03 settembre 2025

Frieze Seoul 2025 rispecchia l’ampiezza del panorama artistico coreano

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Al via la IV edizione della fiera. 120 gallerie internazionali, ma anche film, performance ed eventi che risuonano con la portata della cultura locale

Frieze Seoul 2025
Sadie Coles HQ, Frieze Seoul 2024. Photo by Lets Studio. Courtesy of Frieze and Lets Studio

Torna puntuale il colosso Frieze, nella sua quarta edizione a Seoul. Dove? Al COEX, nel quartiere Gangnam, la stessa sede della storica KIAF. Quando: dal 3 al 6 settembre – nel pieno del ben più ampio Korea Art Festival. E sarebbe riduttivo limitare la fiera alle sue 120 gallerie internazionali: «Il programma di quest’anno», dichiara il direttore Patrick Lee, «rispecchia la straordinaria profondità e ampiezza del panorama artistico contemporaneo coreano. Dalle performance intime alle ambiziose narrazioni filmiche e al dibattito critico, offre un’affascinante panoramica della pratica artistica nella regione asiatica e oltre».

Tutti presenti i giganti blue chip, ci sono David Zwirner, Gagosian e Hauser & Wirth tra le fila di Frieze Seoul 2025. Pace esplora la storia internazionale dell’astrazione attraverso opere del XX e XXI secolo, e completa l’esposizione con un dipinto di grandi dimensioni del 1962 dell’americano Adolph Gottlieb, pioniere dell’Espressionismo Astratto – sarà il fulcro del booth. Dirimart, che ha annunciato l’apertura di una nuova sede a Londra, è a Seoul con Half of, un’installazione site-specific di Ayşe Erkmen, che riflette la sua ricerca di lunga data sulla percezione spaziale, il contesto architettonico e le narrazioni culturali.

Photo by Lets Studio. Courtesy of Frieze and Lets Studio

All’appello anche diverse gallerie italiane (e con sede in Italia), tra cui Apalazzo Gallery, Gagosian Thaddaeus Ropac. Massimodecarlo è allo stand B09 con un gruppo eterogeneo e intergenerazionale di artisti, tra cui John Armleder, Hejum Bä, Alighiero Boetti, Shannon Cartier Lucy, Maurizio Cattelan, Dominique Fung, Aaron Garber-Maikovska, Jenna Gribbon, Jennifer Guidi, Mimmo Paladino, Paola Pivi, Rob Pruitt e Lily Stockman. Mentre Mazzoleni, con le sue sedi tra Londra e Torino, partecipa con «una presentazione che riflette il dinamico programma della galleria», spiega in una nota, «in vista dell’apertura del terzo spazio della galleria a Milano». Tra gli highlights dello stand, anche una grande estroflessione in rosso di Agostino Bonalumi, una Superficie bifronte in alluminio, del 2008, ad opera di Enrico Castellani e Smartphone – donna in piedi e donna seduta, del 2018, di Michelangelo Pistoletto.

Ma non c’è solo l’influenza della cultura coreana contemporanea in Occidente, sotto i riflettori: nell’avamposto di Seoul, Frieze è anche Frieze Masters, con capolavori asiatici in dialogo con importanti opere occidentali sparse tra una ventina di stand. È il caso della galleria SPURS di Pechino, che ospita una personale di Ulay concentrandosi sui suoi esordi, inclusi i suoi interventi artistici radicali e le serie Auto-Polaroid e Relation Works. La Galerie Bernard Bouche dedica il suo stand all’opera della connazionale parigina Émilie Charmy, a lungo dimenticata dal mercato. Mentre la Galleria Régis Krampf allestisce una mostra, nello stand M19, sui Capolavori Post-Cubisti di Georges Braque.

Michelangelo Pistoletto, Smartphone – donna in piedi e donna seduta, 2018. Coloured silkscreen on stainless steel, 250 x 150 cm. Courtesy of Mazzoleni, London – Torino
Enrico Castellani, Superficie bifronte in alluminio, 2008. Enamel on double sided cast aluminium, 58.5 x 58.5 x 6 cm, base: 8.5 x 69 x 18.5 cm. Edition of 7 + 2 versions Roman numerals. Courtesy of Mazzoleni, London – Torino

Altre iniziative da segnalare fuori e dentro i booth: senz’altro Frieze LIVE, la piattaforma della fiera dedicata all’arte e alla performance dal vivo. Quest’anno collabora con l’Art Sonje Center di Seoul per presentare Off-site 2: Eleven Episodes e mettere in luce la prossima generazione di artisti coreani, con particolare attenzione alle artiste donne e genderqueer, tra cui YagwangYounghae ChangJimin HahSojin Kwak e Ru Kim. Ancora, tornano le proposte di Frieze Film, stavolta in collaborazione con la 13a Seoul Mediacity Biennale. Il risultato? Proiezioni e incontri curati da artisti internazionali sul tetto del Seoul Museum of Art (SeMA), tra i protagonisti menzioniamo Amit Dutta Jane Jin Kaisen Hsu Chia-Wei.

Da non perdere, ancora, il nuovo spazio permanente della fiera, Frieze House Seoul. Una realtà fisica, concreta, perenne, espositiva e progettuale, quasi equivalente al No.9 Cork Street di Londra, che segna la presenza del marchio Frieze in Asia, ben oltre i limiti degli stand. Sarà aperto tutto l’anno a Yaksu-dong e accoglierà residenze artistiche di breve durata, progetti speciali e mostre curate anche al di fuori delle date della fiera. Ve ne parlavamo nel dettaglio in questo articolo. E non manca ovviamente un ricco programma di talk, presentato in collaborazione con Kiaf SEOUL e KAMS, con una serie di conversazioni pubbliche presso lo Studio 159 del COEX. «I temi», spiegano gli organizzatori, «includono il ruolo delle fondazioni nel sostenere le arti, le intersezioni tra identità queer asiatica e memoria digitale, le sfide affrontate dalle gallerie emergenti, la crescente influenza degli artisti coreani e del mercato dell’arte coreano, e le crescenti possibilità della creatività guidata dall’intelligenza artificiale». Inizia la fiera.

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