28 gennaio 2000

Dall’11 giugno 2000 al 20 settembre 2000 Piranesi & Goya. Opere della Fondazione Antonio Mazzotta Milano, Fondazione Antonio Mazzotta

 
La Fondazione Mazzotta apre la sua sessione estiva con una rassegna interamente dedicata alla grafica confermando così quella vocazione alle opere su carta che ne ha determinato la nascita e il percorso culturale. Un appassionante viaggio attraverso le visioni eroiche, fantastiche e grottesche di due maestri, Giambattista Piranesi e Francisco Goya, accomunati dalla dedizione con cui esercitarono l'arte dell'incisione in due periodi diversi, ma abbastanza vicini, della storia dell'arte

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Piranesi e Goya: due mondi a confronto, due artisti entrambi nati e vissuti nel secolo dei lumi che hanno scelto, con modalità e stili diversi di esprimere il loro talento visionario.
Le opere in mostra alla Fondazione Mazzotta, 222 fogli incisi e 10 matrici, sono il frutto di una incredibile sapienza artistica attraverso un uso molto originale della tecnica dell’acquaforte e presentano, nella loro profonda diversità, suggestioni affascinanti sia per le visioni realistiche e insieme fantastiche di Piranesi, sia per la vena caricaturale e immaginifica di Goya, profondamente segnata dalla critica nei confronti della scena politica e sociale della Spagna del suo tempo.
La rassegna, realizzata in collaborazione con la Regione Lombardia, la Provincia e il Comune di Milano e organizzata in un articolato percorso espositivo che consente di confrontare i due diversi e significativi stili, comprende per Piranesi 80 fogli delle Vedute di Roma, una selezione di 30 fogli dalla serie delle Antichità Romane oltre a 10 matrici in rame originali. Per Goya sono presenti le serie dei Capricci e delle Follie, rispettivamente in 80 e 18 fogli.
La presenza delle opere di Giambattista Piranesi (Mojano di Mestre 1720-Roma 1778) costituisce di per sé un evento di grande importanza in quanto la Fondazione Mazzotta ha potuto disporre del corpus completo delle Vedute e delle Antichità nei loro tomi originali, decidendo di presentare al pubblico una raccolta organica, estremamente difficile da reperire, seppure sottoposta per forza di cose ad una selezione, visto l’elevato numero di tavole che costituiscono nel loro complesso le due opere.
Francisco Goya
Il talento del maestro, architetto veneziano, come amava presentarsi e firmarsi, è godibile in tutta la sua ricchezza di suggestioni grazie anche alla presenza di dieci rami originali messi a disposizione dall’Istituto Nazionale per la Grafica- Calcografia di Roma. Le matrici, se è possibile, hanno un fascino superiore a quello dell’opera incisa perché consegnano in tutta la sua immediatezza la suggestione del fare artistico che le ha generate e racchiudono come in uno scrigno l’effetto entusiasmante e romantico della creazione.
La serie delle Vedute di Roma, la più celebre delle raccolte piranesiane, l’opera più organica e grandiosa alla quale il nostro lavorò nell’intero arco della sua vita (le prime incisioni risalirebbero al 1745-46 e cotinuano a comparire sino al 1778), è costituita da 137 tavole di grande formato che furono collazionate dopo la morte dell’artista dal figlio Francesco.
Una produzione così diluita nel tempo, al di là delle incertezze cronologiche relative alla precisa datazione di ogni singola tavola, consente di apprezzare i significativi mutamenti stilistici del percorso di Piranesi, caratterizzato dalla costante ricerca di un ideale perfezionamento di soluzioni iconografiche e formali. Risulta così evidente sia il divario tra le composizioni giovanili, atmosferiche e anedottiche, in linea con le origini veneziane, e quelle dell’età matura, più celebrative e concentrate sul risalto del singolo monumento, sia la luminosità evocativa degli esordi che cede il passo alla drammatizzazione della veduta, o ancora la presenza umana che viene sopraffatta dal gigantismo degli spazi architettonici e dalla “poesia” della rovina.
È una Roma solenne e monumentale quella di Piranesi, un modello urbanistico, oltre che estetico e morale, da diffondere come riferimento a livello internazionale.
Anche le Antichità Romane, costituite da 216 grandi tavole (in mostra una selezione di 30 fogli) raccolte in 4 tomi – la prima edizione è del 1756 – mostrano Roma come emblema dell’antico, nel proposito di dare un quadro unitario della città, dall’epoca dei leggendari re sino al tempo degli ultimi imperatori, attraverso l’individuazione e la descrizione del tessuto urbano. Fondamento essenziale di tutta l’opera è la dimostrazione del concetto che vede discendere l’architettura moderna da quella romana che viene pertanto studiata con lo spirito analitico degli Illuministi, lo stesso spirito che viene testimoniato anche dallo stile degli scritti che accompagnano e fanno da commento all’opera: essenziale, scientifico, volutamente dimostrativo.
