15 febbraio 2011

fino al 21.III.2011 Sandro Botticelli Milano, Museo Poldi Pezzoli

 
Persona amabile e faceta” secondo Vasari. Capo di un’attivissima bottega e, infine, testimone anacronistico di un irripetibile splendore. In un pugno di opere, la parabola di Sandro Botticelli...

di

È, al solito, un allestimento elegante e
accogliente quello che il Poldi Pezzoli ha cesellato per Sandro Botticelli (Firenze, 1445-1510). A 500 anni dalla morte del
grande pittore, l’omaggio gli viene tributato non dalla natia Toscana, ma dalla
Lombardia, attraverso una “riunione” delle sue opere disseminate per la regione,
dall’Accademia Carrara di Bergamo alla Biblioteca Ambrosiana e, naturalmente,
la casa-museo di via Manzoni (doverosa la visita dell’intero percorso, ghiotto
il “link” a prezzo di favore con l’Ambrosiana, dov’è conservata la Madonna del Padiglione).

Pochi pezzi e buoni apparati didattici fanno
emergere le due anime di un Botticelli popolano e sofisticato, figlio di un
artigiano ma eruditissimo autore di dipinti dalla fitta trama simbolico-filosofica
(riconducibile soprattutto all’Accademia neoplatonica di Marsilio Ficino), pietre
miliari di quella che nel Quattrocento era “l’Atene d’Italia”. E dei
prestigiosi legami con il milieu culturale fiorentino dà subito conto il
ritratto di Giuliano de’ Medici, probabilmente ricavato dalla maschera funebre
del fratello del Magnifico, ucciso nel 1478 nella congiura de’ Pazzi.

Freschissima di restauro è la Madonna del Libro, dove la corona di spine intorno al polso del
Bambino preconizza la Passione: quadro prezioso (anche per i materiali: oro e
lapislazzuli a profusione), “gentile” e lirico, sintesi tra vari generi, dal
paesaggio alla natura morta.

Un saggio magistrale di “bello ideale” che rende
ancor più netto lo stacco rispetto all’ultima fase, quando la composizione si
fa convulsa, nervosa, i gesti disarmonici, le anatomie sgraziate; i colori
freddi e caldi si contrappongono, nelle dominanti cromatiche di rosso e blu; lo
studio prospettico sopravvive come cornice o esercizio di bravura (vedi i
monocromi della Storia di Virginia).

Botticelli, insomma, non ha più niente da dire, o
meglio la sua regressione prende i toni di una contestazione nostalgica: il suo
mondo si è sgretolato, la fragile pace di Lodi e la politica dell’equilibrio si
sono dissolte, l’invasore straniero avanza. Surclassata dalle nuove generazioni
di geni poliedrici, la vena isterilita del vecchio maestro intona il suo canto
del cigno, reliquia di una svanita età dell’oro. Inevitabile rifugiarsi in
certezze meno terrene, ripiegare – Savonarola docet – su una religiosità tormentata.

Non più donna angelicata, la Vergine s’impietrisce
al centro del Compianto, piramide di
dolore in franoso equilibrio, compressa su uno sfondo opprimente, gli incarnati
di porcellana smorzati nel bigio, la malinconia trascesa in pathos. Espressionismo
nordico e teatralità italiana: la mostra si chiude ad anello, segnando non solo
l’avverarsi del profetizzato martirio, ma il de profundis su un’epoca
intera.

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dall’undici novembre 2010 al 21 marzo 2011

Botticelli nelle collezioni lombarde

Museo Poldi Pezzoli

Via Manzoni, 12 – 20121 Milano

Orario: da
mercoledì a lunedì
ore 10-18

Ingresso: intero € 9; ridotto € 6,50

Catalogo Silvana Editoriale

Info: tel. +39 02794889; fax +39 0245473811; info@museopoldipezzoli.org;
www.museopoldipezzoli.it

[exibart]

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