02 settembre 2002

fino al 12.I.2003 Gonzaga – La Celeste Galeria Mantova, Palazzo Ducale – Palazzo Te

 
Il mondo dei Gonzaga risorge, dopo più di quattro secoli, a Mantova: capolavori provenienti dai più importanti musei del mondo ricostruiscono una delle corti più importanti ed influenti di tutto il nostro rinascimento maturo...

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La famiglia Gonzaga e per riflesso la città di Mantova, hanno rappresentato uno dei centri di produzione intellettuale ed artistica di maggior livello di tutto l’Occidente. Dal forte impulso culturale impresso nei primi decenni del Quattrocento dal duca Gian Francesco, che chiamò in città artisti come il Pisanello ed intellettuali del calibro di Vittorino da Feltre , si passò a grandi principi – mecenati come Ludovico III e Francesco II (sposato con Isabella d’Este, una delle figure più importanti di tutto il nostro Rinascimento) che resero Mantova una delle capitali umanistiche più ammirate.
TizianoMa, a differenza di altre capitali artistiche, Mantova riuscirà a mantenersi ad eccelsi livelli, anche in pieno manierismo, grazie alle iniziative architettoniche e decorative volute dai Gonzaga in generale e da Federico II in particolare, che chiamò in città Giulio Romano per affidargli l’esecuzione dello stupefacente Palazzo Te. Dunque un lunghissimo periodo di splendore che si protrasse sino ai primi decenni del Seicento e che arricchì, non solo la sterminata collezione di famiglia (a metà Seicento si contavano più di duemila dipinti di grandissimo livello e oltre ventimila oggetti preziosi!), ma anche il tessuto architettonico nei loro possedimenti.
Questo aureo periodo terminò con la reggenza del debole Vincenzo II che, oberato di debiti, nel 1627 vedette buona parte della quadreria a Carlo I d’Inghilterra e subì anche un devastante assalto dei lanzichenecchi che non risparmiarono certo le collezioni ducali. Alla morte del duca, i pezzi superstiti furono venduti ad una asta pubblica, disperdendo tutto il patrimonio artistico nelle varie corti europee.
Oggi Mantova ricostruisce buona parte della Celeste Galeria, come la definì il Valerini nel 1589, grazie ad uno sforzo culturale e organizzativo senza precedenti che ha coinvolto una sessantina di studiosi e ricercatori, coordinati da Andrea Emiliani e Raffella Morselli, per più di cinque anni di ricerca scientifica. Tale imponente mole di lavoro è stata gratificata da una serie incredibile di prestiti che ha coinvolto le maggiori istituzioni museali del mondo: il Louvre, la National Gallery, il Museo del Prado e quello degli Uffizi, la Royal Collection di Sua Maestà Elisabetta II sono soltanto alcune delle strutture artistiche che hanno fornito opere fondamentali delle loro collezioni. Come se non bastasse anche la Pinacoteca di Brera si è unita a questo circolo esclusivo acconsentendo al prestito – anche se solo per un mese – del meraviglioso Cristo Morto di Andrea Mantegna, opera tra le più note di tutto il mondo dell’arte.
Quindi, sino a dicembre Mantova ritroverà nelle splendide sale di Palazzo Ducale e Palazzo Te, i propri, antichi capolavori, e li proporrà ai visitatori con legittimo orgoglio. Sfilano capolavori assoluti come il Ritratto di Giovane Donna allo Specchio di Tiziano, L’Assemblea degli dei nell’Olimpo di Rubens e la Sant’Agnese del Domenichino, senza dimenticare naturalmente il già citato Cristo Morto del Mantegna.
Tuttavia non si tratta di opere “di traino” a cui vengono poi accostati lavori di secondo piano (come, purtroppo succede anche molto spesso): il livello qualitativo di tutti i pezzi esposti è assoluto e comprende una vastissima gamma formale, a testimonianza dell’apertura culturale dei Gonzaga. La passione ducale per la pittura nordica, ad esempio, è rappresentata da capolavori di Lucas Cranach, Albrecht Durer, Pieter Bruegel il Giovane e soprattutto dal celebre Ritratto di Erasmo di Quentin Metsys.
Altrettanto emozionante è la visione della Toletta di Venere di Guido Reni e d’alcune eccezionali opere del Correggio, uno dai massimi maestri del nostro manierismo. Il percorso espositivo è stato ulteriormente valorizzato da un ambizioso progetto di allestimento, ideato da Fabrica, che ha ricostruito, in chiave moderna, l’impostazione originale della collezione disposta dal duca Ferdinando nei primi del Seicento: tale percorso si snoda attraverso alcuni ambienti di Palazzo Ducale, che vengono oggi riscoperti e valorizzati.
Ma gli organizzatori non si sono limitati al solo mondo pittorico dei Gonzaga: essi hanno infatti ampliato anche lo spettro espositivo, presentando oltre duecento pezzi che comprendono gioielli, sculture (bellissima Le due Figure Abbracciate del Giambologna), codici musicali, armi, bronzetti e cristalli di rocca. In particolare appaiono importanti, oltre che bellissime, le lastrine, proprio in cristallo di rocca, incise da Annibale Fontana per la decorazione di una celebre “cassetta”, oggi perduta, di uso strettamente privato e assai rinomata nel Seicento.
Dunque a Mantova possiamo assistere non ad una semplice esposizione ma al riuscito tentativo di ricostruire un mondo perduto; questa ricostruzione è avvenuta grazie alla competenza e alla passione di un gruppo di studiosi che ha il suo apice culturale nella redazione dei saggi che accompagnano i due preziosi cataloghi pubblicati da Skira e che illustrano compiutamente la grandiosa avventura storico artistica della famiglia Gonzaga.

