01 luglio 2008

fino al 12.VII.2008 Dacia Manto Milano, Manuela Klerkx

 
Esercizi installativi di appropriazione dello spazio. E disegni ramificati, reticolari e convulsi. Un essere polimorfo dilaga nel giardino universale, tracciando un minuto saggio di geografia artistica...

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Un saggio di Gilles Clément degli anni ’40 descrive un paesaggio che accoglie la libertà morfologica delle specie e che ospita il loro svilupparsi in spazi sfuggenti e dischiusi. Sulla scorta di questa suggestione teorica, Dacia Manto (Milano, 1973) ricostruisce la complessità organica in una stratificazione modulare di segni, dispiegando al suolo superfici profonde e sincretiche.
L’artista ordina e dispone percorsi energetici in una sorprendente economia di mezzi: le installazioni guidano topografie immaginarie, nell’intento di “mappare” i luoghi e riafferrare il nodo tra la visione razionale dello spazio e la sua percezione interna. Nelle trame di questi territori metaforici si individuano le strategie di accostamento e appropriazione delle superfici, mentre le compagini oggettuali -simili al Threadwaste di Robert Morris– danno forma agli immateriali e alle sostanze intellettuali, concetti e immagini sensoriali. Le installazioni nascono per proliferazione da cellule germinanti e dilagano come un’infiltrazione; Manto riesce a ri-orientare le planimetrie modulando il vuoto in estensioni brulicanti e condensate.
Nell’esplorazione dell’Umwelt, nel paesaggio, “l’uomo non è assente, esiste attraverso lo sguardo che posa sulle cose”. Dacia Manto - Nembocumuli (particolare) - 2008 - spugne di filo metallico - dimensioni variabili - courtesy Galleria Manuela Klerkx, MilanoI calmi gesti ricostruttivi di Manto misurano l’inesattezza della rappresentazione intima dello spazio filtrata dal corpo. L’ambiguità delle installazioni, cullate dalla consapevolezza dell’impossibilità di vedere lo spazio intero, è una concessione all’inafferrabilità dell’ambiente, alla sua irriducibile differenza, e all’imperfezione di ogni sua rappresentazione.
Nello svolgersi del “percorso erroneo” del lavoro artistico, fatto di tappe mutevoli, slittamenti e sopravanzamenti, Manto piega, cuce, deposita e giustappone, indugiando nella “tessitura” di sottili apparenze e flebili miraggi, che offuscano l’ambiente senza occuparlo massicciamente: quasi dei filtri percettivi, delle condizioni per lo sguardo e per la visione. Il concetto passa attraverso la manualità e i materiali: i media di Manto sono imitati, manipolati e assemblati secondo una finissima intelligenza compositiva delle qualità sensibili. La fragilità delle polveri minerali, la leggerezza delle perle satinate, l’opacità e l’ispido groviglio delle matasse di lana di vetro: come in Asphalt Rundown di Robert Smithson, tutto concorre a un esito precario e instabile.
I disegni sembrano il registro delle installazioni, infittiscono il clamore del cambiamento, replicando in modo vertiginoso forme aperte e conformazioni mutabili. Le progressive stratificazioni di grafite riconducono alla componente narrativa del fluire organico: in una scala di leggeri bagliori e penombre, i fogli di acetato soffocano nella saturazione. Il risultato della macerazione traslucida dei grigi è un’immagine colma e otturata, mentre la geografia sembra lavorare all’inverso, moltiplicando i punti di disorientamento.
Dacia Manto - Jardin planétaire - veduta parziale della mostra presso la Galleria Manuela Klerkx, Milano
In una dialettica di accumulo/sottrazione e sostando sulla soglia osmotica del corpo, Manto riflette sull’ambiguità di artificio e naturale, sui processi di conoscenza e sulla nostra frequentazione del mondo.

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dall’otto maggio al 12 luglio 2008
Dacia Manto – Jardin planétaire
Galleria Manuela Klerkx
Via Massimiano, 25 (zona Ventura) – 20134 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 13-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0221597763; fax +39 0221591507; info@manuelaklerkx.com; www.manuelaklerkx.com

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