Ne risulta un quadro esauriente sulla situazione archeologica della Roma del ‘700, frutto di uno studio accurato fatto con precisione metodologica e verificato dal confronto con le antiche fonti letterarie la cui interpretazione rappresenta il punto di riferimento costante di quest’opera.
A fare da contraltare a queste opere, dove alla rigorosa catalogazione di antichità viene unita una sensibilità a volte preromantica, a volte quasi preconitrice della metafisica contemporanea, i Capricci e le Follie di Goya, cicli che rappresentano il punto di partenza e, per così dire, di arrivo all’interno della produzione grafica del grande artista spagnolo, segnandone l’apice per la tecnica magistrale e per il graffiante contenuto delle sue creazioni.
Francisco Goya (Fuendetodos 1746 – Bordeaux 1828) inizia a lavorare ai Capricci all’età di 50 anni dopo essere stato colpito da sordità in seguito ad una malattia. La sua nuova condizione lo isolerà in una dimensione interiore del tutto nuova che da quel momento segnerà anche la sua arte.
La genesi di questo ciclo si situa intorno al 1797 con l’esecuzione dei disegni preparatori a sanguigna, mentre la tiratura definitiva viene avviata nel gennaio del 1799, anno in cui Goya arriva ai vertici della gerarchia artistica con la nomina di “primo pittore di corte”. Si può dire che le grandi creazioni dell’artista comincino proprio a partire dai Capricci che non solo testimoniano del suo animo, ma rivelano anche la sua appassionata partecipazione alla scena politica e sociale della Spagna. Attraverso il ricorso al fantastico e al grottesco, al divertimento intelligente della caricatura, Goya sferza i costumi dei suoi compatrioti e rivela l’arretratezza del paese con la denuncia della nobiltà corrotta e inutile, del clero bigotto, del popolo ignorante e superstizioso. Provocatori dal punto di vista sociale dunque, i Capricci lo sono anche da un punto di vista estetico nel desiderio espresso di sfuggire alle regole e alle norme accademiche. Ma oltremodo si sottraggono ai vincoli della “ragione” illuminista nel rendere omaggio proprio a quei mostri verosimili che scaturiscono dal sonno (o dal sogno) della ragione, quasi a testimoniare la “consapevolezza di un’altra dimensione” (G. Briganti).
Il ciclo delle Follie o Disparates, ultimo realizzato in Spagna, inciso tra il 1815 e il 1824, chiude non solo l’opera grafica ma in fondo lo stesso arco creativo dell’artista.
In Italiano non esiste l’equivalente della parola spagnola “disparate” che significa dire o fare qualcosa di assurdo e insensato, al di fuori della ragione o della norma ed è pertanto solo approssimativa la traduzione italiana con “follia”. Ma se con questo termine Goya volle da un lato connotare negativamente la situazione storica e politica della Spagna e la sua decadenza morale o la debolezza irrimediabile della natura umana, dall’altro lo utilizzò anche come termine di riferimento estetico di un percorso creativo all’insegna dell’artificio e dell’arbitrio.
Le Follie infatti fanno esplicito ricorso al fattore evocativo del sonno-sogno fondendo la riflessione sulla situazione sociale e quella sulla natura umana delle cui mostruosità Goya fu infaticabile ricercatore.
Francisco Goya
Accomunate alle pitture allucinanti e stregonesche che decoravano la “Quinta del sordo”, la casa dell’artista nei dintorni di Madrid, perché come quei dipinti sono dominate da un generale sfondo nero, le Follie si possono considerare un progetto rimasto incompiuto e perciò si comprende perché la ricerca degli studiosi di un filo conduttore nel ciclo abbia trovato molti ostacoli e ancora oggi non si sia data una spiegazione precisa dei singoli fogli. Un’ipotesi è stata azzardata da Nigel Glendinning che vede nella Follia del Carnevale (Disparate de carnaval) una possibile chiave di lettura del ciclo: le donne che lanciano in aria un uomo simboleggiano il sovvertimento dei valori tradizionali e delle gerarchie. Altri studiosi sottolineano le implicazioni storiche e sociali riprendendo l’invettiva contro la Chiesa e le istituzioni che già trapelava nei Capricci.
Di sicuro i Disparates pur celandosi dietro una enigmatica artificiosità, evidenziano l’orrore della follia rappresentando la stupidità e la violenza del mondo nella loro incomprensibile e inspiegabile persistenza.


