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Bergamo dedica una nuova ed originale mostra a Caravaggio e alla pittura del Seicento. La rassegna è ospitata nelle spaziose sale della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e nasce con dichiarati intenti religiosi. E’ promossa, infatti, dalla Diocesi di Bergamo, dal nuovo Museo Diocesano Adriano Bernareggi, dall’Associazione Giubileo 2000 ed è dedicata al Beato Papa Giovanni XXIII. Il comitato scientifico che ne ha curato l’esposizione è costituito da grandi nomi a livello internazionale: Mina Gregori, Presidente della Fondazione Longhi di Firenze; Pierre Rosenberg Presidente e Direttore del Louvre; Alfonso Perez Sànchez, già Direttore del Prado di Madrid; Ernest van de Wetering, Direttore della Fondazione Rembrandt Research Project di Amsterdam e Francesco Rossi, Direttore del’Accademia Carrara di Bergamo. La mostra è molto raccolta, pochi quadri sono stati scelti per rappresentare i quattro grandi artisti, ma si tratta sicuramente di alcuni dei loro più grandi capolavori.
Notevole è l’allestimento e l’uso delle luci: in ogni sala sono esposti non più di quattro dipinti il che consente una visione pressoché perfetta dei valori luministici dei dipinti immersi in stanze buie e illuminate dall’alto. I pannelli esplicativi, molto chiari ed esaurienti, sono stati collocati tutti al di fuori delle stanze per evitare ogni tipo di ostacolo alla pura contemplazione dei dipinti.
Motivo conduttore della mostra è, come palesa l’efficace titolo “La Luce del Vero”, il tema della luce fisica e soprannaturale affrontato con grande modernità e originalità dai quattro grandi artisti europei e il profondo e innovativo realismo presente nelle loro opere.
Le prime due sale dell’esposizione sono dedicate alle magnifiche opere di Caravaggio, a lui infatti si deve l’introduzione in pittura di una nuova e dualistica funzione della luce, portatrice di profondi significati spirituali, ma al contempo strettamente fondata sulle leggi materiali dei sensi.
Dopo lo studio della luce dei suoi primi anni, fondato sulla percezione secondo la pratica empirica dei pittori lombardi, giunto a Roma Caravaggio elaborò una poetica nuova, in cui il lume naturale e artificiale si caricava di nuovi e più ricchi significati.
Questa concezione innovativa della luce fu dovuta, come ben evidenziano i saggi del catalogo, da numerose e differenti influenze. Il giovane pittore lombardo conobbe, come già aveva intuito Roberto Longhi, i progressi della nuova scienza e fu attratto dagli esperimenti sulla camera oscura e sugli effetti della luce riflessa negli ambienti ombrosi di Giovan Battista della Porta. Non meno importanti furono le concezioni filosofiche del tempo imperniate su un esaltazione della luce e dell’ombra come suo contrapposto ed il clima religioso della Controriforma, corrispondente in lui con l’austerità e il rigorismo di San Carlo Borromeo.
Il Sacrificio di Isacco della Collezione Johnson e il San Giovanni Battista della Cattedrale di Toledo, primi due quadri esposti, esprimono con grande efficacia la grande rivoluzione attuata da Caravaggio, nella resa della luce realistica e al contempo fortemente simbolica. Sono manifestazione di una fase, in cui l’artista si affranca dalla “diligenza giovanile” e studia nuove distribuzioni della luce e dell’ombra. Nel Sacrificio di Isacco dal fondo completamente oscuro emergono i corpi colpiti da una luce dall’alto che soprattutto illumina la figura dell’angelo portatore della buona novella, nel San Giovanni Battista lo studio delle ombre che oscurano il malinconico viso e si disegnano nette sul corpo avvia il processo ricordato da Bellori di “ingagliardire gli scuri”. Il percorso successivo dell’artista risulta assestato e meno sperimentale per quanto riguarda la luce, ma non perde la grande carica emotiva ed espressiva legata agli effetti luminosi. Ne sono esempi l’Incoronazione di Spine di Prato e di Vienna e la famosissima Deposizione nel Sepolcro della Pinacoteca Vaticana, in assoluto l’opera del Caravaggio più nota e copiata nel tempo.
I tre pittori che si accompagnano nella mostra a Caravaggio furono tra i maggiori rappresentanti in Europa delle tendenze naturalistiche che seguirono la rivoluzione del pittore lombardo. Non si tratta però di pittori caravaggeschi, per i quali è previsto il soggiorno a Roma, ma di artisti che pur non essendo stati in Italia furono influenzati dalle grandi novità apportate da Caravaggio e le rielaborarono con grande originalità.
Zurbaràn non abbandonò mai la provincia spagnola e conobbe indirettamente la rivoluzione caravaggesca attraverso le opere giovanili di Ribera, già presenti a Siviglia negli anni della sua formazione. Rimase affascinato dalla novità della violenta illuminazione della nuova corrente caravaggesca, ma non la imitò pedissequamente.
Nei dipinti del pittore spagnolo, la luce assume un significato fortemente religioso e diviene strumento di silenzio e di fascino austero. L’intenso chiaroscuro presente nei suoi dipinti focalizza la scena principale, come nella Cena in Emmaus o nella Fuga in Egitto, e dona nel contempo monumentalità alle forme statiche, gravi ed isolate del Sant’Ambrogio e del San Francesco.
