28 marzo 2023

“Alea iacta est”: la mostra collettiva a cura di Milovan Farronato per Vistamare

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Milovan Farronato racconta l’esperienza suoi anni londinesi in una mostra collettiva da Vistamare con l3 artist3 che hanno segnato il suo percorso

Alea iacta est, a cura di Milovan Farronato. Installation view. Vistamare, Milano. Ph. Andrea Rossetti

“Alea iacta est”: Milovan Farronato, negli spazi di Vistamare Milano e su invito di Benedetta Spalletti e Lodovica Busiri Vici, ha raccontato i suoi anni londinesi secondo un dispositivo narrativo che si rifà alla lettura dei Tarocchi. «La mostra è espressione parziale delle relazioni che ho intrattenuto in modo più articolato, convincente e cordiale con una serie di artisti con cui mi sono interfacciato nella mia decade di vita e residenza londinese. Non sono tutti inglesi ma li ho conosciuti a Londra», spiega Farronato.

Per la leggenda le carte dei Tarocchi provengono dal lontano Oriente o dai misteri dell’antico Egitto, per la storia sono una filiazione dell’umanesimo e un trionfo della cultura rinascimentale. Nel corso di sei secoli pittor3, poet3, letterat3, filosof3, occultist3 e, in ogni caso, Uomini, hanno selezionato una gamma definita di figure che compongono un panorama immaginativo paragonabile ai grandi sistemi simbolici della mitologia, della numerologia, dell’astrologia, della Qabbalah.

Patrizio di Massimo, Caro Milovan, 2023. Ph. Eleonora Agostini

Affacciarsi sul mondo degli arcani significa affacciarsi sul mondo dell’immenso, dell’universale e dell’archetipico predisposto nello spazio, assecondano le traiettorie più consuete di una lettura profetica, attraverso le opere nuove e recenti di quindici artist3: Enrico David, Patrizio di Massimo, Anthea Hamilton, Celia Hempton, Camille Henrot, Maria Loboda, George Henry Longly, Goshka Macuga, Lucy McKenzie, Paulina Olowska, Christodoulos Panayiotou, Eddie Peake, Sagg Napoli, Prem Sahib e Osman Yousefzada. «La lettura dei Tarocchi – racconta Farronato – è una strategia allestitiva, non un contenuto, per raccontare queste relazioni e il loro valore profetico. Nessun artista rappresenta un tarocco, semplicemente il posizionamento delle opere diventa espressione più o meno casuale di significati superiori, che si aggiungono al valore dell’opere e dell’artista e che potenziano l’abbinamento che ho cercato di rendere realisticamente casuale». 

Alea iacta est, a cura di Milovan Farronato. Installation view. Vistamare, Milano. Ph. Andrea Rossetti

Nella disposizione di Milovan Farronato le opere di Goshka Macuga, Enrico David e Maria Loboda stanno a rappresentare la persona a cui vengono lette le carte. Lui per primo, ognuno di noi subito dopo. Al centro Drawing No. 4 “Path of Movement of a Point” after K. Malevich (destroyed) di Macuga. Realizzata e poi distrutta dall’artista, l’opera non è affatto un brutto presagio, nonostante si tratti di uno specchio rotto, ma ha molto a che fare con l’idea di riposizionare, rifrangere, «rinarrare» – dice il curatore – una storia partendo da presupposti nuovi. Accanto, sulla destra, è posizionata Parafulmine (lightning Rod) di Enrico David, raffigurante due corpi, gemellari ma non identici, con l’idea di catalizzare l’energia pericolosa, lampi, tuoni e intemperie, facendoli fluire attraverso questa forma inanimata. Sulla sinistra invece Egyptian Tumbler di Maria Loboda, un wall painting che ritrae un ginnasta, ammaestratore di coccodrilli, in chiave di recupero delle venerazioni dell’Antico Egitto. Dinnanzi, centrale rispetto a Macuga, la recentissima opera di Camille Henrot, Untitled, è una scultura in pietra lavica e bronzo nella figura di un essere animale, metà gatto e metà furetto. Ritto in piedi, snello ed elegante, con una protuberanza maschile eretta, quest’essere mitico e mitologico al contempo, ha gli occhi vivi della luce che si riflette nello spazio e sembra essere lì per sfidarci a chiederci non cosa accadrà ma cosa vogliamo che accada. 

