23 giugno 2025

Da Pitti Uomo a Firenze la storia della moda e il suo futuro

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Con la mostra sulla storia della moda italiana e la 108ma edizione di Pitti Uomo, a Firenze va in scena un vivido dialogo tra la storia dell'alta sartoria e gli immaginari contemporanei internazionali

Moda in Luce, veduta della mostra, Palazzo Pitti, Firenze, 2025, ph. Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi ‐ Ministero della Cultura

Firenze ha aperto il mese della moda uomo con due importanti manifestazioni dove la moda è al centro: la Galleria del Costume di Palazzo Pitti si trasforma in una macchina del tempo per raccontare 30 anni cruciali della storia della moda italiana con la mostra Moda in Luce 1925–1955. Alle origini del Made in Italy. Contestualmente Pitti Uomo è arrivato alla sua 108ma edizione, presentando 740 espositori e quasi 130 eventi in calendario.

L’incontro tra la mostra storica della Galleria del Costume e l’attualità di Pitti Uomo crea un dialogo potente: se Moda in Luce ricostruisce la nascita del sistema moda italiano tra artigianato, estetica e comunicazione, la Pitti contemporanea ne declina l’eredità costruendo nuovi linguaggi, geografici e visivi, spinti dall’ibridazione e apertura alle nuove generazioni.

Pitti Immagine Uomo 108, le immagini del Salone

Un viaggio alle origini del Made in Italy, a Palazzo Pitti

Fino al 28 settembre 2025, le sale della Galleria del Costume di Palazzo Pitti ospitano la mostra Moda in Luce 1925–1955. Alle origini del Made in Italy, promossa dal Ministero della Cultura, organizzata da Archivio Luce Cinecittà in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi e curata da Fabiana Giacomotti, un racconto affascinante tra estetica, industria, innovazione e identità nazionale.

Il progetto espositivo si configura come un’operazione culturale inedita: un mosaico visivo e narrativo che intreccia 50 capi e accessori originali, materiali audiovisivi, fotografie rare, documentari e cinegiornali provenienti dall’Archivio Luce – molti dei quali mai visti prima – per riscoprire un periodo spesso trascurato dalla storiografia della moda. Un tempo in cui l’eleganza italiana si affermava silenziosamente, ben prima della leggendaria sfilata nella Sala Bianca del 1952.

Moda in Luce, veduta della mostra, Palazzo Pitti, Firenze, 2025, ph. Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi ‐ Ministero della Cultura

Attraverso quattro sale, la mostra mette in luce il fermento creativo che animò l’Italia tra le due guerre e nel secondo Dopoguerra: dalla sperimentazione tessile alla nascita di maison leggendarie, dai primi esempi di marketing alla comunicazione di moda attraverso cinema e fotografia. L’Archivio Luce si conferma protagonista assoluto, custode di una memoria collettiva che restituisce voce e immagine alle grandi trasformazioni del gusto e del costume. «I materiali dell’Archivio Luce costituiscono il cuore visivo e narrativo di questa mostra», sottolinea Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà. «Attraverso cinegiornali e fotografie emergono le ambizioni, le contraddizioni e i traguardi della moda italiana».

Moda in Luce, veduta della mostra, Palazzo Pitti, Firenze, 2025, ph. Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi ‐ Ministero della Cultura

Il percorso espositivo abbraccia nomi iconici come Fortuny, Biki, Carosa, Simonetta Visconti, le sorelle Fontana ma anche maison scomparse come Ventura, Gandini, Montorsi, in un dialogo che comprende protagonisti della tradizione e pionieri della modernità. Accanto a loro, compaiono le firme che avrebbero fatto la storia del Made in Italy: Gucci, presente con una rarissima borsa da sera degli anni Venti; Ferragamo con il rivoluzionario “sandalo invisibile” del 1947; ed Emilio Pucci, ancora etichettato semplicemente “Emilio”. I capi e gli accessori esposti provengono in parte da prestigiosi musei, come i Musei Boncompagni Ludovisi e Palazzo Madama, e in parte da archivi di impresa o di privati.

