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01
dicembre 2009
fino al 31.I.2009 Steve McCurry Milano, Palazzo della Ragione
milano
Che colore ha il silenzio? Qual è la luce di uno scenario di guerra? Che volto ha la vita dove tutt’intorno è povertà e violenza? C’è “bellezza” sull’abisso del dolore? Un viaggio a Sud-Est...
Un viaggio a Sud-Est seguendo tracce di “vita, colore, luce”. Steve McCurry (Philadelphia, 1950) usa queste tre parole per raccontare un instancabile
cammino nel mondo in compagnia della sua macchina fotografica.
Allestita nell’elegante cornice di Palazzo della Ragione,
l’imponente personale dedicata al maestro della fotografia si compone di circa
240 scatti realizzati nel ventennio 1989-2009 in Afghanistan, India, Tibet,
Birmania… “Sempre con cuore e mente aperti”, ribadisce.
Un percorso non semplicemente antologico ma “interattivo” – sottolinea la curatrice Tanja
Solci – per amplificare l’opera dell’artista, e realizzato con un allestimento
degno di menzione, in cui una sapiente architettura di luci e ombre porta il
visitatore a perdersi piacevolmente tra immagini sospese nello spazio e a muoversi
tra luoghi, volti, occhi, paesaggi magnifici di un tempo impalpabile.
Cinque fasci di luce rossa disegnano sul pavimento gli
spazi concettuali attraverso cui viaggiare, partendo da “l’Altro”, passando per
“il Silenzio e il Viaggio”, la “Guerra”, la “Gioia”, l’“Infanzia”, “la
Bellezza”, e infine quattro sezioni brevi: “Aids”, “Monsoon”, “Portraits” e “Arms
and Connection”. Nessuna rigida separazione tra le aree, però; tutto scorre in
modo fluido e straniante al tempo stesso, proprio come la vita. Come le cose
del mondo che si susseguono, macinando contraddizioni, improvvisi bagliori,
quiete e tenebre deliranti.
Si pensi all’incredibile esperienza – raccontata dallo
stesso McCurry – del passaggio da un momento di “silenzio” sublime (il viaggio
in Tibet) al caos agghiacciante solo un giorno dopo, a New York, l’11
settembre 2001.
L’installazione progettuale di Sud Est agevola l’interazione fra spazio
e spettatore. All’ingresso, la messa in scena decanta l’incontro con “l’Atro”. I
volti si ripetono: “Osservare un viso”, spiega McCurry nei testi che accompagnano il percorso,
“è come guardare dentro un pozzo, sul fondo si compone un riflesso, ed è
l’anima che si lascia intravedere”.
Così, proprio come tra centinaia di specchi, lo spettatore
può scegliere di vagare seguendo i “riflessi” e magari nei riverberi sentirsi
“guardato”. Si pensi ai volti del ciclo La Bellezza. Ma soprattutto all’Infanzia: bambini-soldato armati contro
una realtà ancora troppo distante dalla Dichiarazione dei diritti del
fanciullo, promulgata
dall’Onu nel 1959.
Come il libro di viaggio per antonomasia, il Milione di Marco Polo, in cui l’elemento
principale del racconto è la scoperta delle “meraviglie”, la mostra è
innanzitutto incontro con meraviglie e ancora meraviglie. Siano esse storie di
“ultimi” dallo sguardo immenso o sfondi incontaminati dall’orizzonte
ineffabile.
Ecco, la fotografia si fa qui strumento epifanico per
rivelare un incantesimo: la vita.
cammino nel mondo in compagnia della sua macchina fotografica.
Allestita nell’elegante cornice di Palazzo della Ragione,
l’imponente personale dedicata al maestro della fotografia si compone di circa
240 scatti realizzati nel ventennio 1989-2009 in Afghanistan, India, Tibet,
Birmania… “Sempre con cuore e mente aperti”, ribadisce.
Un percorso non semplicemente antologico ma “interattivo” – sottolinea la curatrice Tanja
Solci – per amplificare l’opera dell’artista, e realizzato con un allestimento
degno di menzione, in cui una sapiente architettura di luci e ombre porta il
visitatore a perdersi piacevolmente tra immagini sospese nello spazio e a muoversi
tra luoghi, volti, occhi, paesaggi magnifici di un tempo impalpabile.
Cinque fasci di luce rossa disegnano sul pavimento gli
spazi concettuali attraverso cui viaggiare, partendo da “l’Altro”, passando per
“il Silenzio e il Viaggio”, la “Guerra”, la “Gioia”, l’“Infanzia”, “la
Bellezza”, e infine quattro sezioni brevi: “Aids”, “Monsoon”, “Portraits” e “Arms
and Connection”. Nessuna rigida separazione tra le aree, però; tutto scorre in
modo fluido e straniante al tempo stesso, proprio come la vita. Come le cose
del mondo che si susseguono, macinando contraddizioni, improvvisi bagliori,
quiete e tenebre deliranti.
Si pensi all’incredibile esperienza – raccontata dallo
stesso McCurry – del passaggio da un momento di “silenzio” sublime (il viaggio
in Tibet) al caos agghiacciante solo un giorno dopo, a New York, l’11
settembre 2001.
L’installazione progettuale di Sud Est agevola l’interazione fra spazio
e spettatore. All’ingresso, la messa in scena decanta l’incontro con “l’Atro”. I
volti si ripetono: “Osservare un viso”, spiega McCurry nei testi che accompagnano il percorso,
“è come guardare dentro un pozzo, sul fondo si compone un riflesso, ed è
l’anima che si lascia intravedere”.
Così, proprio come tra centinaia di specchi, lo spettatore
può scegliere di vagare seguendo i “riflessi” e magari nei riverberi sentirsi
“guardato”. Si pensi ai volti del ciclo La Bellezza. Ma soprattutto all’Infanzia: bambini-soldato armati contro
una realtà ancora troppo distante dalla Dichiarazione dei diritti del
fanciullo, promulgata
dall’Onu nel 1959.
Come il libro di viaggio per antonomasia, il Milione di Marco Polo, in cui l’elemento
principale del racconto è la scoperta delle “meraviglie”, la mostra è
innanzitutto incontro con meraviglie e ancora meraviglie. Siano esse storie di
“ultimi” dallo sguardo immenso o sfondi incontaminati dall’orizzonte
ineffabile.
Ecco, la fotografia si fa qui strumento epifanico per
rivelare un incantesimo: la vita.
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Steve McCurry
– Sud-Est
a cura di Tanja Solci
Palazzo
della Ragione
Piazza dei Mercanti (zona Duomo) – 20123 Milano
Orario: lunedì ore 14.30–19.30; da martedì a domenica ore 9.30–19.30; giovedì
ore 9.30–22.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Ingresso: intero € 6; ridotto € 4/3
Info: news@sudest57.com;
www.sudest57.com
[exibart]