17 marzo 2010

fino al 20.IV.2010 Irina Ionesco Milano, Camera16

 
Eva mitopoietica, bimba ispiratrice di poesia ritratta come un’adulta. E circonfusa di un'aura perturbante. Opere che immortalano la figura muliebre a metà fra reminiscenza di Gradiva ed eterno femminino...

di

“Penso sia possibile per la natura femminile rimanere
ragionevolmente pura e semplice fino all’età di otto o nove anni. Dopo…
Pfui!”.
Così lo
scrittore inglese Ernest Dawson sintetizzò la fascinazione vittoriana per
l’innocenza prepubescente, una devozione per la forma acerba del corpo
femminile che assurse a ideale estetico dell’epoca.
Un’attrazione per la plasticità dell’incompiutezza che
avrebbe portato lo scultore tedesco Adolf von Hildebrand, che teorizzò la sua ossessione
per la forma nel saggio Il
problema della forma nell’arte figurativa
, a ritrarre
indefessamente le proprie figlie Silvia, Irene e Bertel, facendole posare in
veri e propri allestimenti scenografici sospesi a mezz’aria fra temperie
neoclassica e attitudine simbolista, in una solenne armonizzazione tra le
figure delle infanti e quell’ambiente di immutabile bellezza rappresentato da
Villa Hildebrand a Firenze.
Culto estetico della carnalità pre-genitale che si rinnova
negli scatti realizzati da Irina Ionesco (Parigi, 1935), in cui campeggia l’amatissima
figlia Eva, soggetto prediletto di tutto il percorso di un’artista nata e
cresciuta in ambiente circense e votatasi alla fotografia per caso e per
necessità interiore, a colmare un vuoto di conoscenza, di sé e della figura materna,
che potentemente caratterizzò parte di una vita nomade.
Irina Ionesco - Eva (con teste di manichini) - 1974-76 - stampa fotografica b/n 2009 - cm 40x50 - ed. di 7 - courtesy Camera16, Milano
Camera16 di Milano presenta nei propri spazi espositivi
una selezione dei primi lavori realizzati da Ionesco fra il ‘70 e il ’76. Opere
in bianco e nero e a colori che immortalano la figura muliebre in una sorta di
valore archetipico a metà fra la reminiscenza di Gradiva e l’eterno femminino, desnuda ma estranea all’afrore del
peccato, fissata all’interno di scenari domestici opportunamente allestiti con
velluti, sete ed elementi floreali, in una tensione volta a evocare la
suggestione spaesante del sogno. Sogno svelato, appunto, come recita il titolo
della mostra.
E poi c’è Eva, l’amatissima figlia di Irina Ionesco: Eva
mitopoietica, bambina ispiratrice di poesia ritratta come un’adulta, da sola o
affiancata ad altre modelle, ritratta a partire dai cinque anni d’età e
circonfusa d’aura misteriosa, come a simbolizzare quella nostalgia della
conoscenza del sé di cui parla l’artista franco-rumena: “Ho sviluppato
tramite lei e tramite tutte le donne la nostalgia per una madre mai conosciuta,
e di me, bambina, a lungo sconosciuta a me stessa”
.
È la fascinazione muliebre del soggetto femminile senza
tempo, ritratto nella posa del sogno perturbante all’interno di contesti
teatrali votati all’eccedente dannunziano: specchi e scaffali colmi di libri,
manichini e stampe Art Nouveau, tessuti e pareti riccamente addobbate.
Irina Ionesco - Eva (allo specchio) - 1974-76 - stampa fotografica b/n 2009 - cm 80x120 - ed. di 7 - courtesy Camera16, Milano
Mentre le donne di Irina, le amiche e la figlia
prediletta, risaltano al centro della scena, sole con se stesse anche quando
ritratte in gruppi di due e tre a formare una sorta di convegno allucinato di
anime orgogliosamente solitarie. Cui Irina leva i drappi ornandone i corpi di
pizzi, piume, fiori, gioielli, fissando il sogno senza fine di questi volti
eburnei immortalati in scenari potentemente teatrali, a volte beffardi, altre –
per gli abissi dell’inconscio – reminiscenti la Nera Signora.

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dal primo marzo al 20 aprile 2010
Irina Ionesco –
Sogno svelato
a cura di Carlo Madesani
Camera16 Contemporary Art
Via Pisacane, 16 – 20129 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0236601423; info@camera16.it
; www.camera16.it

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1 commento

  1. Una mostra bellissima ed emozionante, un mondo magico e protetto, popolato da sensuali e libere donne/bambine, nel quale l’uomo ha accesso solo come spettatore.

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