26 dicembre 2023

Arti visive: le 9 migliori mostre del 2023

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Tempo di bilanci, che quest'anno arriva su exibart tramite commenti e affondi che riguardano temi specifici dell'arte e della creatività. Partiamo con le grandi mostre in Italia e all'estero, che si sono distinte nel panorama espositivo per qualità e innovazione

El Greco, Palazzp Reale, Milano

Il 2023 si avvia alla sua fine ed è tempo di tirare le somme di un anno che è quello della reale ripartenza delle grandi mostre nazionali e internazionali dopo la pandemia. È stato un anno importante che ha visto la celebrazione globale dei 50 anni dalla morte di Pablo Picasso (1973) anno in cui venne fatta anche la prima telefonata da un cellulare. Il 2023 è il centenario della nascita di Italo Calvino al quale sono stati dedicati eventi e mostre; sempre nel ’23 si sono celebrati i 60 anni dalla prima donna nello spazio, Valentina Tereshkova e 30 anni di Unione europea (sono già trascorsi trent’anni da quando non abbiamo più le frontiere!). Tra gli anniversari più recenti, riordiamo i primi dieci anni dalla morte del grande Nelson Mandela.

Il 2023 chiude i battenti nel segno del più: grandi mostre di qualità, più visitatori, più collaborazioni tra musei e cooperazione tra pubblico e privato, più visione, più coraggio, più ricerca e più valorizzazione del patrimonio storico culturale della nostra nazione (le altre Nazioni già si valorizzano enormemente anche con patrimoni molto più ridotti). All’insegna del più, purtroppo, è stato anche il proliferare di “mostre cassetta” che con l’arte e la cultura non hanno nulla a che vedere ma che negli ultimi anni hanno avvicinato (o meglio dire, ingannato) il pubblico, utilizzando come esca i grandi nomi dell’arte come Keith Haring, Frida Kahlo, Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat per raffazzonare mostre in palazzi storici delle città in cui spesso, l’unica cosa interessante era il bookshop. Solo a Bologna nel 2023 abbiamo avuto almeno quattro mostre di questo genere ma che fortunatamente hanno avuto esiti abbastanza mediocri, spesso il pubblico usciva abbastanza deluso. Ci sono cascata anch’io, e non solo una volta!

Ancora peggio delle mostre cassetta comunicate come imperdibili, abbiamo visto la nascita di surrogati – brutti, anzi bruttissimi – dello straordinario Baloon Museum, che in questo momento ha diverse sedi aperte in giro per il mondo come Napoli, New York e Londra, che ha come peculiarità quella di coinvolgere artisti nella costruzione di una mostra Pop Air, dedicata all’Inflatable Art. Il modello Baloon Museum, riuscitissimo proprio perché coinvolge gli artisti, è stato mal scopiazzato da progetti “Museum” in cui nel titolo compaiono parole tipo Dreamers o Ice Cream o Illusions o altri che propongono delle experience dozzinali in cui la massima ambizione è farsi un selfie in una vasca di palline rosa o nel corridoio a neon viola fatto a forma di cuore.

Parisiennes citoyennes al Musée Carnavalet di Parigi

Pierre Michaud, 6 oct 1979 Marche des femmes, Groupe de femmes assises faisant le signe « féministe », photographie © Pierre Michaud / Gamma Rapho

