-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Gli anni ’90 sono tornati alla ribalta. E non solo nelle vetrine dei negozi ma, da gennaio, anche al museo. Dal 19 gennaio 2022, il MFit-Museum at fit del Fit-Fashion institute of technology di New York inaugurerà la mostra Reinvention and restlessness: fashion in the nineties, a cura di Colleen Hill sotto la supervisione della storica del costume Valerie Steele, attuale direttrice del MFit.
Con più di ottantacinque look e accessori parte della collezione permanente del MFit, che raccoglie oltre 50mila pezzi, la mostra punta l’obiettivo verso Alexander McQueen, Hussein Chalayan, Gucci, Calvin Klein, Helmut Lang, Maison Martin Margiela, Prada, XULY .Bët, e molti altri, sui designer che hanno sfidato l’aspetto o il funzionamento previsto dell’alta moda e che hanno svolto un ruolo importante nel gettare le basi per gli stili del ventunesimo secolo.
Secondo il museo, la galleria introduttiva della mostra evidenzierà le connessioni tra moda e cultura popolare, dalla presenza della moda in televisione alla crescente fama delle top model. Video di passerelle e spezzoni di film e programmi televisivi come Clueless e Sex and the City sono alcuni degli esempi. E la galleria principale presenterà otto importanti tendenze che hanno contribuito a definire gli anni ’90: minimalismo, grunge, ritorno al lusso, decostruzione, revival retrò, nuova tecnologia, ambientalismo e l’emergere di un guardaroba globale.
Marchi affermati hanno contribuito a rinnovare la propria immagine assumendo giovani talenti, come Tom Ford da Gucci e Alexander McQueen da Givenchy. All’estremo opposto, la “decostruzione” ha preso piede negli anni ’90 come tratto caratterizzanti di abiti dall’aspetto incompiuto e non convenzionale.
Mentre alcuni designer si spingevano oltre i limiti per creare nuovi stili ingegnosi, altri si confrontavano con una serie di influenze del passato della moda. I rapidi progressi nella tecnologia informatica e l’espansione di Internet hanno cambiato il modo in cui i vestiti venivano realizzati, indossati e consumati.
Gli sviluppi tecnologici, insieme ai cambiamenti economici e politici, hanno anche rafforzato l’interconnessione tra persone e luoghi. Nella moda, questo si è tradotto nel “guardaroba globale”, un mélange di stili con una miriade di influenze. Inoltre, l’impatto ambientale della produzione di moda si stava facendo strada nella coscienza pubblica negli anni ’90 e una manciata di designer ed etichette lungimiranti ha introdotto linee incentrate su materiali e produzione rispettosi della terra.
La mostra è accompagnata da un libro omonimo, edito da Rizzoli Electa, che comprende più di 150 immagini di fotografi come Mark Borthwick, Corinne Day, Patrick Demarchelier, Craig McDean, Nick Knight, David Sims ed Ellen Von Unwerth.
look the 90’s fashion is going to repeat again