05 novembre 2003

fino al 18.XII.2003 Giulio Paolini Milano, Fondazione Prada

 
Viaggio nel “castello incantato”, così definita da Paolini la serie di spazi realizzati e disposti intorno all’opera “Ipotesi per una mostra”. E’ qui il centro dell’esposizione. Ed è anche una sorta di luogo dal quale tutte le cose hanno origine e nel quale tutte ritornano…

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Nato a Genova nel 1940, Giulio Paolini esordisce nei primi anni Sessanta inserendosi poco più tardi nell´ambito del movimento Arte Povera. All´interno del movimento, dove l´accento è posto sui materiali poveri per evidenziare il fare pragmatico dell´arte, Paolini si contraddistingue per la sofisticata riflessione e per la ricerca rivolta agli strumenti artistici, allo spazio espositivo, al rapporto con lo spettatore e a quello dell´artista con la sua opera.
“Ipotesi per una mostra” (1963-2003) è il fulcro di questa personale negli spazi della Fondazione Prada: una installazione che diviene centro intorno al quale si collocano, cronologicamente, cinquantadue opere del periodo che va dal 1960 al 1972. Realizzata con quattro grandi vetri su cui sono riprodotte le sagome di figure umane, diversamente dall´idea originale del 1963 che prevedeva la presenza fisica di persone, l´opera è inaccessibile e nel contempo crea contrapposizione tra i due Giulio Paolini - Senza Titolo - 1961 pubblici: quello finto e quello reale. Da quest´opera, una serie di spazi creano quello che Paolini definisce “il castello incantato”.
Prima e significativa opera è “Disegno geometrico” (1960), piccola tela su cui è tracciata la squadratura del foglio ad inchiostro, anticipazione di ogni possibile rappresentazione e testimonianza che la ricerca iniziale dell´artista verte sull´analisi del fare artistico, sulle strutture fondamentali della visione. Si passa poi ad altre opere dello stesso periodo dove Paolini individua i mezzi tecnici, le basi materiali della pittura: tela, telaio, barattoli di colori… fino ad arrivare all´identificazione dell´autore con la sua opera: è il caso di “Hi-Fi” (1965) dove la sagoma dell´artista e la tela su cui dipinge, sono interamente ricoperte di smalto nero.
Lo spazio espositivo è uno degli aspetti dell´arte ed è in rapporto con il pubblico, con le opere e lo stesso artista. Ma anche la figura di chi fa arte diviene oggetto di riflessione, la citazione dei grandi maestri del passato è il mezzo che Paolini usa per offrirci le sue stesse emozioni-riflessioni. In “Giovane che guarda LorenzoGiulio Paolini - Proteo (III) - 1971 Lotto” (1967), riproduzione fotografica su tela del dipinto “Ritratto di giovinetto” del celebre pittore cinquecentesco, trasforma per un attimo chiunque lo guardi in Lorenzo Lotto. Paolini si interroga sul senso dell´artista, dell´opera, del contesto, si concentra sulla citazione, ricorre a calchi di statue classiche fino a “trasformare” l´opera in istallazione.
Lo spazio per Paolini non è mai stato fattore neutro, e tra la seconda metà degli anni Sessanta e il 1972 la sua ricerca si concentra maggiormente su di esso e sulla sua percezione, come nell´opera “Quattro immagini uguali” (1969). Quattro tele identiche sono esposte al centro dello spazio: in tal modo offrono a chi le guarda infiniti modi di girarci intorno, di vederle. Chiude la mostra “La visione è simmetrica?” (1972) che idealmente si ricollega a “Disegno geometrico” del ´60, un´incisione a matita su tela, “l´inizio” dichiara Paolini “di una delle tante e possibili ricostruzioni/invenzioni della realtà”.

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irene cafarelli
mostra vista il 29 ottobre 2003


Giulio Paolini
Milano, Fondazione Prada, via Fogazzaro 36
orario di visita: 10.00–20.00; chiuso lunedì
ingresso: libero
per informazioni: 02 54670515 info@fondazioneprada.org
a cura di Germano Celant in collaborazione con Giulio Paolini


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