05 febbraio 2020

Achille Perilli, Fumetti – 1960-1966 | Galleria Tega

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Fino al 13.III.2020
Segni, colore, emozioni istintive. Ma anche scontro – e incontro – tra libertà e geometria: la Galleria Tega punta i riflettori sui Fumetti di Achille Perilli, in mostra a Milano

achille perilli tega

Mondo globalizzato che è uguale a notizie rapide che è uguale a urgenza di esprimersi – per uscire dal mucchio, per avere una voce, che è diverso da sovrastare. Società di massa che impone strade immediate per raccontarsi, per incontrare l’altro, per auspicare a una visione d’insieme. Più semplicemente: per comunicare. Achille Perilli (Roma, gennaio 1927) lo aveva già compreso negli anni ’60, quando ricercava in ogni opera «un segno più comunicante, il mezzo di una nuova comunicazione», sempre attento a intrecciare dialoghi diretti tra sé e l’altro, tra sé e il mondo, spesso enigmatici, quasi sussurrati, come fossero segreti visivi. Oltre cinquant’anni più tardi, la Galleria Tega omaggia il maestro romano con la mostra Achille Perilli. Fumetti – 1960-1966, approfondendo un periodo circoscritto, eppure emblematico, della sua produzione. Al numero 20 di via Senato dal 4 febbraio al 13 marzo 2020.

È un’arte astratta, del tutto svincolata dalla realtà, quella di Perilli, altro che immediata comunicazione, verrebbe da dire. Ma l’artista stesso si definisce «falso geometrico», nei suoi scritti, nelle sue parole, sembra svelare la menzogna  o meglio la chiave di lettura. C’è qualcosa oltre a quelle Geometrie Eretiche (che lo hanno visto protagonista nel 2018 di una retrospettiva all’Hermitage di San Pietroburgo), qualcosa, ancora, oltre il rifiuto dell’arte realistico-figurativa sottoscritto dal 1947, quando aderì al Gruppo Forma 1. Che cosa scorgiamo: la sua passione per la poesia, per i versi, le strofe, anche se ermetiche, difficili da capire; poi l’interesse per il linguaggio della stampa, viscerale, perché la stampa è chiara, d’impatto, sa cosa vuole comunicare; e poi ancora i Fumetti, i nuovi protagonisti della Galleria Tega. Parole d’ordine: segni e carattere giocoso. La volontà di una narrazione.

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Achille Perilli, Il Culto della Dissipazione 1965 tecnica mista su tela 40×50 cm

Da Il lamento dell’ultimo menestrello a La storia della donna sciamana, una trentina di dipinti materici tracciano il nuovo percorso della galleria. Nella resa: una successione di riquadri su sfondi monocromi rossi, verdi, arancio, un grande amore per i blu, tutti attraversati da segni nervosi, graffi convulsi, a volte frecce, chissà qual è la direzione, sono tutti impossibili da interpretare. Eppure incidono una sequenza, eppure ricordano una storia. Con tanto di titoli, Il culto della dissipazione. Indici dell’anomia. Visibile e Invisibile. Lo dice Perilli: «Non è più la pittura, la bella pittura, il fine del discorso. Ma solo uno degli strumenti per rendere visibile quanto ancora è ignoto nell’uomo e all’uomo». 

C’è l’accenno all’impianto di una narrazione, in Perilli, ci sono il ritmo, i titoli, i colori, ma i riquadri ingoiano tutto nel rigore martellato delle loro geometrie. Fantasia (gli scarabocchi) ingabbiata nell’ordine (i riquadri). O viceversa: razionalità contaminata da segni senza significato, che tormenta, che stride. Sempre con leggerezza, però, il medium (il fumetto) riporta alle storie dei bambini, e non può lacerare. Il risultato, lo dice l’artista: una «comunicazione nuova».

Achille Perilli – Fumetti – 1960-1966
Dal 4 febbraio al 13 marzo 2020
Galleria Tega
Via Senato, 20, Milano
Orari: Dal lunedì al sabato, 10:00 – 13:00 | 15:00 – 19:00
Info: Tel. 0276006473, info@galleriatega.it www.galleriatega.it 

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