Togliendo queste mostre/experience ingannevoli, il 2023 comunque è stato l’anno delle grandi mostre, quelle che hanno riportato le persone ad incuriosirsi e a innamorarsi dell’arte, della storia e dei grandi maestri storicizzati o addirittura contemporanei. L’anno della riscoperta della pittura, in tutte le sue declinazioni, anche quelle più audaci. L’anno in cui l’arte ha indagato e fatto emergere le urgenze della società, soprattutto rispetto alla storia e alla condizione femminile. E allora, senza troppo rispettare un ordine cronologico, ecco che il 2023 io lo saluto ricordando la grandissima e fantasmagorica mostra al Musée Carnavalet di Parigi: Parisiennes citoyennes ! Engagements pour l’émancipation (1789-2000). La mostra curata da Valérie Guillaume, direttrice del Museo e Christine Bard accompagnava gli spettatori e le spettatrici in un ambizioso viaggio nella storia, dalla Rivoluzione francese alla legge sulla parità, seguendo le tracce delle lotte condotte dalle donne di Parigi per la loro emancipazione.  La mostra, seguiva un filo cronologico che iniziava con la rivendicazione del “droit de cité” delle donne durante la Rivoluzione francese e terminava con la legge sulla parità del 2000. Tra queste due date si snoda una dinamica di emancipazione femminile esplorata in tutte le sue dimensioni: dal diritto all’istruzione come al diritto al lavoro, ai diritti civili e civici, così difficili da ottenere, ma anche della libertà di disporre del proprio corpo e dell’accesso alla creazione artistica e culturale. Dipinti, sculture, fotografie, film, archivi, manifesti, manoscritti e altri oggetti insoliti hanno riflettuto sulla diversità delle lotte e delle rivendicazioni. Le cittadine parigine hanno militato per innumerevoli cause, in una capitale che creava (e ancora crea) eventi, icone e rende possibili avanguardie e lotte collettive.

 Picasso escultor al Guggenheim di Bilbao

Per celebrare i cinquant’anni dalla morte del grande genio Pablo Picasso, il Museo Guggenheim di Bilbao in collaborazione con il Museo Picasso di Malaga inaugura la mostra Picasso escultor. Materia y Cuerpo. Oltre 50 sculture realizzate tra il 1909 e il 1962 in cui risalta la pluralità degli stili che l’artista malagueño ha utilizzato per rappresentare il corpo in totale libertà e infrangendo, come di sua consuetudine, le regole. Una mostra che rende omaggio alla figura femminile che ha un posto ingombrante nella vita e nella poetica dell’artista, e anche se l’esposizione non è una chiara dichiarazione d’amore alle morbidezze e alle spigolosità del corpo delle donne, la verità è che mentre si attraversano le sale del primo piano del Museo Guggenheim all’occhio balzano molte delle donne della sua vita. Inutile dire che è una mostra imperdibile, che fa emergere la capacità di Picasso di confrontarsi con le discipline che intersecano e dialogano tra loro in una danza perfetta tra materia e corpo.

Yayoi Kusama, Fireflies on the Water a Bergamo

Retrato de Yayoi Kusama Cortesía de Ota Fine Arts, Victoria Miro y David Zwirner © YAYOI KUSAMA Foto: Yusuke Miyazaki

Sempre al Guggenheim di Bilbao, ma poi approdata (anche se diversa) in Italia per Bergamo – Brescia Capitali della Cultura Italiana, stupefacente è la mostra di Yayoi Kusama. Il Museo Guggenheim ha aperto le porte all’innovazione, alla creatività e alla libertà che da sempre hanno caratterizzato l’artista giapponese in una retrospettiva che ne ha ripercorso temi iconici, come la natura e l’energia della vita. La traiettoria di questa singolare artista, una delle più riconosciute al mondo, corre parallela agli sconvolgimenti provocati nel XX secolo dai conflitti bellici, dalle trasformazioni politiche, economiche e sociali e da una scena artistica in continua evoluzione; la sua forza creativa, inizialmente contenuta dal conservatorismo della società giapponese dell’epoca, ha trovato nella New York della fine degli anni Cinquanta l’ambiente perfetto per liberare tutto il suo talento. Nei decenni successivi, Kusama ha combinato questa stessa passione con incursioni pionieristiche in nuove pratiche artistiche – come la performance, l’assemblaggio e l’installazione – con cui si muove attraverso il Pop, il Minimalismo e il Post-Minimalismo. Le sue installazioni – in cui accumuli o motivi reiterati trasformano spazi e oggetti – le sue stanze fantastiche – popolate di specchi che moltiplicano all’infinito l’esperienza dello spettatore – e la sua caratteristica proiezione come figura pubblica sono espressioni inconfondibili di un’autrice sempre desiderosa di esplorare nuovi territori in cui articolare le proprie preoccupazioni, ossessioni e paure. La mostra Infinito presente curata da Stefano Raimondi a Palazzo della Ragione a Bergamo ha al centro del percorso Fireflies on the Water. L’opera consiste in una stanza rivestita di specchi su tutti i lati; al centro della sala, si trova una pozza d’acqua, che trasmette un senso di quiete, in cui sporge una piattaforma panoramica simile a un molo e 150 piccole luci appese al soffitto. Questi elementi creano un effetto abbagliante di luce diretta e riflessa, emanata sia dagli specchi che dalla superficie dell’acqua. Lo spazio appare infinito, senza cima né fondo, inizio né fine.

