12 novembre 2001

Fino al 24.XI.2001 Anneè Olofsson Milano, 1000Eventi

 
In mostra le surreali atmosfere di una realtà ambigua e sfuggente creata attraverso la macchina da presa da Anneè Olofsson, la giovane artista svedese alla sua prima personale italiana...

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La galleria milanese 1000Eventi ospita la prima personale italiana di Anneè Oloffsson, la giovane artista svedese già conosciuta in Italia per la sua recente e positiva partecipazione alla Biennale di Venezia e alla IX Biennale Internazionale di Fotografia di Torino.
A fianco del video “Head over Heels” esposto alla Biennale di Venezia e qui riproposto, l’artista, per l’occasione presenta tre opere inedite: la serie di fotografie “Parasites” e i video “Kartoshi” e “Ricochet” caratterizzate da quel rigoroso linguaggio che contraddistingue le ricerche artistiche della Olofsson.
Lo spazio domestico è il luogo in cui si muovono e si confrontano i personaggi delle storie che racconta la giovane artista svedese. Ambienti rigorosamente reali trasfigurati attraverso l’obbiettivo della macchina da presa con la quale l’artista crea delle vere e proprie messe in scena che enfatizzano fino all’esasperazione le relazioni sociali e personali.
Il risultato sono immagini stranianti, ritratti freddi e neutri di grande rigore e pulizia formale che creano un’atmosfera surreale nella quale riesce difficile distinguere il limite tra realtà e finzione. A questa purezza formale, che esclude ogni oggetto inutile dell’ambiente domestico, si accostano luci e colori caldi che ricordano quelli dei quadri fiamminghi tanto amati dall’artista.
L’estremo rigore delle immagini, che evoca sensazioni irreali, caratterizza le opere fotografiche “Parasites” nelle quali è ritratta l’artista all’interno di un comune ambiente domestico. Se in primo momento tutto sembra pacatamente normale, osservando con più attenzione ci si accorge di un particolare anomalo che rende il tutto angosciante: le braccia e le gambe sono delle protesi che rendono difficoltose le azioni quotidiane della persona.
Così come lascia un senso di inquietudine il video “Kartoshi” nel quale ancora una volta protagonista è l’artista stessa ripresa mentre passeggia in una città deserta. Tutto è apparentemente normale, fin troppo normale: una bella donna, felice, vestita elegantemente con in mano i sacchetti di un presunto shopping. Ma all’improvviso la macchina da presa si sposta su di lei distesa a terra, morta inaspettatamente per strada, e sui suoi pacchi che scoprono il loro contenuto: le protesi del suo finto corpo.Anneè Olofsson, parasites
Dietro alla facciata di esasperante ed alienante quotidianità, le immagini realizzate dall’artista svedese lasciano intuire che si nasconde una situazione più enigmatica rispetto a quella che ci appare, difficile da comprendere e dai risvolti inquietanti proprio perché in parte sfugge alla logica umana.
L’ambiguità si insinua in ogni immagine ed è enfatizzata dalla ricorrente presenza dell’artista stessa, e della sua famiglia, come protagonista delle proprie opere; una scelta, quella della Olofsson, che la porta a mettersi in gioco in prima persona come un attore che recita la propria vita.

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Elena Arosio


Fino al 24 Novembre 2001.
Milano, galleria 1000 Eventi via del Lauro 3, Tel. 02/ 8053920, Fax 02/ 8053923, e-mail: milleventi@libero.itc,Orari: da martedì a sabato 10.00/13.00 e 15.00/19.30 lunedì e festivi su appuntamento . Ingresso libero


[exibart]

20 Commenti

  1. davvero notevole il lavoro di questa artista scandinava. Costruisce delle immagini di fascino pittorico e analizza tematiche e dinamiche sociali con il tentativo di scardinare stereotipi e cliché. Artista disincantata!

  2. Il signor Po ci ricorda sempre che tutto è mercato. Un modo come un altro per far perdere la passione per l’arte. Abbia pietà di noi! La prossima volta, chiami in galleria e chieda. Le daranno tutti i numerini che le rendono meno triste la vita.

