29 luglio 2010

fino al 30.IX.2010 Guillaume Paris Milano, Effearte

 
Un vero e proprio magical mystery tour nei vicoli abbacinanti della società dei consumi. Tra finzioni orchestrate in vesti plausibili e realtà tanto patinate da sembrare ottusamente false...

di

Sul tema del “siamo ciò che comperiamo / siamo
ciò che consumiamo” si vanno cimentando in tanti, da che Andy Warhol e i suoi accoliti
hanno truffato la dogana, segnando il passo del contrabbando semiotico di
materiali fra le terre dell’arte e quelle della grafica pubblicitaria.

Analoghi percorsi ha preso da almeno vent’anni
anche Guillaume Paris (Abidjan, 1966; vive a Parigi), a Milano per portare una
precisa elezione di lavori concepiti e maturati nell’ultimo decennio. Uno
sguardo ad ampio spettro, che abbraccia un’eccezionale vivacità semantica,
considerato il ricorso indifferente a manipolazioni fotografiche, computer
grafica, scultura e stampe; uno sguardo che irride e irradia in profondità la
civiltà del surplus economico e alimentare, ironizzando più sulla ridondanza di
simboli e segni che accompagna il mercato, piuttosto che sulla sua chiara natura
di crapulone incredulo e alla fine patetico.

Ecco quindi i giochi optical in 3D,
irriproducibili in fotografia, con le fiammelle di Inferno (XL) che danzano bugiarde
davanti allo sguardo, vive come gli occhi dei quadri nei castelli di Scooby
Doo; ma soprattutto ecco l’ironico svilimento dei valori più alti, regrediti a
giocosa parodia commerciale.

Con una suorina biancovestita al pari di un
guerriero Jedi, pronta a incrociare i laser con Darth Vader; con il versetto
3,23 della Prima Lettera di San Paolo ai Romani, dove il monito più truce (“Tutti
hanno peccato e sono privi della Gloria di Dio
”) viene ricondotto
all’universo visuale delle scatole da detersivo – e qui davvero suona nella
memoria Warhol, quello di Brillo.

È un approccio giocoso e divertito quello di
Paris, che non può quindi non suscitare una contagiosa, irriverente empatia.
Brillante la grande sagoma plastica di Icone III, che riproduce in
scala 1:1 la confezione con cui potrebbe essere venduto, infilato nella
rastrelliera di un supermercato, un angelo; parodia di un sarcofago
tragicamente vuoto, ennesima oggettivazione del rapporto sempre più stressato
tra contenuto e contenitore.


Ribaltamenti della prospettiva: in senso sostanziale,
ma anche formale. Pensiamo alle sue silhouette “in negativo”: ritagli di carta
dove la scena è leggibile considerando la parte bianca e non quella nera, che
pure tira a sé un occhio abituato per convenzione al contrario. Ma pensiamo
anche a Burning Bush, dove la macchina fotografica, nel cogliere le volute di
fuoco di un arbusto in fiamme, legge le plastiche e fluide rotondità di un
involontario fungo atomico. Pescando una catena infinita di riferimenti
incrociati e subliminali, che vanno dal roveto ardente di Mosé alla pretesa
onnipotenza di G.W. Bush. Rivelando come riferimenti alti e bassi, arcani e
immediati, possano oggi degradarsi eppure esaltarsi a vicenda, in una continua
marmellata di stimoli visivi.

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francesco sala

mostra visitata il 12 giugno 2010


dal 20 maggio al 30 settembre 2010

Guillaume Paris – Miracolo, Mistero, Autorità

a cura di Chiara Guidi

Galleria Effearte

Via Ponte Vetero, 13 (zona Brera) – 20121 Milano

Orario: da martedì a venerdì ore 15-19; sabato su appuntamento

Ingresso libero

Info: tel. +39 0289096534; info@effeartegallery.com; www.effeartegallery.com

[exibart]

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