Anish Kapoor, Untrue Unreal a Palazzo Strozzi di Firenze

 

Anish Kapoor, Untrue Unreal, Palazzo Strozzi, Firenze

Palazzo Strozzi sono anni che ci da soddisfazioni, nel 2023 una in più con la mostra di Anish Kapoor Untrue Unreal. Attraverso opere storiche e recenti, tra cui una nuova produzione specificatamente ideata in dialogo con l’architettura del cortile rinascimentale, la mostra rappresenta l’opportunità di entrare in contatto diretto con l’arte di Kapoor nella sua versatilità, discordanza, entropia ed effimerità. Palazzo Strozzi si trasforma in un luogo concavo e convesso, integro e frantumato allo stesso tempo in cui il visitatore è chiamato a mettere in discussione i propri sensi. Nell’arte di Anish Kapoor, l’irreale (unreal) si mescola con l’inverosimile (untrue), trasformando o negando la comune percezione della realtà. Ci invita a esplorare un mondo in cui i confini tra vero e falso si dissolvono, aprendo le porte alla dimensione dell’impossibile. Caratteristica distintiva è il modo in cui le sue opere trascendono la propria materialità. Pigmento, pietra, acciaio, cera e silicone, per citare solo alcuni dei materiali con cui lavora, vengono manipolati, scolpiti, levigati, saturati e trattati mettendo in discussione il confine tra plasticità e immaterialità. Il colore in Kapoor non è semplicemente materia e tonalità, ma diventa un fenomeno immersivo, dotato di un proprio volume, spaziale e illusorio allo stesso tempo.

El Greco a Palazzo Reale di Milano

El Greco, Palazzo Reale, Milano

E poi c’è lui: Doménikos Theotokópoulos detto El Greco. Che dire di questa mostra programmata a Palazzo Reale a Milano curata da è curata da Juan Antonio García Castro, Palma MartínezBurgos García e Thomas Clement Salomon, con il coordinamento scientifico di Mila Ortiz, se non che è commovente. EL GRECO prende le mosse dal dato biografico per proporre un nuovo sguardo sull’opera di questo artista senza eguali. Riprendendo il mito di Arianna, il labirinto funge da metafora per approfondire l’evoluzione artistica, tematica e tecnica che El Greco sviluppa partendo dal suo viaggio vitale attraverso le città del Mediterraneo. La mostra porta l’attenzione sull’influenza che i grandi artisti italiani ebbero nella sua pratica artistica e in particolare nella sua versione del Manierismo. La mostra si compone di cinque momenti fondamentali, pensati come aree tematiche: Il bivio, Dialoghi con l’Italia, Dipingendo la santità, L’icona, El Greco nel Labirinto.

Trad u/i zioni d’Eurasia al MAO Museo d’Arte Orientale di Torino

MAO, Traduizioni, ph. Perottino

Torino si riconferma come città aperta e inclusiva e nel 2023 con la mostra al MAO Museo d’Arte Orientale, Trad u/i zioni d’Eurasia, Frontiere liquide e mondi in connessione. Duemila anni di cultura visiva e materiale tra Mediterraneo e Asia Orientale curata da Nicoletta Fazio, Veronica Prestini, Elisabetta Raffo e Laura Vigo analizza le traiettorie artistiche e le dinamiche culturali che hanno caratterizzato per secoli gli scambi tra Asia e continente europeo. Una mostra capolavoro, come lo sono sempre le mostre in questo museo gioiello, che indaga la migrazione di idee, forme, tecniche e simboli, in un dialogo aperto e inclusivo che mira a evidenziare la reciprocità osmotica tra continenti e mari, per creare nuove narrazioni della cultura visiva e materiale che siano puntuali e relative piuttosto che universalizzanti e generiche.

