17 dicembre 2020

Tre artiste per la mostra “3D”, da Maja Arte Contemporanea

di

A Roma la galleria Maja Arte Contemporanea dedica un intero anno di programmazione alle artiste. Fino al 30 gennaio in corso la mostra "3D" con opere di Isabella Ducrot, Margareth Dorigatti e Claire de Virieu. La gallerista ci ha raccontato il progetto espositivo

Isabella Ducrot, Teiera, 2019, pigmenti e stoffa su carta, cm48x56, collezione privata

A Roma Maja Arte Contemporanea prosegue il programma espositivo 2020-2021, interamente dedicato alle artiste, con una selezione di tredici opere di Isabella Ducrot, Margareth Dorigatti e Claire de Virieu, riunite insieme, per la prima volta, nella collettiva dal titolo “3D”, visitabile fino al 30 gennaio 2021.

Daina Maja Titonel, fondatrice e Direttrice artistica di Maja Arte Contemporanea, ci ha raccontato la mostra

La galleria Maja Arte Contemporanea dedica la programmazione di un intero anno esclusivamente alle artiste. Da dove nasce questa scelta?

«Il tema della parità di genere è da sempre presente nelle mie scelte di gallerista. Ho voluto approfondire la questione durante la pausa imposta dal lockdown per capire i termini precisi di una disparità evidente anche nel contesto dell’arte contemporanea, ma che non avevo ancora “misurato” con dati alla mano.
Nell’articolo “Female Artists Represent Just 2 Percent of the Market” di Julia Halperin e Charlotte Burns, pubblicato lo scorso anno su artnet.com, alcuni numeri colpiscono fortemente:
– Il record d’asta stabilito per l’opera di un’artista vivente (nello specifico, la britannica Jenny Saville con il dipinto “Propped”) è di $ 12,4 milioni (Sotheby’s, 2018), contro i $ 91,1 milioni per “Rabbit” di Jeff Koons (Christie’s, 2019).
– Tra il 2008 e i primi mesi del 2019 si sono spesi oltre $ 196,6 miliardi in arte. Di questi, soltanto il 2% circa destinati ai lavori delle artiste ($ 4 miliardi per quasi 6.000 donne). Il dato risulta ancora più sconcertante se confrontato – nello stesso arco temporale – con i $ 4,8 miliardi registrati alle aste per le sole opere di Pablo Picasso. Inoltre il 40,7% dei $ 4 miliardi si concentra sul lavoro di cinque artiste: Yayoi Kusama, Joan Mitchell, Louise Bourgeois, Georgia O’Keeffe, Agnes Martin.
– Le quotazioni delle opere seguono differenti modalità a seconda del genere: se per gli artisti si confrontano i valori di mercato di profili simili e analoghe scuole, per le artiste tale confronto avviene solitamente tra le sole donne.
– La situazione si aggrava in occasione di fiere d’arte di alto livello come Art Basel: tra il 2015 e il 2019, le artiste hanno costituito meno di un quarto degli artisti in mostra a Basilea, Miami e Hong Kong.
– Costante è la sotto-rappresentazione delle artiste nelle gallerie, nei musei, nelle aste.
Questi dati dimostrano l’urgenza di un’assunzione di responsabilità da parte, anche, delle gallerie, unita all’impegno a correggere tali pregiudizi riconducendo il confronto sulla qualità delle opere, unico terreno comune che prescinde dall’identità di genere.
Ho dunque deciso di accentuare l’impegno di gallerista in questa direzione, finalizzando il calendario espositivo 2020-2021, interamente dedicato alle artiste. Purtroppo l’attuale pandemia ha ridotto, in parte, il raggio di azione dell’iniziativa, ma il focus sul tema proseguirà negli anni a venire». 

Claire de Virieu, Poires, 2019, cm54x39, courtesy Maja Arte Contemporanea
In questo momento è in corso un progetto espositivo che riunisce lavori di Isabella Ducrot, Margareth Dorigatti e Claire de Virieu. Che cosa accomuna la ricerca di queste artiste?

«Dopo il successo della personale dell’esordiente Anna Di Paola, la galleria prosegue il calendario espositivo ospitando, fino al 30 gennaio 2021, un corpus di opere di recente produzione che sorge come un dialogo tradotto visivamente tramite il mezzo fotografico di Claire de Virieu e i pigmenti su carte di Isabella Ducrot e Margareth Dorigatti. Il visitatore è accolto in uno spazio intimo e apparentemente di intesa: in scena troviamo tre narrazioni visive consonanti tra loro per il tema comune (la natura morta), che in realtà sorprendono lo spettatore per la forza della loro dinamica dissonante, quasi un contrappunto dove i temi si rincorrono senza quiete».

Margareth Dorigatti, Ch. Goethe Nicht Abgesandt 2020, tecnica mista, cm 80×60, courtesy Maja Arte Contemporanea
Può presentarci, in estrema sintesi, la ricerca di ciascuna artista? 

«Vorrei circoscrivere il discorso ai lavori presentati in mostra.
I vasi di Isabella Ducrot hanno un che di irriverente rispetto allo sguardo: gli oggetti irrompono nello spazio che ha il sapore effimero di un luogo “fuori luogo” senza alcuna indicazione, se non talvolta un accenno ad un tovagliato a quadretti, come se la loro ragione d’essere fosse definitivamente assoggettata alla loro stessa bellezza. In qualche caso il loro contenuto, in una sorta di ribellione, evapora e sfugge alla categoria della rotondità, per disperdersi in un gioco di nuove forme. Di Isabella Ducrot si propone anche una “Benda originale” – della serie Bende sacre – esposta alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna durante la sua personale del 2014. La materia di partenza di quest’ultimo lavoro è una sciarpa votiva tibetana, il cui tessuto è rarefatto e ridisegnato fino a dipanarne la trama sfidando la fragilità della seta.
Nella camera oscura prende vita la serie Photogrammes di Claire de Virieu. L’artista francese – senza pellicola né macchina fotografica – forma direttamente la materia, tra giochi d’ombra e di luce, agendo sulle trasparenze luminose degli oggetti disposti sulla superficie sensibile. I suoi photogrammes tengono a freno la bellezza assoluta dei vasi, liberano lo sguardo dalla superficie e dirigono l’occhio oltre la forma visibile. Sembrano infatti voler superare il limite dello spazio e del tempo, tra contenuto e contenitore, tra ciò che appare e ciò che è, risolvendo così in una imprevedibile alternanza di bianchi e di neri, l’eterna battaglia tra ciò che l’occhio vede e ciò che l’immaginazione prevede o desidera.
Margareth Dorigatti espone un ensemble inedito dedicato al carteggio (circa 1.700 lettere in 10 anni) tra Goethe e la sua amata, Charlotte von Stein. Alla conclusione della storia Charlotte chiese al grande poeta tedesco la restituzione delle proprie lettere e le distrusse. L’artista cerca di intuire dietro le lettere di Goethe le parole mancanti di Charlotte, interpretandole attraverso una serie di opere pittoriche che lasciano immaginare scritti senza renderne possibile la decifrazione, in una misteriosa alternanza di ruoli.

Quali saranno i prossimi appuntamenti in galleria / gli eventi a cui la galleria prenderà parte? 

«Nella prossima mostra, Out of the blue, presenteremo in anteprima il lavoro della ghost artist Armida Danelli.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui