05 febbraio 2025

Parigi, l’alta moda tra sublime e protesta, nelle sfilate primavera-estate 2025

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L’eleganza rassicurante di Armani, il debutto di Michele per Valentino, il surrealismo di Schiaparelli e tutto quello che abbiamo visto alle sfilate Couture di Parigi per la primavera-estate 2025

Valentino

Le sfilate Couture di Parigi per la primavera-estate 2025 hanno offerto uno spettacolo in bilico tra recupero della tradizione e innovazione, un’espressione in cui l’altissimo artigianato artistico si intreccia con il desiderio di evasione e la necessità di rompere gli schemi. Oggi la couture diventa uno spazio di riflessione su cosa significhi creare moda in un mondo segnato da accelerazione e crisi. Se da un lato l’alta moda si fa enciclopedia del passato (come da Valentino) e ricerca di suprema eleganza (Armani Privè), dall’altro può diventare anche un racconto di identità e resilienza (Gaurav Gupta). Vediamo quali sono stati i momenti più significativi dell’alta moda parigina.

Armani Privé l’eleganza che rassicura

Fedele al suo DNA, Giorgio Armani sceglie un approccio più sobrio e raffinato. La sua couture sussurra anziché urlare, puntando su equilibrio e sensualità misurata. Senza cedere a mode effimere, Armani crea una collezione sofisticata, dove il vero lusso risiede nella perfezione sartoriale e nell’armonia delle forme.

Lo show ha inaugurato Palazzo Armani a due passi da Avenue Montaigne e si intitola Lumierès, per rendere omaggio alla luce e celebrare 20 anni di re Giorgio nell’alta moda. Protagonisti della sfilata i tessuti: sete impalpabili, organze che giocano con la luce, jacquard che evocano paesaggi lunari, velluti, trasparenze, ricami, decorazioni preziose e cascate di perle. Ha dichiarato lo stesso Armani: «I colori della Cina, i paesaggi della Polinesia diventano stampe e ricami di acquerellata delicatezza, l’opulenza dell’India, l’eleganza lineare del Giappone, il decoro del nord dell’Africa: in modo sempre impalpabile, appena percettibile. Come una pennellata di luce».

Il debutto di Alessandro Michele per Valentino

La collezione di Michele per Valentino è una stata definita «Uno zibaldone sartoriale che raccoglie il sapere della moda occidentale». Ogni abito è una pagina di velluto e seta, un gioco di catalogazione che invita a perdersi nel piacere dell’accumulo estetico. Le creazioni combinano rigore architettonico e leggerezza, con ricami e strutture che sembrano calcoli matematici, ma emanano un fascino organico. Michele riporta la couture alla sua essenza: arte per l’arte, bellezza per la bellezza.

Lo show è stato tra gli eventi più attesi e segna anche il ritorno del Rosso Valentino, colore iconico della maison che si moltiplica in tonalità diverse, mentre le silhouette classiche di Valentino Garavani vengono smontate e ricostruite in un dialogo tra passato e presente. Corsetti e crinoline mobili simboleggiano un corpo libero da rigidità, in un gioco di trompe-l’œil e dettagli ironici.

L’alta moda, per Michele, non è un semplice tributo alla tradizione, ma un’operazione di reinvenzione continua. Non è un caso che il designer abbia anticipato la collezione con un testo ispirato a Vertigine della lista di Umberto Eco: il suo è un gioco di catalogazione che non vuole concludersi.

Schiaparelli e l’audacia surrealista

L’ispirazione per questa collezione nasce dalla passione di Daniel Roseberry per l’antiquariato e dal ritrovamento di un negozio nel cuore della Francia dove venivano custoditi diversi nastri degli anni ’20 e ’30, molti dei quali venivano prodotti a Lione e distribuiti in tutto il mondo. Come dichiara lo stesso Roseberry: «Volevo creare qualcosa di nuovo che trovasse la sua forza nell’antico». Questi nastri sono diventati parte della collezione, dando inoltre l’ispirazione per la palette, che spazia dal burro e il verde sbiadito, fino al marrone “toast” e il grigio caldo “visone”.

In passerella abiti dalle forme sinuose e fluide, corsetti e drappeggi che vengono interrotti da plissé rigorosi. La vera sfida per Daniel Roseberry sembra essere quella di creare un cortocircuito tra passato a presente attraverso pezzi che rivelano tutta la maestria dell’atelier, l’esuberanza decorativa riletta però in chiave contemporanea.

Così un abito in velluto con spettacolari volute si indossa con i texani, un blazer sagomato a bustier termina in una millefoglie di tulle e le giacche Schiaparelli anteguerra dalle spalle severe sono ora semplificate e allungate, abbinandole a semplici gonne a colonna tagliate in sbieco in stile anni Novanta e lunghe fino al pavimento in raso doppio.

