27 giugno 2005

fino al 14.VII.2005 Miracolo a Milano Milano, Palazzo della Ragione

 
Le parole d’ordine sono fantasia ed immaginazione. Quadri, sculture e installazioni di una quarantina di artisti. Per un piccolo sogno dedicato a una città che sembra non aver mai tempo di sognare...

di

Era un dipinto di Pieter Bruegel, Proverbi dai Paesi Bassi (1559), a far da sfondo ai titoli di testa di Miracolo a Milano, il film di Vittorio De Sica da cui questa mostra prende il titolo, uscito nel 1951 e tratto dal libro Totò il buono, scritto da Cesare Zavattini nel ‘43. Un dipinto che con i suoi personaggi allucinati, brulicanti in uno spazio contratto e simbolico, offre uno straordinario campionario della cultura popolare del ‘500 e si pone, ispirandosi agli adagia di Erasmo da Rotterdam (il titolo originale doveva essere Il mondo alla rovescia), come esempio di ciò che il mondo non dovrebbe essere. Sia il dipinto di Bruegel che il film di De Sica sono caratterizzati da quella tendenza all’accumulazione e al contrasto di elementi diversi che sembra essere la caratteristica fondamentale anche di questa mostra.
Ad accogliere il visitatore, un anfitrione davvero insolito: il Grillo Mediolanum, l’opera di Luigi Ontani che fece tanto discutere dopo la sua prima esposizione dieci anni fa. Questo “simbolo” della città di Milano, rappresentata attraverso un copricapo panettone, una corona di merda d’artista di Piero Manzoni, panciotto con platea della Scala, i Promessi Sposi sotto il braccio destro e un uovo di Fontana nella mano sinistra, non piacque a certa intellighenzia meneghina, che non voleva riconoscere la propria città in questi simboli. Così come quando De Sica portò i suoi barboni in Piazza del Duomo. La faccenda “non piacque a molta gente benpensante e alcuni giornali fecero eco a questo malumore”. Identificare la metropoli lombarda con la sua faccia più povera sembrava un insulto ai suoi pregi.
Si procede poi tra opere molto diverse tra loro, di artisti più o meno giovani e più o meno noti. Si può passare davanti a statue o installazioni senza fare nemmeno una smorfia; sorridere, se non ridere di gusto davanti a opere come Lady C., di Luigi Serafini (una figura metà donna e metà carota distesa su di un letto tra tante carotine) o Lady Rabbit di Franco Losvizzero; ammirare Piazza Cordusio che si scioglie sotto le pennellate di Massimiliano Alioto; inorridire davanti alle tele di Federico Guida (Tra demonio e santità) o rimanere incantati dinanzi a due scorci milanesi di un Alessandro Papetti che prova l’esterno, e ci riesce. Oppure tra i due quadri di Giulio Durini: Agosto-Milano, in cui un mirabile nudo maschile si torce su di un letto quasi stremato dall’afa milanese, ammiccando allo spettatore; dipinto con un occhio rivolto a Freud ed uno a Ferroni, e Alessandro, rivisitazione in chiave “osé” del Cristo Morto del Mantegna. Ce n’è davvero per tutti i gusti (e disgusti) e per tutte le emozioni. Così, come i barboni del film di De Sica che correvano tra un raggio di sole e l’altro per scaldarsi, ci si può scaldare un po’ passando da un’opera meritevole all’altra mentre, dinanzi a molte, non resta che battere i piedi.
Sotto la loggia dei Mercanti sono poi posizionate alcune sculture tra cui Non sarò preda dei venti di Marco Cornini, che tanto ricorda la statua che nel film viene rinvenuta nell’immondizia e issata in Piazza Grande -anzi Piazza 5×5=25 “così i bambini imparano qualcosa”– e alcune figure maschili, totalmente bianche, sospese nel vuoto, che fan tornare alla mente i due angeli, o guardie celesti, che scendono ripetutamente a riprendersi la colomba miracolosa di Totò.

stefano bruzzese
mostra visitata il 21 giugno 2005


Miracolo a Milano
A cura di Alessandro Riva
Milano, Palazzo della Ragione, Loggia dei Mercanti (MM Duomo) – orario di visita:10-21; lunedì chiuso. Ingresso libero. catalogo € 20 – per informazioni: tel. 02 36517480; info@italianfactory.org


[exibart]

12 Commenti

  1. ma “stefano bruzzese” scrive o meglio descrive come un cicerone der colosseo.
    licenziatelo o fategli scrivere le ricette .

  2. bellissimi: Di Piazza, Basile’, Abbate, Ontani,lo scultore di babyJane ,i dipinti dei palazzoni invece tutti uguali e poco stimolanti perche’ mi chiedo perche’?
    Ah bello anche il policeman !

  3. mio caro dario,
    concordo con giulia. Cosa diavolo significa “cicerone der colosseo”?
    Quando sarai in grado di illuminarmi ti prego fammelo sapere.

  4. Ieri stavo quasi per fregarmi una tela quella con la scritta “testa di capretto alla dirigente comunale”. GRANDE

  5. Le opere davvero miracolose di miracolo per me sono:la foto di Basile’,la parete piena di tele di non mi ricordo, la scultura di Ontani,La stanza con la donna carota,e il quadro all’entrata con le pecorelle,. Il resto riempimento.

  6. insulsa accozzaglia di opere senza un tema o un filo conduttore, degna rappresentazione dell’assoluta mancanza di idee di quell’improvvisato di Riva

  7. IO LA MOSTRA NON L’HO VISTA . MA ERA BELLA .ADALBERTO ALBERTO TI PREGO TORNA A CASA QUI I PAZZI CI RUBANO LE COSE…MA ONTANI LO SA’ CHE IN REALTA’ LUI E’ DUE NANI UNITI.
    W LA LIRA E LA DEMOCRAZIA CRISTIANA .
    CAIRO A TUTTI .
    SONO SEDUTO

  8. “IO LA MOSTRA NON L’HO VISTA, MA ERA BELLA”. Ma sei scemo? Cosa ti sei fumato? come fai a dire che era bella se non l’hai vista? Mha…
    Di bello c’era ben poco.

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