14 novembre 2003

fino al 15.XI.2003 George Mathieu – Retrospettiva Milano, Refettorio delle Stelline

 
Una retrospettiva celebra uno dei maestri dell'informale. Un artista che ha fatto dell’impeto pittorico il suo credo. Disegnando scritture misteriose traboccanti di materia. Per imprimere un segno folgorante sulla superficie dell’esistenza...

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Un uomo in lotta con le sue tele. Un corpo a corpo con la pittura, col colore, con la materia viva dell’arte. George Mathieu era un artista eccentrico, eccessivo, un pittore esplosivo ed “iper-cinetico”, e la sua era un’arte somatica.
Spesso Mathieu si cimentava in vere e proprie esibizioni pubbliche, performance dal tono teatrale, in cui la sua pittura materica, veloce e concitata si faceva grido, azione, corsa, gesto, parola primordiale e automatismo psichico. Una matrice surrealista, connessa a questi stati creativi di trance, orienta e connota il suo lavoro, ma le differenze sono immediate: nessun riferimento a forme e oggetti riconoscibili, nessuna retrolettura psichica, nessun intento analitico di pulsioni inconsce. Le uniche pulsioni a cui soggiace il gesto pittorico di Mathieu riguardano una fisicità dirompente, una istintualità che ha a che fare con l’ esistenza, col substrato corporeo dell’essere e della natura. I suoi segni non sono simboli. E nemmeno grafismi portatori di significato. Georges Mathieu - Omaggio a Luigi XI - 1950 Certo, è scrittura il gioco intessuto sulla superficie, e molto ricorda l’esercizio orientale della calligrafia. Malraux lo definì giusto un “calligrafo occidentale”, ma anche qui le dovute precisazioni: il segno nervoso che scandisce lo spazio qui è come lo spasmo che increspa una superficie neutra… è il grado zero della pittura per dirla con Barthes, laddove il racconto si perde ed emerge il gesto primo, lo sguardo autentico, l’occhio cieco.
Il segno – in antitesi alle teorie saussuriane – non porta un significato, ma è significato, non esprime né rimanda, ma esiste, deformandosi, espandendosi, uscendo da sé per prendere corpo e spazio. La retrospettiva milanese, curata da Daniel Abadie e Dominique Stella, riesce a trasmettere questo impatto violento, e a dare un’immagine di Mathieu poderosa e intensa. Il percorso espositivo, ben ideato e orchestrato, parte dai primi lavori dell’artista, caratterizzati da un raffinato astrattismo organico, attraversa via via i grandi capolavori degli anni 50’, che ne decretarono la fama internazionale nell’ambito dell’informale segnico e gestuale, e arriva fino alle tele più recenti, caratterizzate da un’ estrema dilatazione cromatica e spaziale. Sono quadri di grandi dimensioni, alcuni giganteschi, tutti di ottima qualità, provenienti da collezioni private e pubbliche, europee, americane ed asiatiche.
Georges Mathieu - Un silence de Guibert de Nogent - 1951Da una parete all’altra, da un esplosione visiva all’altra, dai rossi crudeli ai bianchi assoluti, dai segni zen minimali, sospesi e silenziosi, ai grovigli scuri disegnati con rivoli convulsi di colore grumoso, direttamente spremuto sulla tela col tubetto… il viaggio è emozionante, il ritmo incalza appassionato, e poi s’arresta in pause larghe, articolando una rapida, incantevole successione che toglie il fiato. E’ uno spaccato completo ma non dispersivo, non troppo esteso: la giusta quantità di tracce per un giusto tempo d’attraversamento ed immersione.

helga marsala
mostra visitata il 14 ottobre 2003


George Mathieu – Retrospettiva, a cura di Daniel Abadie e Dominique Stella
Milano, Galleria Gruppo Credito Valtellinese – Refettorio delle Stelline
Corso Magenta, 59 – Dal lunedì al sabato, h. 10.00-19.00 – Ingresso libero
Info: Irma Bianchi comunicazione, tel. 028940694, web site: www.irmabianchi.it


[exibart]

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