Georges de La Tour è presente in mostra con sei dipinti: mai in Italia erano state esposte così tante opere del pittore lorenese che fu famoso alla sua epoca ma che cadde nell’oblio sino agli inizi del XX secolo. I quadri esposti sono tutti notturni di soggetto religioso e corrispondono alla fase più matura della sua carriera, quando il suo caravaggismo iniziale subì una profonda e originale metamorfosi. Nel Giobbe deriso dalla moglie, una delle prime “notti” a noi pervenute, il dipinto è illuminato dalla fiamma di una candela, possibile influenza dei pittori caravaggeschi olandesi, e lo stesso avviene in quasi tutte le opere esposte. Una candela coperta da una mano è presente anche nel bellissimo Sogno di San Giuseppe o nel Neonato, mentre nel Pentimento di San Pietro la fonte di luce interna al quadro è una grossa lanterna. Solo in rari casi la luce è, come in Caravaggio, esterna al dipinto ma l’effetto è sicuramente ben diverso. La luce, infatti, anziché dissolvere e frammentare i personaggi come accade in molti caravaggeschi, accentua i volumi e riduce le figure a forme geometriche. Il realismo iniziale scompare ed i personaggi, ridotti a volumi essenziali, sono immobili e monumentali.
Chiudono l’esposizione i dipinti e le stupende acqueforti di Rembrandt van Rijn, uno dei maggiori esponenti della storia dell’arte europea occidentale. Anche Rembrandt non soggiornò mai in Italia ma come gli altri due artisti rimase colpito dalla grande rivoluzione caravaggesca. Il grande pittore olandese intuì la possibilità di proseguire la via del grande maestro lombardo, cercando nuovi modi per raffigurare la luce e studiando in modo quasi ossessivo i fenomeni luminosi.
In mostra l’utilizzo sapiente e articolato della luce su fondi oscuri è reso esplicito da dipinti di grande intensità quali il fortemente drammatico Cristo crocefisso e l’originalissimo Tradimento di San Pietro del Rijksmuseum di Amsterdam. Altrettanto intense sono le numerose acqueforti nelle quali migliaia di piccoli tratti rendono l’oscurità morbidamente atmosferica e reale.
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Fino al 17 dicembre 2000
La Luce del Vero. Caravaggio, La Tour, Rembrandt, Zurbaràn
Bergamo, Galleria di Arte Moderna e Caontemporanea
tel.02.54.912 ( Infoline 24 ore su 24 e prenotazioni singoli/gruppi)
Orario: Lunedì 15.00-21.00, Martedì-Venerdì 9.00-21.00, Sabato-Domenica e festivi 10.00-22.00.
Ingresso: Intero L.15.000- Ridotti L.12.000- Scolaresche : L.8000- Ridotto gruppi: L.12.000- Diritti di prenotazione L.2000
Catalogo Silvana Editoriale: L.50.000
[exibart]
il più grande di tutti è senza dubbio Zurbaran, il migliore spagnolo altro che quelli che vanno di moda.
Non avete altri articoli su questi artisti per poter approfondire?
non esiste Caravaggio non si discute !!!
Io sono rimasta colpita da Georges de La Tour,non lo conoscevo e mi è piaciuta molto l’intimità che riescono a creare i suoi dipinti, in particolare “Il neonato”. L’esposizione è molto curata e raccolta, è veramente godibile.
grazie tamara quasi quasi mi convinci ad andare…
Grandioso il dipinto di Rembrandt che raffigura gli occhi di Cristo che nell’ombra scrutano il tradimento di San Pietro.
Tante belle foto ma le didascalie? Peccato!
Qualcuno conosce la “Bottega di San Giuseppe”
attribuita a De la Tour che si trova a Serrone in Umbria, e che proverebbe il soggiorno del Lorenese in Italia? Ditemi cosa ne pensate.
Cara Silvia,ti ringrazio molto per avermi dato questa informazione, sapendo quanto ci tenga alle mostre su Caravaggio!A presto e….TVB
Adoro Caravaggio, il suo mondo, la sua vita al limite…il pittore maledetto resterà l’unico per sempre.
Presto voglio andare a vedere questa mostra…
“…il cuore come infilzato da spine di cristallo che nello sgorgare del mio sangue rubineo brillano come diamanti…” Ciao a tutti IRIS
COMPLIMENTONI A TUTTI…E’ MOLTO EDIFICANTE PARLARE DI CARAVAGGIO COME FOSSE BATISTUTA!!!
DAI UGO NON è CHE SI PUO SEMPRE DRAMMATIZZARE TUTTO…SE NE PARLANO COME BATISTUTA SIGNIFICA CHE L’HANNO ASSIMILATO E CHE FA PARTE DI LORO…NO?
GRANDIOSA !!! Per poco me la perdevo !!!
per ugo.
dal tuo commento si deduce che tu parleresti di batistuta come se fosse Caravaggio…
altrimenti un’associazione così stridente non avresti potuto concepirla. in tutti i modi, l’arte, la percezione della bellezza e l’emozione che da questa deriva, caro ugo, sono fatti squisitamente personali. a nessuno è dato di giudicare.
Grazie, fate un lavoro molto utile, e lo fate bene! vi visiterò spesso.
CARAVAGGIO….Il pittore che prediligo, i suoi chiari e scuri, cosi tremendi. Sono Madonnaro grazie alle sue opere, per me riuscire soltanto ad avvicinarmi alle sue opere; come tecnica del pastello, mi riempie di gioia. Comunque più che paragonarlo a Batistuta, io lo vedrei come Nesta, un Merisi giovine.