25 ottobre 2007

fino al 3.XI.2007 Claus Vittur Como, Roberta Lietti Arte Contemporanea

 
L’arte può essere più perfetta della natura. Ma l’iperrealismo magico cela un trucco, sotto la patina della figurazione. Squarci paesaggistici e Stilleben ambientali, cose mute e immobili. Luoghi disertati dalla presenza umana. E una densa solitudine, senza scampo...

di

Una strada deserta piega verso sinistra, perdendosi in un bosco innevato; acqua stagnante svapora mischiandosi a nebbia; la polvere nell’aria riempie i coni di luce che filtrano dalle finestre. Poi cieli brumosi e trasparente caligine. Dieci oli su tela di medio e grande formato realizzati dal 2006 al 2007 raccontano il recente approdo del percorso artistico di Claus Vittur (Brunico, 1967). L’input creativo prende le mosse da un’immagine virtuale, sottoposta a progressive purificazioni ed eliminazioni, fino a conquistare i minima dell’immagine stessa. La ricerca d’essenza toglie, sbozza e riduce, dando forma a una raffinata estetica selettiva. Vittur fa il vuoto, desertifica il paesaggio per riempirlo di tensione tangibile. Il silenzio è supremo e perfetto. Solo qualche segnale, scostante. L’essenzialità dei dettagli si riverbera in scene sgombre, forse appena abbandonate, dove la figura umana proietta la scia della propria assenza. Gli interni sono svuotati e l’urbanità è desolata. Claus Vittur - Senza titolo - 2006 - olio su tela - cm 160x140Si scopre il movente poetico: la modulazione di uno spazio raccolto, intensivo, a tratti asettico. Le linee, i vettori compositivi e i morbidi volumi, giocati tra l’inconsistenza e la monumentalità, sono scolpiti dalla luce. Mentre la calibratura del vuoto si congela in un istante sospeso.
L’immagine risulta sfuocata da una miopia dello sguardo e il realismo è filtrato, non aderente: l’artista mette gli accenti alla natura, la integra e l’approfondisce. Il naturalismo di Vittur mente sulla sua attitudine imitativa. L’atmosfera rarefatta corregge il realismo, inclinandolo verso il simbolico e il mentale. Nella mollezza di un perenne “primo inverno” bergmaniano, l’habitat umano ritorna a essere un luogo, anonimità e perfetta identità, colto in una sorta di vuoto originario. Una strana serenità apparente sembra ricostruire il peso (metafisico?) delle cose, mentre un sotterraneo sentimento d’irrequietezza e metastabilità gonfia la tensione di un nervosismo d’attesa.
Lunghi tagli prospettici à la Edward Hopper e luci taglienti dalla consistenza artificiale inquadrano gli ambienti in una geometria ordinata, mentre il virtuosismo tecnico della pennellata -il cui frutto è un trattamento dell’immagine e un colorismo fotografico simili a quelli del ciclo 18 ottobre 1977 di Gerhard Richter– si appoggia su un uso del colore scarno e ponderato, che oscilla tra la bicromia pastello e la monocromia di un pervasivo grigio plumbeo. Vittur sembra allinearsi, con tradizionale originalità, a quella nouvelle vague iperclassica ed esistenzialista che attraversa l’ultima generazione dell’arte italiana. Due nomi per tutti: Giulio Durini e Federico Guida.
Calus Vittur - Senza titolo - 2007 - olio su tela - cm 100x80
Un fitto sospiro attraversa le tele della personale comasca. Il clima crepuscolare, il senso della mancanza e dell’impossibilità dell’afferramento, entrambi palpabili, rendono i luoghi di Vittur ovattati e ronzanti. Aria densa, tronchi pallidi come cenere, nubi filacciose e torve attraversate da lontani squarci di luce livida mettono in scena una leggerezza cullante. E, segretamente, una dolce sensazione di disequilibrio.

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dal 6 ottobre al 3 novembre 2007
Claus Vittur
Roberta Lietti Arte Contemporanea
Via Armando Diaz, 3 (centro storico) – 22100 Como
Orario: da martedì a sabato ore 10.30-12 e 15.30-19
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 031242238; info@robertalietti.com; www.robertalietti.com

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