-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
È una tra le prime mostre in Europa immediatamentе successive alla recente scomparsa di Piero Gilardi, esponente di spicco dell’Arte Povera e tra gli artisti italiani di maggior rilievo nella storia dell’arte moderna internazionale.
«Piero Gilardi sembra tornare così alle sorgenti della memoria, alla nostalgia per lo splendore di una natura insidiata dall’uomo, in uno sguardo che unisce la denuncia alla possibilità costruttive, nella visione di un’opera vivente in bilico tra progetto e utopia, dove l’arte riscopre la sua forza archetipa di rigenerazione del mondo», scrive il curatore Lorenzo Canova per introdurre Piero Gilardi. Rigenerare natura.
Avvalendosi della collaborazione della Fondazione Centro Studi Piero Gilardi e di Magazzino Italian Art – che hanno contribuito alla realizzazione del catalogo con documenti ed immagini d’archivio – Sangallo Arte Moderna presenta una selezione di opere su carta, alcune icone del design, tra cui i Sedilsassi, che Gilardi ha realizzato nel 1986, e oltre trenta Tappeti Natura, dagli anni ’60 ai più recenti.
GIlardi utilizzava il poliuretano, un prodotto di derivazione industriale, per ricreare e rigenerare artificialmente la natura che l’industria stessa ha distrutto, i suoi Tappeti Natura riproducono porzioni di natura ed al contempo rappresentano una critica all’industrializzazione e alle relative conseguenze ambientali. La missione dei suoi Tappeti era coinvolgere lo spettatore attraverso l’esperienza tattile e corporea: essi racchiudevano l’impegno etico, ecologico e politico di Gilardi. Sono stati un modo per concretizzare il sogno di una natura ideale, incontaminata, ricreata attraverso un materiale artificiale come il poliuretano espanso, che assume forma mediante la tecnica dell’intaglio per poi essere impregnato di pigmento sintetico, nelle prime sperimentazioni sciolto in resina vinilica e successivamente in lattice di gomma. «Spero di poter riunire, un giorno, tutti i tappeti che sto realizzando in un luogo largo e piano, racchiuso da una cupola informe e opalescente: in quell’ambiente rarefatto l’immagine di ogni tappeto comincerà a dilatarsi e deformarsi secondo un ritmo organico incomprensibile ma accettabile», diceva Gilardi.
«Come un artefice paziente, Gilardi ha lavorato quindi con cura e passione, progettando prima con i suoi raffinati disegni che danno forma alle idee, per poi ricostruire frammenti di ambiente che scompaiono ogni giorno, utilizzando paradossalmente un materiale sintetico come il poliuretano espanso a cui viene donato un nuovo senso, ecologico e positivo. I greti dei fiumi cementificati risorgono dunque nella loro trasparenza, i ruscelli scorrono di nuovo tra i ciottoli e i rami di betulle sui greti; i gabbiani volano sulle spiagge e sulle palme, mentre le conchiglie si nascondono tra gli scogli e le orchidee della costa; il fuoco arde nella neve del disgelo, l’uva e i funghi ci donano il ricordo di un autunno distante negli anni; i cocchi, le piante grasse e le palme abitano giardini botanici dimenticati», conclude il curatore Canova.