02 febbraio 2007

fino al 9.IV.2007 Nefer. La donna nell’antico Egitto Milano, Palazzo Reale

 
Sacerdotesse, regine, imprenditrici, colte e in carriera. Ritratto della donna egizia in duecento reperti nel segno del culto per la bellezza. Tra gioia di vivere e sguardi malinconici verso l’aldilà...

di

“Prendi moglie mentre sei giovane, che lei faccia un figlio per te. Lei dovrebbe procreare per te mentre sei giovane. Felice è l’uomo i cui figli sono tanti, egli è rispettato per la sua progenie”. Stando a questa raccomandazione, presente nell’Insegnamento di Any, non parrebbe certo che alla donna dell’Antico Egitto fosse riservata una sorte troppo diversa da quella delle sue sorelle di ogni tempo. Una donna la cui esistenza acquistava valore solo in rapporto a quella del maschio e si esauriva nel compito di moglie e madre. In realtà, il vetusto scritto è come il proverbiale bicchiere mezzo vuoto. L’altra parte, quella piena, è più sorprendente.
Vedere, per credere, la mostra Nefer. La donna nell’Antico Egitto, che ha appena aperto i battenti a Milano. Si viaggia indietro nei secoli, fino all’epoca remota dei Faraoni, ma quella che si incontra osservando i gioielli, i sarcofagi, le parrucche, le statue esposte è una donna a tutti gli effetti “moderna”, capace di organizzarsi per tener casa e accudire i figli ma anche per far “carriera”, conscia del potere della sua bellezza. Questo ritratto rassicurante si riferisce soprattutto alle élite del tempo, alle sacerdotesse e alle regine, alle mogli degli scribi e alle compagne dei funzionari di corte. Ma se le first ladies godevano di un trattamento speciale, anche le donne delle classi meno abbienti potevano far valere diritti che le rendevano privilegiate rispetto alle loro cugine dell’antichità.
La legge egizia poneva la donna sullo stesso piano dell’uomo, quindi poteva esercitare il possesso di beni e disporne a piacimento: ecco allora imprenditrici ante litteram porsi alla testa di aziende commerciali, comprare e vendere prodotti e spedire per il Mediterraneo agenti per aumentare il giro d’affari. Del resto, le egiziane sapevano leggere, scrivere e far di conto, studiavano quanto i maschi e a volte riuscivano a soffiar loro il posto nella casta degli scribi o dei sacerdoti.
Cofanetto per gioielli e cosmetici - Primo Periodo Intermedio, XII dinastia, 1900 a.C. circa - provenienza El-Kubanieh cofanetto in legno e avorio; vasetti in alabastro; gioielli in rame, corniola, ametista e turchese cofanetto: h. 12,5 cm, largh. 17 cm, prof. 10 cm - KHM, Vienna
La bravura non poteva però essere separata, per gli egizi, da un’altra dote eccezionale e cioè Nefer, la Bellezza. Il modello estetico cui aspiravano le egiziane non era tanto lontano dal nostro: figura snella, pelle ambrata, braccia sottili, fianchi ampi ma non grossi e seni rotondi e pieni. Per avvicinarsi, non lesinavano sui prodotti, dal khol nero che allungava gli occhi alle parrucche elaborate, dalle essenze ai balsami, dai gioielli agli abiti più ricercati. E Nefer, la Bellezza per antonomasia, ritorna nei nomi di due regine passate alla leggenda come sue personificazioni: Nefertiti, moglie di Amenofi IV, e Nefertari, compagna di Ramsete II.
La storia raccontata dalla mostra è dunque una storia di donne a tutto tondo. Di sacerdotesse capaci di incantare –come Takhae, di cui vediamo la stele funeraria- col magico suono del sistro. Di dee come Iside, Nut, Sekhmet, Bastet, di cui ammiriamo le svariate personificazioni. Di regine solitarie come Tausert o Hatshepsut, che governò per 17 anni contribuendo alla fioritura della XVIII dinastia.
Tra i pezzi più belli tra i 200 esposti ci sono 20 sarcofagi provenienti dal Museo Egizio di Torino. Da questi corredi colpiscono le colorate pitture, l’armonia delle forme e la raffinatezza dei gioielli, ma da quei cofanetti per il trucco, da quelle maschere funerarie d’oro (perché, recita un testo, L’essere di luce è destinato al cielo) prorompe il grido di chi, attaccato alla vita, non si rassegna all’ineluttabilità della fine e cerca di preservare la sua bellezza oltre l’eternità del tempo.

elena percivaldi
mostra visitata il 26 gennaio 2007


Nefer. La donna nell’antico Egitto
Milano, Palazzo Reale, Piazza Del Duomo 12i
Orari: lunedì dalle 14.30 alle 19.30; da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30, il giovedì dalle 9.30 alle 22.30. Ingresso € 8 intero, € 6 ridotto. Informazioni: 02 29010404. Catalogo Federico Motta Editore, a cura di Elvira D’Amicone e Elena Fontanella, pp. 288, € 45.
Visite guidate a cura di Ad Artem, info e prenotazioni: tel. 02 6597728, fax 02 6599269, info@adartem.it – Sito web: www.adartem.it


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2 Commenti

  1. Questa mostra questo articolo, mi fanno venire in mente due riflessioni:
    Finalmente dopo secoli di denigrazione, ispirata dalla cultura cattolica che faceva notare nella cultura egizia solo l’aspetto legato alla morte e alla magia, inizia ad emergere una visione più corretta di questa cultura che ci fa apprezzare la sua eleganza, ed equitè (in relazione all’epoca storica), e fa conoscere, in molti casi, le profonde intuizioni che peraltro il cristianesimo ha ripreso a piene mani.
    La seconda è che la bellezza e la femminilità sono un valore, che nell’ambito della parità fra i sessi, va rivalutato e apprezzato.

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