  3. A Minù e a Yol. Ritengo che la volontà di Po di tenersi informato anche sulle quotazioni degli artisti non sia cosa spregevole. Stiamo discutendo in calce ad una mostra di galleria che è ANCHE un evento di mercato. Che c’é di male a voler sapere il prezzo delle opere? Certo che Po può telefonare e farsi dire i prezzi per telefono e, tuttavia, che male c’é se lo spazio bianco in calce all’articolo viene utilizzato per la funzione cui è deputato e cioé di integrare l’articolo con altre informazioni utili?
    Francamente trovo un po’ipocrita questo atteggiamento di superiorità rispetto alle questioni di mercato. Spesso su Ex si parla dei giovani artisti, delle loro difficoltà in un paese come il nostro che notoriamente dedica poco spazio alla loro ricerca. Se i prezzi (spesso bassi per artisti come questo) indicati dovessero spingere qualcuno a comprare le opere di un giovane artista ne sarò contento. Se Ex inducesse alcuni a diventare piccoli collezionisti di giovani artisti ne sarò ancor più contento perché ciò significherebbe garantire all’arte contemporanea quella linfa vitale che le permette di vivere.
    No, Minù, l’arte non è “tutto mercato” ma è ANCHE mercato, se è vero che sono esistiti mecenati, committenti e, oggi, collezionisti.
    Ma forse sono stato troppo duro ad usare la brutta parola “ipocriti” per definire i Vs. commenti. Probabilmente ho sbagliato, e ne chiedo scusa correggendo con “ingenui”. Già, perché poi sono certo che tra qualche anno capiterà che voi stessi finirete per disquisire del genio di questo o quello per una mostra od una retrospettiva nello spazio di un grande museo, restando proprio voi, inconsapevolmente, vittime di quello stesso mercato, perché trascurerete che dietro al successo di un artista ci sta anche il “lavoro sporco” di qualche bravo gallerista (ma anche di qualche critico che l’ha spiegato, di qualche rivista che l’ha recensito, di qualche collezionista che ci ha creduto e di tutta quella marmaglia spregevole cui interessa solo il vile denaro, perché i critici non servono e sono asserviti, perché le riviste si fanno pagare, perché i collezionisti sono invidiosi speculatori), che avrà lanciato quel giovane portandolo all’attenzione pubblica, lo avrà promosso vendendo le sue opere. Mi direte che l’arte è di tutti, e che sarebbe giusto che gli stati garantissero agli artisti un assegno mensile di sopravvivenza affinché potessero tranquillamente lavorare assilli terreni. Allora chiedo a voi di illuminarci sui nomi di coloro che sono meritevoli di assegno e quali no. Forse la Neshat potrebbe essere una di questi, nel suo paese? Certo, perché è una delle più amate artiste del momento per la qualità, la bellezza e la complessità delle sue opere e del suo lavoro. Alla fiera di Basilea di qualche fa le sue foto costavano 300.000 lire… e furono tutte vendute. Oggi ci fanno persino le copertine dei libri e la sua arte è divenuta “di tutti”. Dell’arte “dei pochi” o “di nessuno” chi si interessa?

  4. Per Minù e Yol. Chiedo scusa per aver minato la vostra “passione per l’arte”. Chiederò ad Exibart di riservarmi uno sgabuzzino lontano da questa purissima stanza, riservato agli “invidiosi”. Invidia di che, poi, non so. Il dato mi serviva semplicemente per valutare il credito di mercato dato ad una giovane artista svedese impegnata in una ricerca che ha coinvolto molti artisti, anche italiani. Comunque credo che anche il lavoro delle gallerie sia degno di rispetto e, nel loro lavoro, c’entra anche il valore economico dell’opera d’arte. Per fortuna la brava redattrice nel segnalare la mostra come la prima personale in Italia di questa artista ha, implicitamente (ma non per tutti evidentemente), reso il giusto merito alla galleria milanese 1000 Eventi nell’aver allestito ed organizzato l’evento. Certo che di gallerie che svolgono ricerca sui nuovi talenti ce ne sarebbero in giro ben poche se dovessero tenere aperto solo per appagare la “passione per l’arte” di Minù e Yol.
    Io spero invece che molti quest’anno, al posto di telefonini, tv color, palmari e quant’altro si facciano portare da Babbo Natale un’opera d’arte di un giovane artista, e non per fare speculazioni, ma semplicemente per “passione per l’arte”, … o per “invidia”, fate voi.

