28 luglio 2004

fino al 5.IX.2004 Biennale Internazionale di Fotografia Brescia, sedi varie

 
Un progetto titanico, una parata di mostre che coinvolge tutta la città: dalle istituzioni pubbliche alle gallerie private, passando per l’Accademia e le vinerie. Dall’itinerario storico agli autori contemporanei Il tutto orchestrato da un onnipresente Ken Damy…

di

Un consiglio pratico prima delle considerazioni di merito: poiché le mostre sono allestite in un numero assai elevato di sedi, in gran parte chiuse in mattinata, occorre programmare una trasferta bresciana operando una selezione, poiché vederle tutte è quasi impossibile. D’altronde -qui entriamo nel vivo delle valutazioni “contenutistiche”- il taglio museale di parecchie personali e collettive non farà disperare il completista che ami l’arte contemporanea. Insomma, da questo angolo visuale, la rassegna non è così ricca come parrebbe. Se l’intento è ripercorrere la storia della fotografia, si può tracciare un itinerario che, per esempio, non può esentarsi dalla colta rassegna dedicata alle Photogravures di Camera Work, oppure dalla curiosa collettiva Brescia – Cairo o ancora dal Privato veneziano, che compie una traversata dal 1850 al 2000, includendo scatti di artisti come Nan Goldin e Occhiomagico. Marina abramovic - Human receivers
Se però l’interesse è rivolto a una ricerca più contaminata, il consiglio va in direzione di due altre esposizioni, una collettiva e una personale. Il primo appuntamento è Contempor’art, sottotitolato con eloquenza “Dal privato al pubblico” e -come scrive il curatore Piero Cavellini- volto a “dare una giusta collocazione alle opere, per evidenziare la militanza pubblica del sistema privato dell’arte”.
Sono state perciò le galleria private a proporre gli artisti, così da dar vita a una rassegna stimolante. Fra le opere, le milanesi Paolo Curti & Annamaria Gambuzzi e Artra hanno presentato rispettivamente i lavori di Franco Vaccari e John Hilliard, mentre la torinese Photo & Contemporary ha proposto Sandy Skoglund e Georges Rousse. L’elenco sarebbe lungo, e ci limiteremo a segnalare ancora un magnifico scatto di Candida Höfer (Alberto Peola, Torino), il sempre spettacolare Robert Gligorov (Galleria Pack, Milano) e la fotografia su carta metallizzata di Sandrine Nicoletta (Galleria Neon, Bologna). Doveroso citare i bresciani, con Minini che presenta la svizzera Beat Streuli e cinque lavori della serie Human receivers di Marina Abramovic, oltre alla personale di Elisabetta Catalano in galleria. Mentre Fabio Paris è presente in rassegna con Armida Gandini, 0100101110101101.org (Bruno Muzzolini - Trappola per occhi 2 - 2003 dei quali si possono finalmente vedere sette dei dieci scatti della Morte dell’artista inesistente, 1999) e Bruno Muzzolini. Di quest’ultimo (Brescia, 1964), una superba personale è visitabile in galleria, con sviluppi più o meno recenti della serie delle Trappole per occhi (2003-04), oltre a un video e un’installazione del medesimo progetto. Un percorso che cattura la visione in tre minuti di scongelamento altamente ansiogeno, con le trappole temporaneamente bloccate dal ghiaccio. E nelle fotografie Muzzolini coglie non tanto l’attimo prima del fatale scatto, bensì quello in cui la sedimentazione dell’acqua solida crea disegni grafici di un lirismo esasperante. “Macchine desideranti”, racconta l’artista, sognando altresì un incontro immaginifico fra percezione dello spettatore ed erotismo batailliano. Un lavoro che va seguito con attenzione, un’apertura alla fotografia di ricerca che, purtroppo, non ha molti emuli in Italia.


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0100101110101101.org e “Nikeground”

marco enrico giacomelli
mostra visitata il 21 luglio 2004


Biennale Internazionale di Fotografia
A cura di Ken Damy
Ingresso: intero cumulativo € 10
Orari: si contatti il servizio informazioni, anche per quanto riguarda il periodo estivo di chiusura delle singole sedi
Info: tel. 030-3774829; info@museokendamy.com; www.museokendamy.com
Catalogo Edizioni del Museo “Ken Damy”, € 30

Elenco mostre

Luis Gonzales Palma / Le photogravures di Camera Work / Lucien Hervé
Santa Giulia Museo della Città

Contempor’art
Palazzo Bonoris

Privato veneziano
Sala Ss. Filippo e Giacomo

Brescia – Cairo
Palazzo della Loggia, salone Vanvitelliano

Ugo Mulas
Università Cattolica, sala Chizzolini

Jean Janssis
Laba, Libera Accademia di Belle Arti

Duane Michals
Museo Ken Damy

Rafael Navarro
Atelier degli Artisti

Giovanni Sesia
Galleria Ucai

Elliott Erwitt
Galleria dell’Incisione

Elisabetta Catalano
Galleria Massimo Minini

Joe Oppedisano
Immagina di Stile

Bruno Muzzolini
Fabio Paris Art Gallery

Michelangelo Consani
Galleria Desart

Eikoh Hosoe
Associazione culturale La Parada

Homo viator
Chiostro di San Francesco

Altre mostre sono allestite in “spazi alternativi”, si veda il programma completo


[exibart]

9 Commenti

  1. ci sono veramente delle belle mostre di autori piu’ o meno importanti.
    splendido il lavoro di elisabetta catalano da
    massimo minini, tra i giovani spicca michelangelo consani

  2. caro meg, la liquidi in fretta una biennale di fotografia come questa eh? Siete dei professionisti della “superficie”…
    e poi puoi “finalmente vedere gli scatti della morte dell’artista inesistente” su http://www.rotten.com
    p.s.: davvero grande bruno muzzolini, complimenti.

  3. caro good & save,
    se avessi avuto intenzione a priori di liquidare la biennale bresciana non ci sarei manco andato, prendendo un giorno di ferie il 21 luglio anziché andare al mare!
    quanto al sito a cui rimandi, in effetti sono stato poco chiaro: ovviamente le foto sono visibili on the web, ma intendevo dire che non erano mai state esposte “fisicamente” in una mostra.
    saluti,
    marco

  4. caro meg, capirai che sforzo da parte dei fantomatici 01.org nello stampare qualche 10×15 scaricato da internet ed esposto in una Biennale Internazionale di Fotografia (nome altisonante!). Personalmente non credo che basti la trovatina che hanno avuto per dare dignità di opera d’arte al loro lavoro. E il lavoro di un critico dovrebbe essere anche questo: evitare ingenuità tipo “si possono finalmente vedere sette dei dieci scatti ecc…” e guardare alla SOSTANZA di un lavoro artistico che oltre all’idea deve comportare una buona dose di capacità tecnica ed inventiva.
    Gia’ solo il fatto di non aver scattato quelle foto, dire orribili, e di aver avuto il cattivo gusto di presentarle in un contesto del genere “tanto per fare”, squalifica il lavoro stesso.
    buon lavoro
    good & save

  5. caro bad & ugly, e’ grazie alla superficialita’ di commenti come i tuoi nei confronti di un’analisi seria dei fatti che l’arte e la critica d’arte stanno andando a fare in c***.
    Vacci pure tu.
    salutiiiiiiiiiiiii

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