25 aprile 2006

fino al 14.V.2006 Start@Hangar Arte a Milano Milano, Hangar Bicocca

 
In occasione di MiArt, la neonata associazione Start –che raccoglie 24 gallerie milanesi– si mette in vetrina all’hangar Bicocca. Con Verzotti a fare il direttore d’orchestra. Il risultato? Un collage...

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Gli opening collettivi sono ormai una pratica diffusa in ogni angolo del globo che abbia una certa rilevanza dal punto di vista artistico (e del relativo mercato). La peculiarità di Milano, come non ci stancheremo mai di dire, sta nel fatto che le istituzioni latitano in maniera imbarazzante. Quindi anche l’evento vernissage-tutti-insieme-appassionatamente, una-due volte all’anno, diventa una data fondamentale in agenda. Questa situazione anomala fa nascere però altre curiose conformazioni, praticamente inedite in Italia. Per esempio, quella composta da 24 gallerie riunite in Start, un’autentica associazione con tanto di presidente (Pasquale Leccese deus ex machina de Le Case d’Arte) e vice (Massimo De Carlo della galleria omonima e Annamaria Gambuzzi di Curti/Gambuzzi). Che si esibisce, oltre che nei rispettivi spazi, anche in una vetrina comune all’hangar Bicocca, polo ancora una volta privato. Originando cordate e legami più o meno palesati, che talora proprio non ci si aspetterebbe.
Dunque, la mostra nello spazio di Pirelli Re dovrebbe fungere proprio da vetrina inaugurale per l’attività consociata. Magari con un assaggio delle singole rassegne allestite in galleria. Con il malcelato obiettivo –da parte degli associati- di fare le prove generali di una futura fiera d’arte, in alternativa del MiArt…
Tanto chiara la finalità, altrettanto ardua la messa in pratica. Come coniugare, tanto per dire, Andrea Salvino e Silvio Wolf, Aldo Mondino e Candice Breitz? Ci si può immaginare lo sgomento o almeno l’imbarazzo di qualche gallerista. L’unica via d’uscita profilatasi si è incarnata nella figura sempre più sfuggente e proteiforme del curatore, calata nella fattispecie nell’epifenomeno Giorgio Verzotti. In questo caso cosa c’era da curare? Si trattava forse di scegliere artisti e opere senza che i galleristi potessero metter becco? Pare poco probabile. Così la curatela –pur affidata ad una personalità di grido- si è risolta nella concezione dell’allestimento. Un ruolo piuttosto riduttivo per Verzotti, il quale avrà avuto certamente il suo tornaconto in termini di ‘presenza’ milanese e di ‘occupazione’ del territorio.
Vincenzo Agnetti – Apocalisse nel deserto – 1969 – perspex con sette sigilli cera lacca, acrilico, sabbia – cm. 400x400 circa – courtesy Galleria Milano, Milano
Tutto ciò, lo confessiamo, è constatato senza però poter immaginare una soluzione differente. Tranne forse quella più di basso profilo, ossia non indicare alcun curatore. D’altronde, si tratta di una vetrina, e il nome del vetrinista solitamente non compare, anche se ha fatto un buon lavoro. Come in questo caso, dove aldilà di ogni ragionevole pregiudizio si può godere d’ogni opera senza eccessivi disturbi creati da vicini chiassosi o inopportuni.
Ecco allora alcuni dei lavori in mostra. Innanzitutto due grandi opere di altrettanto grandi gallerie: John Armleder [De Carlo] con un’installazione di tavoli da bar e neon, il sempre più allucinato John Bock [Giò Marconi] con i resti di una performance, sostanziata in un video e in un’installazione. A parete e in piccoli box, senza eccedere in quantità e relativa noia, scorrono alcuni video, fra i quali 11.45.03 (2004) dei Masbedo [Pack] e il sempreverde Der Lauf der Dinge (1987) della coppia Fischli & Weiss [Le Case d’Arte]. Sul fronte della pittura, insuperabile l’Ohne Titel del 2002 di Günther Förg [Ala], anche se non Tutto il resto è noia (2000), come recita il titolo di un lavoro di Salvino [Colombo], lui sì veramentSeán Shanahan – Ahab – 2004 – olio su mdf – cm. 240x210x5 – courtesy Galleria Rubin, Milano e à bout de souffle con i ritriti soggetti no-global.
Ovviamente un pizzico di Cina andava cosparso anche in Bicocca. Ci hanno pensato, come prevedibile, i Marella con gli scatti di Huang Yan. Ma non è stato sufficiente per sommergere la luminosità abbagliante della composizione fotografica di Walter Niedermayr [Shammah]. Restando alle classiche suddivisioni disciplinari, è nell’ambito della scultura che si vedono alcune fra le opere migliori. Dalle parole su alluminio e plastica di Roni Horn [Cortese] al cipresso Stabilizzato (2001) di Francesco Gennari [Zero]; dall’intervento ambientale portatile di Giuseppe Gabellone alla manualità tanatografica di Laura Matei [Visconti], che presenta 12 teschi in carta e plastica trasparente dal titolo Bloom (2005-06).
In teoria Verzotti ha dato vita a un percorso fruibile cronologicamente, esordendo con Vincenzo Agnetti e arrivando all’altroieri. Il nostro consiglio è di non tenerne conto più del necessario, e di godersi il suo indiscutibile talento di collagista improvvisato. E, ricordiamolo, per arrivare a Start si passa fra Abramovic e Kiefer. Sempre nell’attesa che Comune e Regione si destino, dando man forte alla Provincia.

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Start@Hangar | Arte a Milano
A cura di Giorgio Verzotti
Hangar Bicocca
Viale Sarca 336 – 20126 Milano (zona Bicocca)
Orario: tutti i giorni dalle 11 alle 19, giovedì dalle 14.30 alle 22, lunedì chiuso
Ingresso: intero 8 euro; ridotto 6 euro
Info: tel. +39 3357978214; www.bicocca-e.org


[exibart]

1 commento

  1. i collage a volte servono e sono piu efficaci di grandi mastodontiche ,incomprensibili opere…
    nel freddo hangar finalmente si sentiva un po di calore.. e sottintesa provocazione.
    non sarà un collage anche palazzo grassi..
    o non è un collage ecce uomo allo spazio oberdan?
    non capisco perchè si debba pagare l’entrata
    piuttosto? pirelli? gratis agli studenti.

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