04 febbraio 2008

fino all’8.II.2008 Ugo La Pietra Milano, Fondazione Mudima

 
In mostra a Milano, l’ampia retrospettiva di un artista eclettico. Che transita nelle arti visive declinando una creatività multilaterale. Come la strega, attraversa i secoli a cavallo della sua scopa...

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Abitare è essere dovunque a casa propria”. Non faremmo un torto a Ugo La Pietra (Bussi sul Tirino, 1938; vive a Milano) se giudicassimo tale aforisma un limpido esempio di comunicazione creativa: artista, designer, architetto, film maker, musicista, fondatore di pubblicazioni periodiche, La Pietra ha attraversato e attraversa con stile proteiforme le variegate applicazioni della creatività, considerandosi un ricercatore nelle arti visive e non solo, dal momento che è anche clarinettista. La Fondazione Mudima dedica un’ampia retrospettiva -copre un quarantennio di attività- a un artista cha ha esposto, fra l’altro, alla Biennale di Venezia, al MoMA e al Centre Pompidou.
Lo slogan citato in apertura rappresenta l’epitome de La riappropriazione della città, manifesto programmatico da Internazionale Situazionista datato 1975 e tradotto nell’installazione Paletti e catene del film Interventi urbani per la trasformazione della città di Milano. Dar conto della compenetrazione di spazio pubblico e spazio privato per ri-territorializzare un paesaggio urbano percepito come limite allo spontaneismo e alla vitalità creativa. Dice l’artista: “I luoghi in cui viviamo ci vengono continuamente imposti, in realtà lo spazio in cui operiamo può esistere solo come modello mentale che viene modificato continuamente dall’esperienza. Occorre cercare la forma che nasce dalle nostre esperienze invece che dagli schemi imposti”.
Ugo La Pietra - Il sistema disequilibrante. Immersione, colpo di vento - 1969 - microambiente - courtesy Fondazione Mudima, Milano
Che fare? Abolire la barriera fra le suddette categorie spazio-comportamentali, compromettendole. Figura di spicco della stagione milanese “sessantiana” con il Gruppo del Cenobio –Sordini, Verga, Vermi e Ferrari-, La Pietra passa attraverso la sperimentazione informale (Per un minimo sperimentale simbolico), teorizza la dottrina del Sistema disequilibrante con cui analizzare le condizioni ambientali e sociali in cui vive la collettività, applicandola poi all’intervento urbano con i progetti delle Immersioni.
Dice La Pietra di disdegnare il timbro piatto dell’acrilico. Infatti, i lavori della stagione informale sono tutti oli su tela, molto materici e segnici. E, anche quando fa ricorso all’acrilico, il risultato finale è rappresentato da lavori pastosi e quasi tattili, che non sembrano affatto creati con tale medium.
Ugo La Pietra - La mia territorialità. Libro aperto - 2000 - ceramica - courtesy Fondazione Mudima, Milano
Esempio: la serie vagamente surrealista di Interno/Esterno (anni ‘70 e ’80) e La nuova territorialità (anni ‘90 e 2000), dove il multiforme ingegno affronta in anticipo sui tempi l’antinomia global versus glocal occasionata dalla costituenda Europa unita anche con ceramiche -La Pietra è artista in toto-, disegni e installazioni (Europa Unita? , Europa divisa e unita, Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare). Cosa ne avrebbe detto Jacques Delors?

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dal 10 gennaio all’otto febbraio 2008
Ugo La Pietra – Dal minimo sperimentale simbolico alla nuova territorialità: 1962-2008
Fondazione Mudima
via Tadino, 26 (zona Lima-Porta Venezia) – 20124 Milano
Orario: da lunedì a venerdì ore 11-13 e 16-19.30
Ingresso libero
Catalogo a cura di Vittorio Fagone
Info: tel. +39 0229409633; fax +39 0229401455; info@mudima.net; www.mudima.net

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