Dolce & Gabbana: l’omaggio a Parigi in nero

Stefano Gabbana e Domenico Dolce celebrano Parigi con una collezione che rende omaggio alla tradizione dell’haute couture francese, ma restando fedeli alle radici siciliane grazie all’utilizzo del nero, simbolo di eleganza e teatralità, che domina la passerella in un connubio tra classicismo e opulenza. Il duo – fresco dell’inaugurazione della mostra Dal cuore alle mani che celebra dieci anni di creazioni Alta Moda nei saloni del Grand Palais – hanno messo in scena una serie di capi veri tour de force di pizzi, ricami preziosi, cristalli, perle, incrostazioni e applicazioni di raso d’oro fissate sul tessuto come le volute lignee scolpite e applicate sulle arcate delle chiese barocche.

Un debutto in equilibrio tra devozione e sensualità in cui si alternano giacche devotamente severe per completare gonne a matita che precedono abiti corti a balze di tulle con pietre nere incastonate, bluse con balze in pizzo bianco trasparente, velette e mantelli in tulle.

Hanno dichiarato i due stilisti: «Il nero è il simbolo per eccellenza dell’eleganza siciliana, solenne ma stravagante, pura e seducente. Esporre qui è un sogno che si avvera – hanno detto – Siamo profondamente grati e onorati perché non ci consideriamo dei couturier, ma dei sarti con la passione per la bellezza del fatto a mano, l’arte dell’artigianato».

Jean Paul Gaultier e il naufragio della moda

Ludovic de Saint Sernin, guest designer per Jean Paul Gaultier, ha portato in passerella una collezione ispirata al mondo marittimo che ha chiamato Le Naufrage. Corsetti, corde e dettagli ispirati a timoni e reti da pesca si alternano a bustier strutturati e abiti sirena. Una serie di sirene dark naufragano in passerella, un po’ creature marine, un po’ zombie, che sembrano rinascere da un forziere in fondo all’Oceano. È nata una collezione dall’estetica sensuale e oscura, dove la moda diventa un gioco tra seduzione e mistero. Tra i colori più ricorrenti, diverse sfumature di grigio e blu tipiche del mare in tempesta, quel bianco che ne ricorda la schiuma e il marrone del legno. Ha chiuso la sfilata una sposa in abito bianco ricamato con piume, interpretata dalla top model Angelina Kendall.

Dopo illustri predecessori come Haider Ackermann, Simone Rocha, Glenn Martens è la volta di Ludovic de Saint Sernin, nato a Bruxelles, classe 1991, che ha fondato nel 2018 il suo brand genderless, che si caratterizza per la sensualità e una certa dose di trasgressione.

Di sicuro il giovane stilista è in perfetta sintonia con l’immaginario sexy e ribelle di Gaultier, anche se l’esecuzione degli abiti ha reso traballante questo debutto. L’alta moda non è solo forse il più libero esercizio di creatività, ma anche l’espressione più alta del saper fare e costruire un abito.

Gaurav Gupta: la rinascita tra le fiamme

La sfilata di Gaurav Gupta è un tributo alla resilienza, ispirata alla drammatica esperienza della sua compagna Navkirat Sodhi, sopravvissuta a un incendio. La collezione Across The Flame simboleggia trasformazione e rinascita, con abiti bicolor che riflettono le cicatrici della donna e tonalità che richiamano il fuoco. Elementi metallici, gioielli simbolici e drappeggi evocano la lotta tra vita e distruzione, trasformando la passerella in un racconto di speranza e forza.

Lo stilista indiano, la cui maison di couture esiste da vent’anni, è noto per le sue creazioni iperboliche e architettoniche, che sono amate da numerose celebrities per i red carpet. Questa volta lo show si apre con il suono del crepitio di un fuoco con la voce di una donna che incede lentamente in passerella.

Si tratta di the poetress, per chiamarla con il suo nick social, ovvero Navkirat Sodhi, che con i capelli rasati e il corpo segnato racconta la sua esperienza. Quelli che sembrano tatuaggi sono in raltà bruciature, le lesioni dell’incidente che ha coinvolto Sodhi e lo stesso Gupta nel 2024. La compagna del designer ha riportato i danni più gravi, al punto da potersi definire una miracolata: i medici li avevano informati chiaramente sul fatto che rischiasse di morire.

Commenta lo stilista: «Questa collezione, per noi, non è solo uno spettacolo di couture. È un testamento personale profondo del potere della resilienza, della trasformazione e della luce infinita dentro ognuno di noi. Attraverso le fiamme dell’avversità, non abbiamo trovato solo la sopravvivenza ma una rinascita, che ridefinisce i confini della creazione e dell’amore».

 

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