Emanuela Filippi




Fino al 10 settembre
Piranesi & Goya. Opere della Fondazione Antonio Mazzotta
Milano, Fondazione Antonio Mazzotta, Foro Buonaparte 50
tel. 02.878.197. fax 02.869.30.46
www.mazzotta.it, e-mail: mazzotta@iol.it
Orario: 10-19,30 – martedì e giovedì 10-22,30. Chiuso il lunedì e dal 14 al 21 agosto. Ingresso intero L. 12.000 – ridotto L. 10.000 (carta d’argento, studenti, scuole e gruppi superiori a 20 persone, Club La Repubblica) – ridotto L. 8.000 (militari, ragazzi fino a 12 anni, scuole con visita guidata, disabili)
Ingresso libero il mese di agosto (grazie al contributo del Comune di Milano/Settore Cultura, Musei e Mostre)
Prevendita biglietti;: Easy Tickets, www.tkts.it
Cataloghi: Gianbattista Piranesi. Vedute di Roma e Storia Antica, Edizioni Gabriele Mazzotta L. 30.000 in mostra, L. 50.000 in libreria
Francisco Goya. Capricci, Disastri della guerra, Follie, Edizioni Gabriele Mazzotta L. 20.000 in mostra, L. 35.000 in libreria
Prezzo dei due cataloghi in mostra: L. 40.000


Servizio Didattico
Nelle serate del 22 e 29 giugno, 6, 13, 20 e 25 luglio alle ore 19 la Fondazione Antonio Mazzotta propone un ciclo di due sarate di “ascolto guidato” di brani musicali, con proiezione di diapositive a cura di Hoste da Reggio. Piranesi e Mozart: il confronto tra due artisti che mai si conobbero e che furono contemporanei rivela inconsuete e inattese consonanze su tematiche come classicismo, sublime, monumentalità, drammatizzazione e permette di gettare una luce trasversale sul loro mondo creativo.
Goya, Paganini e Berlioz: Goya anticipa nei Capricci e nelle Follie tematiche che saranno care ai romantici e che sono alla base dell’opera musicale dei due protagonisti del primo Ottocento. Ache in questo caso l’intersezione consente di illuminare trasversalmente alcuni significati nelle opere dei rispettivi artisti.Informazioni: tel. 02.878.380. Ingresso intero L. 10.000 – ridotto L. 8.000 per gruppi superiori alle 20 unità – ridotto L. 6.000 per coloro che usufruiscono di visite guidate su prenotazione, studenti di ogni ordine e grado


[exibart]

3 Commenti

  1. NOTEVOLE il quantitativo di opere esposte.

    Molto interessante e suggestiva la parte relativa a Piranesi. La consiglio vivamente a chi, come me, adora Roma. Si può restare decine di minuti a scrutare i paesaggi del passato.

    Goya, francamente non conoscevo le sue opere, però ho trovato molto interessante quanto ho potuto vedere. Non mi aspettavo di trovare una così aspra critica alla società del suo tempo, che può benissimo essere trasposta alla società moderna.

  2. In effetti è interessante il discorso su Roma. La speranza è di vedere esposta la mostra anche nella Capitale.
    Considerando che la Fondaz. Mazzotta gestisce anche il nuovo Museo del Corso la cosa non è solo una speranza…

  3. Sorry, but I don’t speak italian. I found this
    page very interesting. I always loved Piranesi
    and Goya’s works, and I knew they were both, very closed. Some people said, Goya knew Piranesi’s works in Roma, when he was very young, and lived in Küntz house (an artist whom was a very close friend of Mengs), in Via
    Felice 48 (Now, Via Sixtina), but others said
    he knew them in Cadiz, in Sebastian Martinez home, a friend of Goya, in 1793, when he became
    ill and deaf.
    I’m very interested in Goya’s life, specially in his relationships with the Bayeu
    family and with her last lover, Leocadia Weiss.
    I’m also a great fan of the TV Serie “Goya”, by
    Antonio Larreta, and I would want to chat about
    those subjects, but I never found a single forum or message board about this painter…So if you want to write me to write about it, you can do it. My e-mail is vmontacuto@yahoo.com.ar
    and I can write quite well in English, French
    and…of course, Spanish. You’re all welcomed!

    Vanesa.

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