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Fino al 2 febbraio 2020, al Museo Berggruen di Berlino, in scena un inedito dialogo tra Pablo Picasso e Thomas Scheibitz, per una mostra intitolata “Zeichen Bühne Lexikon”, letteralmente “Segni, Scene, Lessico”.
La peculiarità della ricerca di Thomas Scheibitz, nato a Radenberg, nel 1968, è la conciliazione di soggetti appartenenti alla realtà di tutti i giorni attraverso linguaggi e riferimenti intellettuali catturati dalla storia dell’arte. Il suo tratto è denso e luminoso, contraddistinto da forti chiaroscuri che vanno a spezzare i toni saturi e vivaci di cui l’artista si serve per evocare il linguaggio modernista di Picasso.
Le sue opere si manifestano come complesse cache di immagini e di oggetti, in cui la cultura visiva contemporanea e quotidiana viene trasfigurata attraverso il suo vocabolario formale, fortemente influenzato dallo stile di Picasso: «Di tutti i grandi “ismi” del ventesimo secolo, il Cubismo è senza dubbio il più radicale e l’unico capace di influenzare e trasformare il presente».
![](https://www.exibart.com/repository/media/2019/12/picasso-Scheibitz.jpeg)
Continuità tra moderno e contemporaneo, in Picasso e Scheibitz
L’esposizione al Museo Berggruen di Berlino, attraverso questo serrato confronto tra espressioni, crea un ponte tra l’arte moderna e quella contemporanea, tra la Berlino di oggi e la Parigi cubista, a dimostrazione di come i due artisti condividano approcci stilistici molto simili, nonostante abbiano raffigurato soggetti differenti. Ciò fa riflettere sulla continuità e sull’evoluzione dei processi creativi della storia dell’arte, mai veramente conclusi quanto, piuttosto, coinvolti in un incessante sviluppo verso nuove soluzioni formali.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2019/12/picasso-Scheibitz-3.jpeg)
Le opere sono accompagnate da approfonditi pannelli descrittivi, che ricostruiscono il parallelismo tra i due contesti storici e culturali, mettendo in evidenza quanto la credibilità dell’arte sia sempre stata messa in dubbio, oggi come ieri. Ma, come recitava il pannello a neon di Maurizio Nannucci, esposto nel 2005 proprio all’Altes Museum di Berlino: All art has been contemporary. Un aspetto su cui ragionare, specie in un contesto di confronto tra modernità e contemporaneità, come proposto in questa mostra.