15 agosto 2001

Fino al 27.I.2002 Picasso – 200 capolavori dal 1898 al 1972 Milano, Palazzo Reale

 
Una grande retrospettiva, la prima in Italia dal 1953, intende fare scoprire al pubblico 227 opere di Picasso, molte delle quali mai esposte in precedenza…

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Picasso ritorna a Milano, sempre a Palazzo Reale, dopo quasi cinquant’anni. Allora, nel 1953, s’intese celebrare un grande quadro, manifesto di pace e di coscienza civile, eseguito nel 1937 a perenne ricordo della strage avvenuta nella cittadina spagnola di Guernica, fu un avvenimento importante, che segnò profondamente l’ambiente culturale dell’epoca. Oggi una grande retrospettiva, la prima in Italia dal 1953, intende fare scoprire al pubblico 227 opere di Picasso, molte delle quali mai esposte in precedenza. Infatti la maggior parte dei lavori appartengono agli eredi (151), 55 provengono dalle più importanti collezioni private del mondo, mentre i restanti dai maggiori musei internazionali. L’opera di Picasso può essere quindi ripercorsa attraverso una prospettiva rimasta finora segreta, legata magari più direttamente al mondo familiare e degli affetti dell’artista, che forse ha determinato il destino stesso di alcune opere, mai cedute al di fuori della famiglia. Di qui il carattere di alcune opere, che sono ritratti di amici cari oppure ancora ritratti delle donne di Picasso, colte come madri o come dee dell’amore, fonte perenne d’ispirazione dell’artista oppure dipinti che penetrano nel mondo dell’infanzia dei figli, dove l’artista fruga con l’occhio del padre e del pittore con vorace e affettuosa curiosità. Naturalmente tutto ciò è presente accanto al resto, che costituisce globalmente l’universo del pittore, mai scrutato però con tale insistenza sotto l’aspetto di ciò che è più vicino al suo personale vissuto. In mostra, a partire da metà settembre, si potrà ripercorrere l’intero percorso artistico di Picasso (1881-1973), dal giovanile periodo “Rosa” e “Blu”, alla fondamentale svolta del Cubismo analitico prima, seguita, a strettissimo giro di boa, dal cubismo sintetico, dove vengono utilizzati i primi collages, al momento del “Ritorno all’ordine”, al Surrealismo degli anni Venti, fino alla metamorfosi stilistica degli anni Trenta e all’evoluzione continua degli ultimi anni, dove Picasso si confronta in modo programmatico con la tradizione stessa della pittura. La multiforme produzione picassiana è Pablo Picassopresentata nella sua completezza, mostrandone la continua volontà sperimentale; infatti disegni, che mostrano l’idea colta classicamente dal vero, si confrontano con l’evoluzione del pensiero svolta in quadri o sculture, la nettezza delle incisioni si appaia con la decorazione in ceramica, le più diverse tecniche e materiali anche nuovi mostrano come l’artista abbia così saputo creare o anticipare inediti e fecondi paradigmi culturali. Vengono esposti anche i famosi costumi che Picasso ha ideato nel 1917 per Parade, il rivoluzionario “balletto cubista” di Djaghilev, musicato da Erik Satie su tema di Jean Cocteau: si tratta della prima delle collaborazioni dell’artista col mondo dell’opera teatrale.
L’esposizione dedicata a Picasso promette infine d’essere uno degli eventi di primo piano dell’autunno milanese, capace di promuovere a livello internazionale la città. Le oltre 220 opere hanno complessivamente un valore di 350.000 dollari e la mostra è costata 11 miliardi di lire, si prevede un afflusso di pubblico capace di rinverdire il successo delle recenti mostre di Roma e Milano dedicate ai capolavori dell’Ermitage e del Museo Puskin di Mosca (Carrubba, Assessore alla Cultura, Comune di Milano). Particolare attenzione è stata dedicata alla strumentazione didattica (Mondatori-Arte), mentre la mostra virtuale si può visitare anche on-line (Wind). Certamente rivedere oggi il 900 attraverso l’opera d’un artista che ha contribuito a fondarne le radici culturali è un’operazione che contribuisce “allo sviluppo della cultura del nostro paese”.



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Carmen Lorenzetti





Dal 15 settembre 2001 al 27 gennaio 2002. Picasso. 200 capolavori dal 1898 al 1972. Mostra a cura Bernard Ruiz Picasso e Bernice Rose, con la collaborazione di Paloma Picasso. Milano, Palazzo Reale
Orario d’apertura: lunedì, ore 9.30-14; martedì, mercoledì e domenica, ore 9.30-20; giovedì, venerdì e sabato, ore 9.30-23 (la biglietteria chiude un’ora prima). Biglietto d’ingresso: intero, £ 18.000 (comprensivo di audioguida); ridotto, £ 15.000. I biglietti della mostra possono essere acquistati anche attraverso la rete multicanale TicketOne: tel. 02.392261 (per conoscere il punto vendita più vicino). Catalogo: Electa.
Infoline e prenotazione singoli: tel. 329/5257100. Prenotazione obbligatoria per gruppi, scuole e visite guidate: 329/5257101. Prenotazione laboratori didattici: Settore servizi educativi: tel. 02.860649.


