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Alla GAM di Torino, Elisabetta Di Maggio mostra la fragile architettura del vivente
Mostre
Fino al 1° marzo 2026 il primo piano della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ospita Frangibile, la mostra personale di Elisabetta Maggio a cura di Chiara Bertola e Fabio Cafagna, nell’ambito della TERZA RISONANZA. Un elogio alla bellezza e fragilità della natura intento ad osservare il tessuto che unisce ogni elemento.
La visione di Elisbetta Di Maggio (Milano, 1964) è uno studio estetico e sistemico delle connessioni che governano la natura. Tra astrazione e figurazione le strutture delle trame degli elementi vegetali da lei osservati si ripetono in mappe urbane e organiche, rivelando analogie tra mondi apparentemente distanti. In un esercizio poetico meditativo, Di Maggio cristallizza gli organismi, traducendoli in sculture e installazioni frangibili che sembrano scolpite dal suo sguardo.

Scavando oltre la superficie, l’artista ritrova la stessa trama della vita in ogni elemento, dai corpi umani a vegetali, esaltandone la fragilità e la forza. Linee, intrecci, impronte si ripetono come modelli generativi che accomunano la trama architettonica dell’universo. Le venature di una foglia si ritrovano nello stesso schema dell’epidermide, gli incroci di una mappa cittadina con gli apparati radicali di una pianta, o le ramificazioni di un sistema nervoso.
Accanto ai lavori storici sono presentate delle nuove produzioni concepite specificamente per la GAM. Dopo le intricate mappe di dimensioni ambientali intagliate nella carta velina Elisabetta Di Maggio realizza delle meticolose miniature di città come Tokyo, Mosca e Londra attraverso fitte costellazioni di spilli. Risalgono invece al 2015 le mappe incise su una superficie composta da mattoni di sapone di Marsiglia profumato. Le sue iconiche rappresentazioni urbane, Parigi (2008), Città del Messico (2008), Fez (2015) sono state presentate e acquisite dalla GAM grazie ai fondi messi a disposizione dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, attraverso l’avviso pubblico PAC 2025 – Piano per l’Arte Contemporanea.

Se da un lato la la pratica formale di Elisabetta Di Maggio è caratterizzato dalla costruzione e ripetizione metodica di sequenze sistematiche, dall’altro dimostra altrettanta abilità nel giocare con i vuoti e le presenze in composizioni vegetali che ricordano gli ikebana giapponesi. Con questa serie di sculture Elisabetta Di Maggio trasporta nella dimensione primitiva e magica dell’arte, attraverso una pratica zen rigenerativa di composizioni organiche perfettamente equilibrate. Guidata dall’armonia delle forme naturali, ne svela l’origine ornamentale dell’espressione umana. Le sue sculture assumono la forma di totem ancestrali, in contrasto con la crescente diffusione della modellazione plastica e industriale della nostra epoca.
In un equilibrio visivo tra natura e pensiero, ogni elemento pensato da Elisabetta Di Maggio è un tassello compositivo di un disegno più ampio. Un frammento dell’architettura invisibile che sembra sostenere ogni cosa.