Alea iacta est, a cura di Milovan Farronato. Installation view. Vistamare, Milano. Ph. Andrea Rossetti

Da qui, sulla destra Sagg Napoli, Goshka Macuga e Prem Sahib occupano la posizione che, nella disposizione alla lettura rappresenta il passato, a sinistra Paulina Olowska, Anthea Hamilton ed Eddie Peake il futuro e alle spalle George Henry Longly e Celia Hempton le domande. Le connessioni, Farronato «le lascia» a noi, non volendo in alcun modo imporci le sue risposte ma lasciandoci liberi di interpretare, di muoverci attraverso rimandi, analogie e differenze. Potrei così scrivere che è significativo che a destra del Parafulmine, nella sfera del passato, Rendezvous with the ISS e Cz-5 Heavy Lift di Macuga raffigurino un razzo (sono i bozzetti preparatori dell’opera GONOGO, che invita a un viaggio dai molteplici significati, ora esposta a Palazzo Strozzi). O che, per esempio, Untitled di Hamilton svela un gioco di rimandi tra differenti dualità, compresi due specchi, e che accanto  sulla stessa parete, rispettivamente a destra e a sinistra, Asymmetric Women ritrae due figure in cammino, una delle quali, di spalle, potrebbe essere Farronato, mentre Peake mostra quattro autoritratti. E ancora, che Jig e Hook Hardware di Longly ricordano la forma di due angeli e di due organi maschili a lato, come a custodia, dei tre lavori di Hempton, Stromboli, Self Portrait 2nd April 2019 e Spring. 

Alea iacta est, a cura di Milovan Farronato. Installation view. Vistamare, Milano. Ph. Andrea Rossetti

Nella stanza di sinistra, adiacente alla sala centrale, Patrizio di Massimo, Lucy McKenzie, Osman Yousefzada e George Henry Longly occupano la posizione delle influenze esterne. Forse anche qui, in un sapiente gioco tra arbitrarietà e casualità, è impossibile non notare che sulla parete che idealmente continua quella in cui è esposto lo specchio di Macuga troviamo il ritratto di Farronato di Patrizio di Massimo: Caro Milovan, figlio delle stelle e della luna, figlio degli astri scuri che circondano la terra, il tuo sguardo cerca sempre più in là e non sa accontentarsi, il tuo destino è riletto e riletto ogni volta perché ti dobbiamo far compiere  un gesto altro, che non ti aspetti, che noi sappiamo tu devi fare. Caro Milovan, tu svegliati dal torpore maleodorante delle insolite abitudini, svegliati dal rammarico e dalla cupidigia, svegliati ora perché il sogno è tuo amico, il sogno è tuo fratello, il sogno è tuo, per sempre sempre sempre. Nella stanza di destra, invece, Maria Loboda e Christodoulos Panayiotou sono il mazzo di carte non svelate. E tutto torna. Untitled di Panayiotou è un’installazione a terra, apparentemente abbandonata a se stessa. Come quello che contiene: cera sciolta dalle candele pregne di nostri desideri che accendiamo e votiamo sperando in qualche miracolo mentre bruciano. 

È come se “Alea iacta est” fosse allo stesso tempo uno specchio dell’anima e uno strumento che permette di orientarsi nell’interpretazione del proprio inconscio. Defaticamento di Sagg Napoli recita «Am I intuitive or am I paranoid?». Siamo capaci di rispondere? È intuizione o è paranoia? Siamo intuitivi o paranoici? Era questo quello che voleva Milovan Farronato? «Questo modo mi ha permesso, al di là della strategia narrativa e del metodo del display di suggerire e valorizzare la narrazione dei significati nelle giustapposizioni delle opere, rendendole più arbitrarie», dice lui. Ed è vero. I tarocchi sono un potente strumento di conoscenza di sé e degli altri.

Alea iacta est, a cura di Milovan Farronato. Installation view. Vistamare, Milano. Ph. Andrea Rossetti

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