24 dicembre 2002

fino al 15.I.2003 Meshac Gaba Milano, Galleria Artra

 
Un museo senza pareti, intermittente e flessibile, in grado di migrare da un luogo ad un altro: tanto un modello utopistico quanto un progetto di critica radicale alla cultura occidentale…

di

Originario del Benin (Cotonou, 1961) e dal 1995 residente ad Amsterdam, dove attualmente vive e lavora, la figura di Meschac Gaba si è imposta all’attenzione della critica e del pubblico per una sola, unica e grande opera: The Museum of Contemporary African Art.
Un museo processuale ed evolutivo che nell’arco di sei anni avrebbe visto il suo autore mutare continuamente ruolo e funzione, proponendo la figura dell’artista, di volta in volta, come imprenditore, collezionista, maestro di cerimonie, cuoco,Meshac Gaba fashion designer e musicista sopra una piattaforma nomade. Se l’opera di Meshac Gaba, a partire dal 1997, riguarda il progetto di un museo d’Arte Africana Contemporanea, è perché nella realtà una simile istituzione ancora non esiste. Gaba sa bene che è il contesto museale a fornire all’opera la propria identità e che tale pratica è un prodotto tipicamente occidentale. Fornendo un naturale contesto alla propria opera nel mondo artistico occidentale l’artista sa di mettere in scena, fin dall’inizio, l’orizzonte politico di un problema estetico.
Sin dall’inizio Meschac Gaba ha fissato a dodici (gli apostoli o i mesi dell’anno) il numero delle sezioni che avrebbero dovuto costituire il suo fantomatico museo di arte africana contemporanea, anche se le funzioni, i dipartimenti e la sezioni sarebbero state progettate di volta in volta e non predeterminate. In ciascun’area saremmo stati guidatileft o da una collezione di oggetti o da un evento, come nel caso dell’operazione non ripetuta Museum Restauranto Wedding Room che ha segnato l’unione in matrimonio di Meschac Gaba con Alexandra van Dongen presso lo Stedelijk di Amsterdam.
Con Documenta_11 è stata definita ed è stato portato a termine l’intero progetto museale: Humanist Space, un’area in cui si potevano noleggiare biciclette per attraversare Kassel o per vagabondare sui grandi prati verdi dell’Aue.
Dopo tanto vagabondare, Meschac Gaba arriva in Italia dove ha deciso di installare una versione completamente rinnovata di Museum Shop (Milano) e del Salon (Genova). Gaba è sicuramente da considerarsi uno degli artisti capaci di dire e soprattutto fare qualcosa di diverso. Una denuncia che vive nella propria soluzione.

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Il sito del Museum of Contemporary African Art

roberto sommariva
mostra visitata il 3 dicembre 2002


Meschac Gaba
A cura di Marco Scotini
Dal 12 novembre al 15 gennaio 2003
Galleria Artra, via L.Settala 6, 20124 Milano (zona Porta Venezia)
Tel e fax 02/9402478, e-mail: artragalleria@tin.it.
Orari di galleria: aperto dal martedì al sabato dalle 15.00 alle 19.30 e su appuntamento.
Ingresso libero


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