14 marzo 2002

teoria dell’arte A cavallo di un manico di scopa (Electa 2001)

 
Quella strana zona che chiamiamo “arte” è come una sala tutta specchi, o una galleria acustica in cui sono percettibili da lontano i minimi sussurri. Ogni forma evoca mille ricordi e immagini secondarie. Non appena un’immagine è assegnata all’arte, viene a crearsi un nuovo nesso di rapporti al quale l’immagine non può sfuggire. (E.H. Gombrich)...

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A cavallo di un manico di scopa è la raccolta di 14 saggi o lezioni di uno degli storici dell’arte più famosi e popolari di tutti i tempi, Sir Ernst H. Gombrich. Il titolo di baronetto gli era stato conferito dalla Regina Elisabetta d’Inghilterra nel 1972 per la fama e i risultati raggiunti con i suoi studi, anche se di anglosassone aveva ben poco, mentre nel 1988 venne insignito dell’Ordine di Merito. Gombrich nasce a Vienna nel 1909 e studia storia dell’arte con Von Schlosser e M. Dvorak. Francisco Goya Si rifugia in Inghilterra dopo l’annessione dell’Austria alla Germania; era stato proprio lui a salvare la preziosissima biblioteca specializzata in storia dell’arte ed iconologia di Vienna, trasportandola a Londra. In Inghilterra entra in contatto con gli allievi di Warburg, che aveva fondato a Londra l’Istituto di ricerca comparata per la storiografia e la metodologia dell’arte. Ha insegnato storia dell’arte a Oxford e storia della tradizione classica all’Università di Londra dal 1959 al 1974, dirigendo l’Istituto Warburg in quegli stessi anni. In tali circostanze viene pubblicato per la prima volta A cavallo di un manico di scopa, libro periodicamente riedito a sottolineare l’importanza e l’attualità del suo approccio allo studio della storia dell’arte: quasi un testamento culturale e spirituale considerata la sua recente scomparsa. Al centro di una delle meditazioni raccolte nel libro c’è un giocattolo, un tradizionale cavallino di legno dal corpo a manico di scopa e la testa rozzamente scolpita, preso come spunto per una riflessione sulla parola rappresentazione intesa come possibilità di evocare un oggetto attraverso la sua descrizione fino al punto di considerarlo non un simbolo, ma un sostituto dell’oggetto reale stesso. Tra gli altri saggi sono da segnalare Psicanalisi e storia dell’arte, che riprende un discorso tenuto da Gombrich in onore di Ernest Jones e che ci fa conoscere l’importanza dell’influenza della teoria psicanalitica di Freud sull’arte. Da ricordare anche La tradizione ed espressione nella natura morta occidentale, una riflessione che, partendo da una natura morta presentata in una personale di Manzù svoltasi a Londra e rimandando alla storia di Vitruvio secondo cui Callimaco derivò il capitello corinzio da un cesto di frutta avvolta in foglie di acanto, diventa il pretesto per un excursus su vari esempi di natura morta. Il saggio più divertente della raccolta può invece essere considerato Della percezione fisiognomica dove Gombrich si diverte ad analizzare le code di cavallo delle acconciature degli studenti settecenteschi.Paul Cezanne L’edizione di cui parliamo, per quanto sia di dimensioni maneggevoli, presenta al tempo stesso lo svantaggio di essere realizzata con caratteri troppo ridotti che ne rendono spesso difficoltosa la lettura. Il libro è corredato inoltre di 135 tavole esclusivamente in bianco e nero e purtroppo relegate nelle pagine finali del volume.

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Carolina Guadagni


Gombrich Ernst H. / A cavallo di un manico di scopa. Saggi di teoria dell’arte, Electa- Leonardo Arte 2001, 256 pagine, ill. 135 b/n, Formato: 17,2×24,5 cm, ISBN 888310188X, Prezzo: 38,73 (L.75.000), Contatti: Electa, Via Trentacoste 7, 20134 Milano, Tel. 02 21 56 31, Fax 02 26 41 31 21, www.electaweb.com

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