  5. Cuoriso che lo stile di Alf e Po siano pressapoco identici. Non trovate, cari lettori? Mai commentare la stessa notizia con due noi diversi. Ci si tende da soli la trappola…E pensare che mi continuavo a domandare chi fosse ‘sto signor Po…

  6. ecco E.A.Po: pacato, superiore, brillante, “giusto”, intelligente… lui non sbaglia mai, lui è leale, lui soprattutto E’ CORRETTO, LUI, SOPRATTUTTO, RISPETTA IL LAVORO DEI COLLEGHI.

    che tristezza infinita mi comunica la gente come te…

  7. Ahiahiahi: ho una vaga idea di chi possa essere Minù, ma non lo dirò (primo perchè mi sbaglio sempre, secondo perché un po’ mi fa soffrire: lo dico davvero).
    Perchè non fate la pace, qualunque cosa sia successa, voi due Minù ed E.A.Po?
    Non sono credente, ma vi prego!!!
    Forse è troppo presto, quando dei fatti ci feriscono, (perché Minù sembra ferita), e ci arrivano da persone vicine, ci vuole del tempo: ho memoria di amicizie interrotte nella maniera più dura, per incomprensioni del momento, oppure perché veramente c’è stato comportamento scorretto da una parte, gelosia, interesse, ma poi le cose che sembran grosse a prima botta, si ridimensionano. E anche se la memoria di una persona rimane turbata, esiste un’arma contro ogni invidia e malefatta altrui (anche se spero si tratti di un malinteso), è un arma un po’ cattolica, ma la usavano anche i cari pagani, il perdono, che, in certi casi, è la vendetta più feroce.
    Vabbè dai, fate voi: se non subito, spero un giorno ritornerete alla normale frequentazione lavorativa. Coraggio Minù ed E.A.Po!

    Sul mercato e la passione: le distinzioni si devono fare tra mercante e mercante, artista e artista, critico e critico e pure collezionista e collezionista: sono sempre stati percorsi incrociati, anche quando non c’erano veri e proprii mercanti e critici. Ci viviamo dentro ed è tutto più difficile da distinguere, perchè si vorrebbero le cose chiare subito. Speriamo che sia sempre il Tempo a decidere e non il Soldo. Ma comunque anche le monete cambiano ogni tanto. Vedremo.

  8. Caro Gabbro, mi fa piacere sapere che tu mi conosci. Io, purtroppo, non so chi tu sia. Ma vedrai magari un giorno anche a te toccheranno dieci minuti di notorietà

  9. Cara Anna, comunque sia volevo dirti che la vendetta è un piatto che si gusta freddo. Il perdono? Si perdona solo se qualcuno in precedenza non t’ha pestato i piedi. A me personalmente non sono stati pestati, a qualcuno che conosco forse, anzi di certo. E, visto che le voglio bene, provvedo. Se sono antipatica, me ne dispiace. Bisogna sapersi comportare con la gente. E poi certe cose sono talmente palesi. Questa di Po/Sigolo…Giuro quando ho iniziato non pensavo di divertirmi tanto…

  10. che figa!!!! sei fantastica!! da quando ci sei tu il guestbook è diventato divertentissimo (e molto più intelligente)…
    Ma ti prego, consìderami un minimo:-)

  11. ora che ha scoperto la vera identità di Poe non è che riesce anche a sapere chi ha ucciso Enrico Mattei e chi ha abbattuto il DC9 dell’Itavia quel giorno ad Ustica? Dato che è così brava si concentri su enigmi con più valenza sociale no?

  12. mai più addolorato di così…
    non eravamo mai arrivati tanto in basso in questo guestbook: vendette, ripicche e punzecchiature. E quel che è peggio è che tutte le persone coinvolte dimostrano grande spirito e capacità critiche. Smettetela di criticarvi tra di voi… sfruttate questo spazio per considerazioni che facciano onore alla vostra intelligenza.

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