09 gennaio 2021

Le sfide di Barbara Davidde alla Soprintendenza del Patrimonio Subacqueo

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Nominata a guidare la Soprintendenza Nazionale del Patrimonio Subacqueo, Barbara Davidde dovrà affrontare questioni spinose, tra relitti e ville marittime, su 8mila chilometri di costa

Sarà Barbara Davidde a guidare la Soprintendenza Nazionale del Patrimonio Subacqueo, l’ufficio del Mibact dotato di autonomia speciale, istituito a fine 2019 per svolgere attività di tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo. Davidde è stata nominata dal Ministro dei Beni Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini, al termine di una procedura di interpello.

«L’archeologia subacquea è uno dei settori di ricerca più importanti del nostro Paese», ha commentato Franceschini, in occasione dell’insediamento di Davide alla Soprintendenza. «Siamo un Paese circondato dal mare e abbiamo un ricco patrimonio culturale sommerso che va ancora studiato, salvaguardato e valorizzato. Con la nomina della Soprintendente Davidde, a cui faccio gli auguri per l’importante compito che è chiamata a svolgere, le operazioni di tutela e le attività di ricerca troveranno nuovo impulso e nuovo slancio», ha concluso il Ministro.

Ufficio dotato di autonomia speciale di livello dirigenziale non generale, in raccordo con le Soprintendenze Archeologia, belle arti e paesaggio, la Soprintendenza del Patrimonio Subacqueo ha sede a Taranto e due centri operativi a Napoli e Venezia. Uno dei primi progetti di Davidde riguarderà l’individuazione dei tanti tesori lungo le coste italiane, da relitti di varie epoche, sia antichi che moderni, come le navi della Seconda Guerra Mondiale, alle strutture costiere, come ville marittime, moli e banchine. Ma non solo coste – e l’Italia ne ha per 8mila chilometri – perché la giurisdizione della Soprintendenza ricadrà anche su laghi, fiumi e ipogei.

Il curriculum di Barbara Davidde

Professore a contratto di Archeologia Subacquea presso l’Università degli Studi Roma Tre, Barbara Davidde è stata Direttore del NIAS – Nucleo per gli Interventi di Archeologia Subacquea dell’ISCR – Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro del MIBACT.

Nel corso della sua carriera, iniziata nel 1987, ha diretto missioni archeologiche subacquee in Yemen e Oman, partecipando a cantieri archeologici subacquei in Francia, Libia e in diverse località italiane. Dal 1992 al 1996 ha lavorato presso il Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea del Ministero. Dal 1997, come archeologa del NIAS dell’ISCR, ha partecipato alle attività di formazione di restauratori subacquei e di sperimentazione per la conservazione e il restauro di manufatti antichi di provenienza subacquea.

Dal 2001 svolge la sua attività di ricerca per la progettazione di restauri in situ del patrimonio culturale sommerso nell’ambito del progetto “Restaurare sott’acqua”, con interventi al Parco Sommerso di Baia, al relitto dei sarcofagi di San Pietro in Bevagna, al relitto dei cannoni di Cala Spalmatore – Isola di Marettimo, al lago di Bolsena.

Da luglio 2011 è responsabile scientifico per l’ISCR del progetto PON CoMAS – Conservazione programmata in situ di Manufatti Archeologici Sommersi e responsabile scientifico per l’ISCR del progetto europeo SASMAP Development of Tools and Techniques to Survey, Assess, Stabilise, Monitor and Preserve Underwater Archaeological Sites.

Dal 2010 al 2013 è stata progettista e membro del gruppo di direzione lavori del restauro della Domus del Mitreo delle pareti dipinte di Ostia antica. Dal 2011 è responsabile scientifico e direttore dei lavori di restauro della Villa romana di Silin, Libia, nell’ambito della convenzione internazionale fra l’ISCR, il Department of Archaeology of Libya e l’Università degli Studi Roma Tre.

Dal 2011 è responsabile dei progetti di formazione di tecnici e restauratori del Department of Archaeology of Libya condotti dall’ISCR nel corso dei cantieri di restauro presso la Villa di Silin e dei corsi Conservation of movable property (on site/in museum/storage collection) in Libya realizzati dall’ISCR insieme all’UNESCO.

Il caso dell’arco borbonico di Napoli

«Nasce una soprintendenza nuova chiesta da decenni che ha origine da una consapevolezza fin troppo ovvia: siamo un paese circondato dal mare. L’archeologia subacquea è stato uno dei campi di ricerca più importanti che il nostro Paese abbia avuto, una competenza che si è andata via via svuotando e oggi conta poco più di una decina di unità che vantano professionalità specifiche in questo settore», così dichiarava il Ministro Franceschini, all’epoca dell’istituzione della Soprintendenza.

Le questioni che Barbara Davidde dovrà affrontare per il suo incarico alla Soprintendenza del Patrimonio Subacqueo saranno tutt’altro che un mare placido. Per esempio, proprio pochi giorni fa ha fatto molto discutere la notizia del crollo del cosiddetto Arco Borbonico, a seguito delle forti mareggiate che hanno colpito il Golfo di Napoli. In questo caso, la responsabilità sembra sia dell’Autorità Portuale, mentre gli altri enti – Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Comune e Regione – avrebbero dovuto vigilare e sollecitare, considerando anche che, negli ultimi mesi, la statica dell’iconica struttura allungata sul lungomare partenopeo presentava visibilissime criticità.

A quanto pare, già a maggio 2020, la Soprintendenza aveva comunicato la situazione all’’Autorità portuale, sollecitando l’intervento, però mai avvenuto, fino all’inevitabile crollo. Adesso toccherà ricostruire, sperando di ritrovare i pezzi originali, plausibilmente dispersi lungo il tratto costiero.

E questo è solo uno dei tanti casi, diffusi lungo tutta la Penisola. Insomma, Barbara Davidde, nel suo incarico alla direzione della Soprintendenza, insieme ai dipendenti degli uffici di Taranto, Napoli e Venezia, avrà molte sfide a cui pensare.

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