistenziale sia dal punto di vista intimo che comunitario e sociale.

The continuum was performed in the following manner

È il 2013 e a dirigere la più importante mostra d’arte contemporanea del mondo viene chiamato Adam Szymczyk, uno dei curatori più radicali della scena internazionale. Szymczyk e il suo team di esperti spostano la mostra fuori dai confini di Kassel, ad Atene, in aperto contrasto con le politiche neoliberali della Germania (e dell’Occidente), e con il loro approccio curatoriale la portano a un punto di rottura mai visto prima, soprattutto nei confronti delle istituzioni e della politica.

Con questo libro, che esce a cinque anni di distanza dagli eventi, Pierre Bal-Blanc rilegge finalmente, in modo compiuto e lucido, quel passaggio storico alla luce del suo «scandalo», e lo fa da una posizione privilegiata, ossia quella di uno dei curatori che ha accompagnato la direzione artistica di Adam Szymczyk, insieme ai curatori Hendrik Folkerts, Candice Hopkins, Hila Peleg, Dieter Roelstraete, Bonaventure Ndikung, Monika Szewczyk, agli advisor Marina Fokidis, Natasha Ginwala, Erzen Shkololli, Elena Sorokina, Paolo Thorsen-Nagel, Quinn Latimer, Katerina Tselou, Andrea Linnenkohl, Ayse Güleç, oltre agli educatori e ai curatori del public program Paul B. Preciado, Sepake Angiama, Arnisa Zeqo e Clare Butcher.

Il lungo e approfondito saggio è un’articolata riflessione ex-post che ripercorre gli eventi con piglio critico. Come in un diario, Bal-Blanc ci racconta la sua esperienza diretta, ribaltando la prospettiva dominante, e offrendo una visione inedita e personale non solo delle scelte strettamente artistiche, ma anche delle dinamiche politiche e sociali che ne sono seguite.

A chiudere il libro, una conversazione approfondita e ricca di ulteriori spunti tra il direttore artistico di Documenta Adam Szymczyk e Dorota Sajewska. Con una prefazione di Andrea Bellini, direttore del Centre d’Art Contemporain Genève, The continuum was performed in the following manner offre la possibilità di studiare e comprendere un fenomeno straordinario che è Documenta, attraverso le voci di chi, per troppo tempo ormai, è rimasto in silenzio nel rumoroso caos mediatico che ha accompagnato i fatti. Il libro è quindi un invito a rileggere gli eventi sotto un’altra luce e riflettere sui meriti e sui limiti di una delle edizioni di documenta più controverse e stimolanti che siano mai state realizzate.

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