12 aprile 2000

Dall’11 aprile 2000 al 28 maggio 2000 Il Retablo di Pieter Paul Rubens per la cappella del Santissimo Sacramento nella chiesa di Saint-Rombaut a Malines Milano: Pinacoteca di Brera, Sala XXXI

 
Il prestito del dipinto di Anton Van Dyck raffigurante La Madonna con il Bambino e Sant’Antonio da Padova, richiesto dal Musée des Beaux-Arts di Digione in occasione della manifestazione Le Printemps des Musées, ha offerto alla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Milano un’occasione davvero unica: quella cioè di presentare al pubblico accanto alla grande tavola dell’Ultima Cena di Pieter Paul Rubens, esposta nella sala XXXI della Pinacoteca di Brera, anche la predella, che a seguito di una serie di complesse vicende, fa ora parte delle collezioni del museo di Digione

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Il grande retablo fu eseguito dal Rubens nel 1632 su commissione di Caterina Lescuyer, per essere collocato sopra la tomba del padre Pawels, secondo la tradizione dei memorialtafel neerlandesi.
Il tema della tavola centrale faceva evidente riferimento all’istituzione dell’Eucarestia, a cui era consacrata la cappella del Santissimo Sacramento della chiesa di Saint-Rombaut a Malines (o Mechelen secondo la forma fiamminga), dove era stato collocato il sepolcro di Pawels Lescuyer.
Circa vent’anni dopo però il complesso era già stato smembrato: infatti, la stessa committente, in una postilla del suo testamento (1657), ne richiese esplicitamente l’immediata ricostruzione: le ultime volontà di Caterina Lescuyer furono però solo in parte rispettate, poiché le due tavolette della predella, ricollocate sui pilastri della cappella, rimasero da allora in poi irrimediabilmente separate dalla scena principale dell’Ultima Cena.
Nel 1793, la tavola centrale e la predella furono prelevate dalla commissione che accompagnava l’Armata del Nord durante la campagna di Napoleone nelle Fiandre e destinato al Museo del Louvre.
Nel 1803, le due tavole della predella furono inviate al Museo di Digione, secondo una programmata distribuzione ai musei di provincia delle opere non strettamente necessarie ai Musei del Louvre e di Versailles, di cui si stavano riordinando le collezioni.
La grande pala centrale con L’ultima Cena fu ceduta, invece, alla Pinacoteca di Brera nel 1813, nell’ambito di uno scambio fra la pinacoteca milanese ed il Museo del Louvre. Ma intanto dei pannelli della predella, emigrati in un museo di provincia, si era perduto il ricordo, e l’opera di Rubens giunse a Milano incompleta.
Le due tavole che costituivano la predella del complesso di Malines, drasticamente tagliate nel XVIII secolo per dar loro l’attuale forma quasi quadrata, illustrano due episodi della vita di Gesù, precedenti al momento dell’istituzione dell’Eucarestia: L’Entrata di Cristo a Gerusalemme, la domenica delle Palme (ricordato da tutti e quattro gli Evangelisti) e La Lavanda dei piedi (episodio citato invece solo nel Vangelo di Giovanni).
Evidenti sono le convergenze, non solo stilistiche fra la tavola centrale e quest’ultimo pannello, sia nell’architettura della fastosa sala, in cui si svolgono i due episodi, sia nelle fisionomie e nei gesti teatrali dei personaggi.
L’opera, alla cui realizzazione collaborarono anche gli allievi del maestro, ormai famosissimo e a capo di una fiorente bottega, risente dell’influenza della pittura italiana, ed in particolare di Tiziano, le cui opere Rubens aveva pochi anni prima rivisto all’Escorial, ma anche di Veronese e Caravaggio, ammirati durante i suoi soggiorni italiani.

La mostra è accompagnata da un catalogo in cui sono illustrate le vicende dello scambio fra la Pinacoteca di Brera ed il Louvre, scambio che si concluse nel gennaio del 1813, fra non poche polemiche soprattutto da parte della commissione dell’Accademia di Belle Arti di Brera, che almeno all’inizio della trattativa aveva giudicato il cambio poco favorevole.

