20 marzo 2006

fino al 29.III.2006 Zipora Fried – Works and Days Milano, AR Contemporary Gallery

 
Nel silenzio rimane il non-detto. Nella matita, il non-scritto. Cancellature di grafite marcano la carta. Per nascondere e a portare a galla. Un rumore a tempo, un disturbo stratificato...

di

Le parole che parlano non hanno memoria. Dimenticano e tacciono, fiere del silenzio che creano. Come giardini di sassi. Così appena non dicono, le parole, ricordano. A questa poetica, Zipora Fried (1963 Haifa, Israele) ha dato un lessico, una scrittura e una calligrafia, in un tuttuno. Con Works and Days, l’artista espone opere che durano un mese esatto l’una. Un mese intero di cancellatura stratificata, compositiva. Disegni di giorni su giorni, di tratti su tratti. La carta infatti, che appartenga ad un libro o ad un wallpaper poco importa, è trattata a colpi di grafite. Alle pareti compaiono papiri coperti da una patina nera, lucida e riflettente. Se poi ci si avvicina traspare un dubbio.
In archeologia, per studiare un codice in rilievo, si appone un foglio sul reperto e poi si passa, calcando, la punta della matita sulla carta. In questo modo si trasferisce il contenuto, bianco su nero. La Fried compie lo stesso tipo di operazione, ma quel che porta alla luce non è un codice. Fa emergere, al contrario, quel che il codice, il linguaggio, non sa più. La memoria dimenticata. Il segno nero diventa così ortografia del tempo.
Ogni disegno è come una stanza. Una stanza di un mese, concentrato sul lavoro gestuale tra mano e matita. Una stanza come una casa, con pareti come cornici. Una stanza come una strofa, scandita dal ritmo dei solchi.
I tratti lasciati dalla matita, infatti, sono picchi minuziosi, accurati, ben distanziati e di un rigore metodico impressionante. Dalla stesura su carta non traspare alcun segno d’indecisione, la copertura di grafite è totale. Il supporto cartaceo non compare mai, non ci sono spazi bianchi, come se la memoria avesse cancellato anche questi. Il solo ricordo di quel che è stato sotto, o di quel che ancora c’è, rimane a lato. Ogni disegno porta con se la propria cornice.
Zipora Fried a Milano, veduta della mostra L’artista lascia, infatti, a contorno, la carta in vista. Qui la grafite smette e la linea della cornice ondeggia, apparendo in alcuni punti irregolare, imbolsita. Forse a significare che se il contenuto ripete se stesso, quel che lo con-tiene varia, si muove, ondeggia. Proprio come la memoria di superficie, quella di tutti i giorni, quella che deve essere persa per poter ricordare più in fondo. In bilico tra un presente che dimentica ed un passato che ricorda.

ginevra bria
mostra visitata il 10 marzo 2006


Zipora Fried – Works and Days
AR Contemporary Gallery, Via Vespucci 5 – 20124 Milano
Orari d’apertura: dal martedì alla sabato, dalle 15.00 alle 19.00, ingresso libero
Per info: telefono 02.45498902, web: ar@contemporarygallery.it www.contemporarygallery.it


[exibart]

1 commento

  1. pimperepettenusa pimperepettepam!!
    ….basta!!!!!!!!!!!!!!
    Ma come si può far ancora vedere queste ovvietà?

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