Hayez. L’officina del pittore romantico alla GAM di Torino

HAYEZ, GAM Torino ph. Perottino

Sempre a Torino Hayez. L’officina del pittore romantico alla GAM. La mostra si snoda attraverso dieci sezioni in successione cronologica, il percorso espositivo inizia dagli anni della formazione tra Venezia e Roma, dove Hayez ha goduto della protezione e dell’amicizia di Canova, fino alla prima affermazione a Milano e alle ultime prove della maturità. Una speciale sezione focus è dedicata ai disegni per la Sete dei Crociati, la sua opera più ambiziosa e impegnativa, che il pittore aveva programmato come il suo capolavoro, eseguita tra il 1833 e il 1850 La mostra rievoca l’intensa vicenda biografica e il percorso creativo dell’artista, indiscusso protagonista del Romanticismo. “Pittore civile”, interprete dei destini della nazione italiana, capace di estendere il respiro della sua pittura dalla storia all’attualità politica, è stato anche tra i più grandi ritrattisti di tutti i tempi, che ha saputo interpretare con la sua produzione lo spirito della propria epoca.

 Pittura segreta al THE BANK di Bassano del Grappa

Veduta della mostra Pittura segreta, Fondazione THE BANK ETS, Bassano del Grappa. Ph. Tommy ilai

Ma ora proviamo a dare spazio anche a una collettiva coraggiosa che racchiude oltre sessanta pittrici e pittori contemporanei protagonisti di Pittura segreta, a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Paolo Zanatta Alla Fondazione THE BANK di Bassano del Grappa, una mostra che presenta alcune delle esperienze significative del presente. Tra le sale espositive i pittori riflettono direttamente o incidentalmente sui problemi legati al medium, alla metapittura (la sua estensione semantica, per esempio, dai territori dell’installazione a quelli della scultura e della videoarte), al rapporto tra figurazione e astrazione. Ci sono quadri intesi ora come dispositivi di rappresentazione ora come presenze nella loro dimensione oggettuale, immersi nell’alveo della ridefinizione di alcuni generi tradizionali della storia dell’arte come il ritratto, il paesaggio e la natura morta, oltre che nell’appropriazione consolidata di temi e di generi provenienti da altri ambiti linguistici, dalla letteratura e dal fino ai video musicali e all’animazione digitale. Degni di un’attenzione particolare la pittrice Romina Bassu e i pittori Cristiano Tassinari, Andrea Chiesi e Agostino Arrivabene.

Rubens a Palazzo Te. Pittura trasformazione e libertà a Mantova

Ph. Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te

Spacca il cuore la mostra Rubens a Palazzo Te. Pittura trasformazione e libertà, pensata da Francesca Cappelletti e dal comitato scientifico di Palazzo Te. La mostra crea una corrispondenza tra le opere mobili e i motivi decorativi e iconografici del palazzo; un percorso paradigmatico che dimostra quanto le suggestioni rinascimentali, elaborate da Rubens durante gli anni mantovani e italiani; siano proseguite ed evolute nella sua pittura della maturità fino all’eredità intellettuale e artistica lasciata agli allievi. Una scintilla che ha a che fare con un’Europa tollerante, pluralista, prudente. Un’Europa capace di combattere per la pratica della libertà. Una libertà, che l’Europa accoglie, custodisce e rilancia. Questa mostra è semplicemente bellissima e si riassume con Rubens che si innamora di Giulio e si inventa un futuro.

Questa carrellata poco esaustiva (avrei voluto metterne almeno altre due: XXL di Concetto Pozzati e l’allestimento temporaneo, dovuto alla ristrutturazione della collezione del Musée des Augustins a Toulouse) di grandi mostre ci racconta di un 2023 esplosivo e decisamente florido. L’auspicio per l’anno venturo? Che si lascino indietro le mostre cassetta: si chiamano così perché poi vanno direttamente nel cassetto(ne) dell’immondizia della nostra memoria a favore della ricerca, della bellezza, della cultura e dell’immenso patrimonio artistico che abbiamo.

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