09 settembre 2021

Gli oggetti celibi da Wannenes nella settimana del Design

di

Wannenes Art Auctions, HoperAperta e 5Vie portano in scena un racconto «à réaction poétique», tutto incentrato sulle qualità emotive delle opere

©Stefano Anzini

È tempo di eventi e sperimentazioni a Milano, nel pieno di una quanto mai attesa Design Week 2021. E lo sa bene la casa d’aste Wannenes che – dopo un 2020 che ha chiuso con €4 milioni per il dipartimento di Design – torna a collaborare con HoperAperta e 5Vie per raccontare una storia intessuta di oggetti e di funzioni. O sarebbe meglio dire di non funzioni, stavolta, visto che il leitmotiv scelto quest’anno è l’oggetto celibe, incapace di generare qualcosa al di fuori di sé stesso.

«L’essere celibe può avere molte valenze positive», spiega Patrizia Catalano, curatrice della mostra insieme a Maurizio Barberis. «Significa avere una chiara idea della propria identità, chi sono, dove sono e, soprattutto, in che direzione mi sto orientando. Vuol dire cercare, attraverso la propria unicità, un dialogo con gli altri, non in virtù della similitudine, ma attraverso una dinamica integrazione delle differenze, che significa non cadere in un manierismo fine a sé stesso – perché di moda – ma la ricerca di una propria cifra interpretativa da condividere con gli altri».

Ed ecco che una decina di lavori incredibilmente eterogenei, unici, vere e proprie limited edition, sfilano in mostra nelle sale di Wannennes, per un’arte da camera à réaction poétique. È il caso di How did we lose ourselves in the forest? di Tiziano Guardini e Luigi Ciuffreda, una domanda che si fa opera attraverso una rete di immagini e parole; ma anche di Mobile d’invenzione di Maurizio Barberis, con le sue «immaginarie composizioni d’arte applicata falsamente architettoniche, forse inutili, se non dannose, circolarmente in-sostenibili, provviste di commento ma non di spiegazione».

Ci sono poi i Musicanti di Brema di Duccio Grassi, oggetto celibe per definizione, incapace di adempiere alla sua funzione ma a proprio modo autentico, unico, necessario per «tenerci lontani dalla morte emotiva». E ancora Munari-ano di Mariano Martìn, un chiaro omaggio alla dimensione giocosa del maestro dell’arte programmata e alle sue Macchine Inutili, di cui ricalca colori e necessità di interazione. C’è tutto questo da Wannenes Art Auctions, a Palazzo Recalcati. Un microcosmo poetico di oggetti che dialogano tra loro in un continuo flusso di suggestioni, senza mai rivelarsi davvero. Appuntamento fino a domani, 10 settembre.

L’allestimento nelle sale di Palazzo Recalcati, in via Amedei 8, Milano. Courtesy of Wannenes Art Auctions
design wannenes
Photo Credit ©Stefano Anzini
Courtesy of Wannenes Art Auctions
Courtesy of Wannenes Art Auctions
Photo Credit ©Stefano Anzini

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