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La Celeste Galeria

luca scalco



Gonzaga – Celeste Galeria
Mantova: Palazzo Ducale – Palazzo Te
Fino al 12.I.2003
Cura e ideazione: Andrea Emiliani Raffaella Morselli

Palazzo Te: tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00 (chiusura biglietteria 17.30)
Ingressi: intero € 9,00 ridotto € 6,00 Gruppi € 6,00 (da 15 a 30 persone). Il biglietto da diritto anche alla visita del palazzo
Informazioni: tel. 800 028 477; informazioni per gruppi e prenotazioni: tel. 800.112.211

Palazzo Ducale: da martedì a domenica 8.45-18.45
Ingressi: intero € 6,50 ridotto € 3,25. Il biglietto da diritto anche alla visita del palazzo
Informazioni: tel. 0376/382150 (Portineria Palazzo Ducale); prenotazioni: 0376/382150
Progetto di Allestimento: Fabrica; progetto G. Schiavon, G. Sanmartin
Cataloghi: Skira


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10 Commenti

  1. Andateci, ma vi conviene prenotare; c’è sempre tantissima gente, e la fila è sicura. Purtroppo l’allestimento tanto decantato è poco pratico: il percorso è troppo stretto, e si è continuamente assediati da vocianti gruppi con guida. Davvero un peccato che la mostra non sia stata allestita nelle originarie gallerie di Palazzo Ducale, rimaste desolatamente vuote, ma bellissime (consigliabile una visita). Vi segnalo che il Cristo Morto del Mantegna è stato concesso fino a dicembre. Per il resto, accanto a veri capolavori (Tiziano, Correggio, Mantegna, Rubens) ci sono molti quadri meravigliosi ma da esperti (come il bellissimo Giovanni Baglione, il Guercino e il Domenichino); mentre non vi aspettate di vedere le opere della vendita a Carlo I (i Trionfi di Cesare del Mantegna, la Morte della Vergine del Caravaggio, le fatiche di Ercole di G.Reni) che sono rimaste nei loro musei.
    Comunque, una mostra da non perdere
    (P.S.: fino a ottobre, una poco pubblicizzata mostra a Palazzo della Ragione, con opere di collezionismo privato mantovano, è quasi vuota e offre anch’essa molte emozioni: sono sculture e dipinti, per lo più inediti, dal Medioevo al Settecento; caldamente consigliata).

  2. La mostra è veramente notevole e alcuni quadri sono imperdibili e da gustare profondamente. Purtroppo il caos organizzativo ha raggiunto livelli mai visti in tanti anni di mostre visitate in vari luoghi d’Italia (anche nel nostro “profondo sud”) e all’estero.

  3. – La mostra è bellissima ma, vista la

    folla di visitatori, suggerirei di alzare

    da terra i cartellini con i numeri delle

    opere perché così è impossibile leggerli.

  4. Sono indignato per l’enorme numero di prenotazioni accettate per questa mostra dal Comitato Organizzatore: per basse ragioni di cassetta si costringe la gente che ha regolarmente prenotato ad attendere due ore in piedi e al freddo per poi far loro visitare la mostra in modo incivile per la troppa folla. E’ veramente una vergogna che non giova alla causa dell’Arte.
    A.Mastromei

  5. Mostra indiscutibilmente di altissimo livello, ma per il suo contenuto, non certo per l’organizzazione che ha evidenziato numerose lacune. Dalla fila che si è costretti a fare all’entrata nonostante i biglietti già acquistati, alla fila per attendere che si ricarichino le cuffie audio guida (minimo 30 minuti), qualora siano terminate. Meno della metà delle opere esposte commentate con l’audio guida, percorsi troppo stretti da “dividersi” con i gruppi (per non parlare se si sono le scolaresche), libretto dato in dotazione molto poco pratico, sarebbe stato meglio applicare una targhetta a fianco in alto alle opere, con indicati autore e titolo. Infine trovo paradossale per una mostra di tale livello, che l’audio guida sia solo in italiano (facciamola almeno anche in inglese!!!).
    Nonostante tutto ciò vale in ogni caso la pena di visitarla, perchè l’arte paga sempre e comunque.

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