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10 Commenti

  1. Sarà una mostra molto interessante e molto visitata. 227 opere del grande Picasso sarà una gioia per gli occhi vederle e per gli amanti dell’arte delizia. Omaggi al grande Picasso.

  2. 200 stupende opere da vedere con molta calma e accompagnate da un’utilissima audioguida gratuita che il comune di Milano ha messo a disposizione dei visitatori.
    Veramente interessante e unica.

  3. Mostra molto interessante, organizzazione eccellente, audioguide gratuite molto utili ambientazione molto suggestiva ma prenotate i biglietti quasi tre ore di attesa scoraggiano non poco ma ne è valsa la pena.
    Un saluto a tutti i miei compagni di…fila.

  4. mostra bellissima: Picasso genio con fantasia incontenibile. il più grande.
    Unico neo: le guide! maleducatissime! si piazzano davanti al quadro senza preoccuparsi se altri stanno guardando…

  5. Due ore e quaranta minuti volati alla scoperta del magico “pianeta Picasso”,buona organizzazione, ottima l’idea delle audioguide, in definitiva grande mostra e dulcis in fundo…MAGICO PICASSO.

  6. Pablo: compralo anche tu!

    Premessa: sono una studentessa di architettura, non certo una critica d’arte, e Picasso mi piace un sacco.
    Stamattina, per il rotto della cuffia, sono andata a visitare la mostra su Picasso a Palazzo Reale a Milano, che chiude domani.
    Credo sia stata una delle mostre più pubblicizzate degli ultimi tempi e – calorosamente – l’invito era a prenotare la visita, ancor meglio se per telefono “GRAZIE A WIND”!
    E vabbè, ormai lo sappiamo, e ci siamo ormai abituati, a trovare pubblicità ovunque. Ma su questo già hanno versato fiumi d’inchiostro, quindi entrerò nella polemica “contingente” risparmiandovi i miei luoghi comuni.
    Sborsando la modica cifra di € 8,78 – ma si sa, l’arte non ha prezzo – e armata di prenotazione eccomi qua, il carnaio di fine mostra non mi spaventa. Mea culpa, con tutto il tempo che avevo!
    Da quasi architetta l’occhio mi cade sull’allestimento prima ancora di ammirare le opere, ma devo dire che l’effetto era raccapricciante anche per un occhio meno attento. Ok, ok, “less is more” diceva Mies Van der Rohe, ma questa è mera desolazione.
    Anche sorvolando sulle sottigliezze, da profana dico che c’erano troppe opere, di ogni genere, assolutamente non valorizzate, disposte come merce al supermercato, addirittura piazzate in angusti passaggi fatti apposta per far litigare la gente. Neanche al Louvre davanti alla Gioconda ho visto una tale ressa.
    Spintonata, disturbata da idioti incuranti al cellulare (gli addetti si limitano a bonari rimbrotti) e affaticata dal saltellare qua e là cercando un’opera “libera” attraverso le infinite sale riempite con tutto ciò che si poteva trovare, anche nella soffitta del cugino del nipote di Pablo (eccetto molti capolavori). Ma ben venga anche questo, per carità…
    Invece di un riappacificante contatto con l’opera d’arte eccomi fuori dal Palazzo Reale, nervosa, frustrata per essere stata presa in giro, guardare con tenerezza i duecento metri di coda silenziosa e piena di aspettative. Venite gente! Ne uscirete edificati, magari con un bel contrattino telefonico: per informazioni, accomodatevi all’uscita, appena dopo il “bookshop” coi “gadgets” c’è una postazione Wind che non potrete evitare!
    Anche senza fare il Don Chisciotte, però, rispetto a un tale dispiegamento pubblicitario, se non per rispetto all’artista e alle persone, mi sarei aspettata qualcosa di più che questo minestrone mal servito: qualità, di fronte alla quale avrei anche accettato l’invadenza dello sponsor, novello mecenate.
    Per non parlare del confronto spiazzante con certe mostre straniere, ma anche con eventi italiani di ben altro livello come la scorsa mostra sulle ceramiche di Picasso a Ferrara.
    Se non si è capito sono indignata e credo che di fronte a questa “mediocratizzazione” (il termine l’ho appena coniato ma etimologicamente è calzante) dell’arte – ma come sappiamo è solo un aspetto di un fenomeno generale – sia il pubblico (o preferite “i cittadini”?) a dover reagire.
    Perdonatemi lo sfogo, sono appena tornata dalla mostra e non ho nemmeno tolto le scarpe…
    Grazie per l’attenzione,
    Manuela

  7. la Papa mette l’accento sull’utilità di certe mostre che, forse, sarebbe quasi meglio vedere su un elegante libro che nella ressa cafoneggiante del popolino.

  8. Il gentile sig.kafiero ha mal interpretato il senso del mio commento, per nulla rivolto snobisticamente contro quello che lui chiama il “popolino”, bensi’ contro un’organizzazione che non rispetta i visitatori di una mostra. Mi dissocio da altre interpretazioni.

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