29 giugno 2005

La seconda pelle del mondo

 
Industria e cultura, moda e costume, storia e fashion culture, Prato e Firenze. La dualità del Jeans, un mito vestito da milioni di persone. Il pantalone che s’indossa per la rivoluzione, per il ballo, per l’aperitivo, per uno spezzato cool. Usa, Francia e Italia. E’ il triangolo del jeans...

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Le mutande dei cowboy. Nei paesi scandinavi per decenni la parola jeans, difficile da pronunciare, è stata sostituita con la locuzione cowboy-boxer. Ancora oggi il sabato pomeriggio si va in centro a comprare un paio di boxer e non un paio di jeans. Scandinavia a parte, per la maggioranza degli abitanti del pianeta i jeans sono una seconda pelle, un indumento imprescindibile, un capo versatile che si declina dal feriale al festivo, da giorno e da sera.
Ben due mostre, a Firenze e a Prato (e non dimentichiamo le recenti iniziative jeansesche di Genova, città dove il tessuto è nato), ne celebrano il mito in quasi tutte le sue sfaccettature. A Prato Jeans! Le origini, il mito americano e il made in Italy si snoda negli spazi espositivi del Museo del Tessuto, totem intorno al quale si stringe lo storico -e in cerca di riscatto- distretto industriale pratese. A Firenze la navata della Stazione Leopolda, chiesa laica della contemporaneità fiorentina, L’altro jeans, mostra antologica dei primi quarant’anni di onorata carriera di Marithé e François Girbaud. Questi ultimi giullari del jeans in tempi non sospetti, anche quando era “cheap but not chic”.
La mostra pratese mette in scena circa 100 manufatti tra tessuti e capi d’abbigliamento, provenienti da collezioni italiane e straniere, che ripercorrono le tappe del jeans, i processi di lavorazione e di tintura in relazione ai mutamenti della storia del costume.
Il percorso espositivo si articola in quattro sezioni: Le origini del jeans, con abiti del XVIII sec e paramenti sacri; Il jeans in America dagli anni Venti agli anni Sessanta, Il ritorno del jeans in Italia con capi prodotti tra gli anni 50 ed 80 ed Il jeans oggi in Toscana con particolare attenzione ai trattamenti e finissaggi innovativi introdotti dalle aziende toscane. A corredo film e video-reportage di moda che certificano la popolarità del Jeans.
La mostra di Prato vede tra gli enti promotori A.N.G.E.L.O, tempio del vintage, memoria storica e archivio on sale della moda italiana. Ormai il “monumento” più noto di Lugo di Romagna, il negozio è meta di pellegrinaggi commerciali e visite eccellenti da molti anni (stilisti e loro collaboratori vanno a sbirciare in archivio per riprendere una fantasia, un taglio, una cucitura, un accostamento azzardato). Ma il jeans è un modus vivendi, un’alternativa al denim in quanto tessuto, e le due mostre toscane sono ipotesi volte a confermare il mito, quello del pantalone venuto dal West.
L’Altro Jeans si concentra sulla reinterpretazione del jeans da parte di Marithé e François Girbaud, trasformato da capo strettamente da lavoro ad indumento moda. Dopo aver modificato i materiali esistenti, i Girbaud si concentrano sullo studio di nuove materie, di trattamenti alternativi. Nessuno, prima di loro, aveva venduto dei jeans délavé.
Inventori dell’industrializzazione del Stonewash nel 1976, non esitano, trenta anni più tardi, ad elaborare il Blue Eternal (B.E), un denim indaco in grado di conservare perfettamente il colore ad ogni lavaggio. Il duo creativo ridefinisce anche la costruzione stessa del jeans, spostando l’attenzione sull’attitude, cioè sul modo di indossare il capo. L’ossessione per il cavallo, l’estrema cura per il dettaglio funzionale, la sensibilità per il taglio e per una forma sempre più ergonomica: il jeans subisce una vera e propria metamorfosi.
Lo spazio della Leopolda è stato rivisitato dal designer Kristian Gavoille. La mostra, oltre ai modelli dei Girbaud, espone anche le immagini delle campagne pubblicitarie che hanno contribuito ad alimentare il successo del marchio francese grazie a fotografi del calibro di Oliviero Toscani, Fabrizio Ferri, William Laxton, Michel Nafziger e Nadav Kander: immagini che spesso hanno lasciato un segno nella moda contemporanea, proprio come la recente interpretazione de L’Ultima Cena, scattata da Brigitte Niedermair (off limits a Milano, bastava Leonardo).
La mostra si divide in aree tematiche, segnalate da originali giganti che rappresentano le varie “jeans attitude”: Prologue American, Stonewash, Denim Research, Jean Alternative, Amérasie, Jeanealogie, De Métamorphojean au Jean de M+FG, Be Blue Eternal, Washed Words, Lazer Syndone.
Meraviglia: a vita bassa, lavati, da lavoro o di moda, un classico. Come il sesso.

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Fino al 30 novembre 2005
Jeans! Le origini, il mito americano ed il Made in Italy – Prato, MUSEO DEL TESSUTO – EX FABBRICA CAMPOLMI, Via Santa Chiara 24, +39 0574611503 (info), +39 0574444585 (fax), info@museodeltessuto.it, www.museodeltessuto.it , 10-18; 10-14 (sabato); 16-19 (domenica) – chiusa martedì (possono variare, verificare sempre via telefono) – € 4

Fino al 10 luglio 2005
L’altro Jeans – Marithé & François Girbaud – Firenze, Stazione Leopolda, Viale Fratelli Rosselli 5, +39 055212622, www.stazione-leopolda.com , 23, 24, 25 giugno 1, 2, 3 luglio _ orario 12.00 – 01.00 / 6, 7, 8, 9, 10 luglio _ orario 10.00 – 01.00 / tutti gli altri giorni _ orario 17.00 – 01.00
(possono variare, verificare sempre via telefono) – ingresso libero – http://www.pittimmagine.com


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