La mostra rivela una geografia diffusa della creatività, ben lontana dal mito esclusivo di Firenze: Venezia, Milano, Torino sono epicentri di fermento già dagli anni Venti e Trenta, come dimostrano episodi storici come la prima sfilata congiunta di moda italiana e francese a Venezia nel 1926, o la nascita a Torino dell’Ente Nazionale della Moda nel 1935.

Moda in Luce, veduta della mostra, Palazzo Pitti, Firenze, 2025, ph. Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi ‐ Ministero della Cultura
Moda in Luce, veduta della mostra, Palazzo Pitti, Firenze, 2025, ph. Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi ‐ Ministero della Cultura

«La genesi della moda italiana riflette la storia del Paese», ricorda Fabiana Giacomotti, curatrice della mostra. «Un trentennio nel quale si forma la coscienza critica e storica dello stile italiano, si consolida l’orgoglio di appartenenza, si struttura l’industria e la filiera, secondo un modello rimasto unico al mondo».

Moda in Luce non si limita a celebrare l’eleganza di un’epoca. L’intento è restituire dignità e visibilità a un periodo fondativo ma spesso marginalizzato, che ha posto le basi per l’affermazione globale del Made in Italy. «Questa mostra permette di calare gli abiti in un contesto che li rende vivi», afferma Simone Verde, direttore delle Gallerie degli Uffizi. «L’immagine come mezzo documentario ci aiuta a comprendere la funzione sociale dell’abito oltre la sua apparenza estetica».

La versione restaurata del documentario Sette canne per un vestito (1948) di Michelangelo Antonioni, accanto ai materiali firmati da Romolo Marcellini e Roman Vlad, arricchisce ulteriormente l’esperienza, rivelando la sinergia tra moda e cinema nella costruzione di un’immagine nazionale forte, riconoscibile e seducente.

Moda in Luce, veduta della mostra, Palazzo Pitti, Firenze, 2025, ph. Emanuele Antonio Minerva e Agnese Sbaffi ‐ Ministero della Cultura

Pitti Uomo 108, il salone simbolo della moda maschile

Un’edizione che ha chiuso in positivo grazie ai numeri di visitatori e al mix di designer, che hanno riscosso successo e tanta attenzione. Solo per citarne alcuni, molto apprezzati da addetti ai lavori i guest degli eventi speciali promossi da Pitti: da Homme Plissé Issey Miyake, ospite d’onore con uno straordinario, molteplice evento – mostra e sfilata – a Villa La Petraia; la prima sfilata del brand coreano PAF – Post Archive Faction, guest designer in Stazione Leopolda, che ha ospitato anche lo special event firmato dal marchio giapponese di ricerca Children of the Discordance; fino al debutto nel menswear del talento italiano Niccolò Pasqualetti, presentato con una sfilata al Teatro del Maggio che ha incantato stampa e buyer.

Pitti Immagine Uomo 108, le immagini del Salone

Alla Villa Medicea della Petraia, la collezione Amid Impasto of Horizons di Homme Plissé Issey Miyake ha trasceso la moda per diventare esperienza sensoriale: una “pittura en plein air”, con tasche per pennelli, parka con grucce integrate e policromia che rincorre la luce italiana. Per l’occasione il brand ha immaginato due momenti distinti, pensati per raccontare in sinergia il processo creativo che ha dato vita all’ultima collezione.

Homme Plissé

Se da un lato si è tenuto lo show vero e proprio, dall’altro c’è stata la mostra sul lavoro di plissettatura, considerata da sempre la tecnica sartoriale distintiva della maison. Un progetto che ha esplorato i punti d’incontro fra la cultura giapponese e quella italiana, che celebra l’artigianalità dei capi e la loro essenziale innovazione.

Post Archive Faction PAF

Niccolò Pasqualetti ha proposto un guardaroba stratificato, dove uniformi, workwear e trasparenze convergono in look modulari e innovativi, pantaloni aperti, costumi da bagno indossati sopra capi sartoriali, gioielli integrati in abiti cari al sé contemporaneo. Molto interessanti anche le collezioni di Post Archive Faction – PAF, con la sua performance-installazione onirica e suggestiva, e lo show di Children of the Discordance, con un linguaggio che supera le categorie tradizionali di genere e territorio.

Children of the Discordance

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