Il retablo della Cappella del Santissimo Sacramento nella chiesa di Saint-Rombaut a Malines

Il complesso, costituito da una tavola centrale e da una predella ora divise fra la Pinacoteca di Brera ed il Musée des Beaux-Arts di Digione, fu eseguito dal Rubens nel 1632 su commissione di Caterina Lescuyer, per essere collocato sopra la tomba del padre Pawels, secondo la tradizione dei memorialtafel neerlandesi.
Il tema, su cui si incentrava il grande retablo, faceva evidente riferimento all’istituzione dell’Eucarestia, a cui era consacrata la cappella del Santissimo Sacramento della chiesa di Saint-Rombaut a Malines (o Mechelen secondo la forma fiamminga), dove era stato collocato il sepolcro di Pawels Lescuyer.
Circa vent’anni dopo però il complesso doveva essere già stato smembrato: infatti, la stessa committente, in una postilla del suo testamento (1657), ne richiese esplicitamente l’immediata ricostruzione: le ultime volontà di Caterina Lescuyer furono però solo in parte rispettate, poiché le due tavolette della predella, ricollocate sui pilastri della cappella, rimasero da allora in poi irrimediabilmente separate dalla scena principale dell’Ultima Cena.
Nel 1793, la tavola centrale e la predella furono prelevate dalla commissione che accompagnava l’Armata del Nord durante la campagna di Napoleone nelle Fiandre, e destinate al Museo del Louvre.
Nel 1803, le due tavole raffiguranti L’entrata di Cristo a Gerusalemme e La lavanda dei piedi furono inviate al Museo di Digione, secondo una programmata distribuzione ai musei di provincia delle opere non strettamente necessarie ai Musei del Louvre e di Versailles, di cui si stavano riordinando le collezioni.
La grande pala centrale con L’ultima Cena fu ceduta, invece, alla Pinacoteca di Brera nel 1813, nell’ambito di uno scambio fra la Pinacoteca milanese ed il Museo del Louvre. I pannelli della predella rimasero invece a Digione, forse dimenticati nel corso del frettoloso accordo stipulato fra la direzione dei due musi..
Le due tavole che costituivano la predella del complesso di Malines, drasticamente tagliate nel XVIII secolo per dar loro l’attuale forma quasi quadrata, illustrano due episodi della vita di Gesù, precedenti al momento dell’istituzione dell’Eucarestia: L’Entrata di Cristo a Gerusalemme la Domenica delle Palme (ricordato da tutti e quattro gli Evangelisti) e La Lavanda dei piedi (episodio citato invece solo nel Vangelo di Giovanni).
Evidenti sono le convergenze, non solo stilistiche fra la tavola centrale e quest’ultimo pannello, sia nell’architettura della fastosa sala, in cui si svolgono i due episodi, sia nelle fisionomie e nei gesti teatrali dei personaggi.
L’opera alla cui realizzazione collaborarono anche gli allievi del maestro, ormai famosissimo e a capo di una fiorente bottega, risente dell’influenza della pittura italiana, ed in particolare di Tiziano, le cui opere Rubens aveva pochi anni prima rivisto all’Escorial, ma anche di Veronese e Caravaggio, ammirati durante i suoi soggiorni italiani.

