-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Fino al primo ottobre 2023, il Museo Le Carceri di Asiago ospita una grande mostra che rilegge una particolare stagione dell’arte italiana del dopoguerra: l’avventura entusiasmante del gruppo dei “Pittori moderni della realtà”, rappresentato da Gregorio Sciltian, Pietro Annigoni, Xavier e Antonio Bueno. Un gruppo di artisti che esordì nel 1947 scagliandosi contro gli esiti del modernismo per difendere e recuperare la grande tradizione pittorica da Caravaggio alla pittura spagnola e fiamminga. La mostra, a cura di Vittorio Sgarbi con Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari e promossa dal Comune di Asiago e Asiago Turismo in collaborazione con il Mart di Rovereto, presenta anche i lavori di Alfredo Serri e Giovanni Acci, che si aggiunsero successivamente al gruppo. Completa l’esposizione un capolavoro di Giorgio de Chirico, il padre della Metafisica, che consolidò importanti rapporti di stima con questi artisti.
«Una festa. È stata l’ultima festa della pittura italiana», nelle parole di Vittorio Sgarbi. «I Pittori moderni della realtà, con un bellicoso manifesto programmatico, affrontarono la questione stabilendo un fronte di “resistenza’” Estetica ed etica, prima che politica. Aderirono con convinzione, partecipando alle cinque mostre in cui si consumò la loro esperienza comunitaria, tra 1947 e 1949. La loro ispirazione era Caravaggio, il valore della composizione e quel “ritorno al mestiere” teorizzato da Giorgio de Chirico».
Nel manifesto che accompagna la prima mostra nel 1947 si legge: «Noi ricreiamo l’arte dell’illusione della realtà, eterno e antichissimo seme delle arti figurative. Noi non ci prestiamo ad alcun ritorno, noi continuiamo semplicemente a svolgere la missione della vera pittura. […] Ben prima di incontrarci, ognuno di noi aveva sentito profondamente il bisogno di ricercare nella natura il filo conduttore che ci permettesse di ritrovare noi stessi nel labirinto delle scuole che si sono moltiplicate nell’ultimo mezzo secolo».