30 novembre 2016

Quanto contano i Cinesi per il mercato?

 

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Tanto. Sempre di più. Fino al punto di far decidere alle più grandi case d’asta di spostare le date delle vendite di Londra, previste per febbraio, facendole slittare nella settimana a cavallo tra la fine del mese e l’inizio di marzo. Il motivo? La coincidenza della settimana dei festeggiamenti del Capodanno cinese proprio nelle date classiche delle vendite invernali. 
La prima ad annunciare il cambiamento è stata Christie’s che, in una conferenza stampa dopo la vendita di New York di pochi giorni fa, ha anche aggiunto di aver deciso di spostare la vendita curata tematica nella sede di Hong Kong. L’ennesima scelta che sottolinea la forza che l’Oriente sta assumendo per le case d’asta, dell’influenza del loro potere di acquisto sulle scelte a breve e lungo termine. Alla luce di questo spostamento di baricentro, il cambiamento della data sembra naturale. “Noi non organizziamo aste il giorno di Natale”, ha spiegato Jussi Pylkkänen, il presidente mondiale di Christie’s, che lo scorso mese ha aperto un nuovo ufficio nella zona centrale di Pechino. 
Per Sotheby’s un segnale di spostamento a Est c’è stato quando Tad Smith, amministratole delegato della società, ha deciso di aggiungere un posto al tavolo del consiglio di amministrazione e assegnarlo a Linus Cheung, un uomo di affari e collezionista cinese. 
Ancora proseguono i festeggiamenti invece per Phillips, che pochi giorni fa ha debuttato ad Hong Kong, dove ha venduto Arte Contemporanea per un totale di quasi 20 milioni di dollari. 
Quando un cliente è così importante, e a detta di ArtPrice la Cina è stata la più spendacciona nei mesi passati, bisogna riservargli un’attenzione scrupolosa, per evitare si allontani. E se la Cina non è più il futuro del mercato, ma il presente, alle case d’asta non resta che adeguarsi con i tempi. (RP)

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