Lo scambio di dipinti fra il Museo del Louvre e la Pinacoteca di Brera nel 1812

Dominique-Vivant Denon, direttore generale del Museo del Louvre, giunse a Milano nel 1811: la capitale del Regno d’Italia era l’ultima tappa di un viaggio che lo aveva portato nei nuovi dipartimenti della Liguria, Toscana, Parma e Piacenza, dove aveva esaminato gli oggetti requisiti dai commissari napoleonici nelle chiese e conventi recentemente soppressi, allo scopo di scegliere le opere più rappresentative dell’arte italiana, degne di entrare a far parte nelle collezioni dei musei francesi.
La Regia Galleria dell’Accademia di Brera era stata inaugurata nel 1809 e all’arrivo di Denon ospitava ben 733 opere, provenienti soprattutto dal Veneto, dalla Lombardia e dagli ex Stati Pontifici a cui recentemente si era aggiunto l’importante acquisto della collezione Sampieri di Bologna.
Denon rimase particolarmente colpito dalla ricchezza della pinacoteca milanese, ma il suo interesse si incentrò soprattutto sulla raccolta di opere del XVI secolo, di cui lamentava la mancanza nel costituendo Musée Napoléon. Appena tornato in Francia, propose al Ministro Conte di Montalivet uno scambio fra alcuni dipinti del Louvre e cinque opere della Pinacoteca di Brera, tutte di scuola veneta e lombarda, la cui importanza egli aveva subito intuito: l’elenco comprendeva la Madonna della Famiglia Casio di Giovan Antonio Boltraffio, la Sacra Famiglia di Marco d’Oggiono, le due tavole di Moretto da Brescia raffiguranti i Santi Bernardino da Siena e Ludovico da Tolosa, e i Santi Bonaventura e Antonio da Padova, e la Predica di Santo Stefano di Vittore Carpaccio.
In cambio il Museo del Louvre avrebbe offerto alla pinacoteca milanese quattro opere di artisti fiamminghi. La proposta trovò, però, la strenua opposizione della Commissione dell’Accademia di Belle Arti di Brera, della quale facevano parte Giuseppe Bossi, Giuseppe Zanoia, Andrea e Giuseppe Appiani e il presidente Luigi Castiglione: essa considerava, infatti, il cambio tutt’altro che paritario. In particolare la querelle ruotava sulla partenza per la Francia della tavola del Boltraffio, opera considerata capitale per la storia dell’arte lombarda.
Le trattative proseguirono per quasi un anno, per concludersi nell’autunno del 1812, quando i dipinti tanto desiderati dal Denon giunsero a Parigi; nel gennaio dell’anno successivo, la Pinacoteca di Brera registrò l’ingresso di quattro dipinti, provenienti dal Museo del Louvre, in cambio dei cinque già inviati in Francia: la Madonna con Bambino e Sant’Antonio da Padova (solitamente esposto in questa sala, ed ora in prestito al Museo di Digione, in occasione delle manifestazioni organizzate dal governo francese per Le printemps des Musées) ed il Ritratto di dama (sala XXXIII) entrambi di Anton van Dyck, il Sacrificio di Isacco di Jacob Jordens (esposto in questa stessa sala), l’Ultima Cena di Pieter Paul Rubens (di cui sono esposte in questa stessa sala le due tavole della predella, concesse in prestito dal Museo di Digione), ed il Ritratto di giovinetta della scuola di Rembrandt (sala XXXIII). A queste opere, tutte provenienti da Parigi, si aggiunse la grande tela eseguita dal Domenichino per la chiesa dei Santi Petronio e Giovanni Evangelista a Roma, a quel tempo ancora conservata nella sua sede originaria.
La Madonna di San Petronio (attualmente in deposito presso la Galleria d’Arte Antica di Roma), di cui si era tentato inutilmente il trasferimento a Milano già nel 1809, fu concessa alla Pinacoteca nel 1812, a seguito di un accordo fra il Vicerè Eugenio Beauharnais e Dominique-Vivant Denon, non senza difficoltà burocratiche legate alla definizione della sua proprietà, pareggiando così, almeno nel numero, lo scambio dei dipinti fra il Louvre e Brera


Il retablo di Pieter Paul Rubens per la Cappella del Santissimo Sacramento nella chiesa di Saint-Rombaut a Malines
Milano: Pinacoteca di Brera, Sala XXXI
Dall’11 aprile al 28 maggio 2000
Indirizzo: Palazzo di Brera, Via Brera 28. MM1 Cairoli, MM2 Lanza, MM3 Montenapoleone
Ingresso L. 8.000
Info: Tel. 02/722631 – Fax 02/72001140


Condigliato il sito degli Amici di Brera

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