21 settembre 2020

‘Cina. Rivoluzione – Evoluzione’: i manifesti della propaganda

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Con la mostra "Cina. Rivoluzione – Evoluzione. Manifesti della Propaganda (1949-1983)" l'Istituto Garuzzo per le Arti Visive porta a Saluzzo 89 manifesti della collezione della Hafnia Foundation. Fino al primo novembre

Huang Entao, Senza titolo, 1974, courtesy Hafnia Foundation

A Saluzzo, in provincia di Cuneo, negli spazi de La Castiglia, sede della Collezione dell’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, da pochi giorni è visitabile la mostra “Cina. Rivoluzione – Evoluzione. Manifesti della Propaganda (1949-1983), con 89 manifesti del periodo maoista provenienti da una delle maggiori collezioni al mondo sul tema, costituita da Stevens Vaughn e Rodney Cone e oggi conservata alla Hafnia Foundation.

A metà degli anni ‘90, prima della creazione della Fondazione Hafnia, Stevens Vaughn e Rodney Cone iniziano a interessarsi ai manifesti sulla propaganda cinese «che, in quel momento, avevano perso popolarità a favore della costruzione di una Cina moderna e aperta al mondo. La gente aveva a custodire i vecchi manifesti, alcune volte utilizzati per decorare le case e gli ambienti di lavoro, sotto il letto, nei cassetti o in altri angoli nascosti». Stevens Vaughn e Rodney Cone iniziano a comprare i manifesti direttamente dalla gente e a creare «quella che ora è una delle più grandi collezioni della propaganda cinese Maoista nel mondo. […] Nonostante l’alto valore storico, politico e scientifico, oggi la collezione viene presentata principalmente per il suo valore artistico», hanno spiegato gli organizzatori.

La mostra è ospitata dall’Istituto Garuzzo e si inserisce all’interno della manifestazione Start/SToria ARTe a Saluzzo che, per l’edizione 2020, è incentrata sul tema della “Rivoluzione”.

Sao Zuotang, I want to be a scientist when I grow up, 1982, courtesy Hafnia Foundation

I manifesti in mostra

«Nei Manifesti della Propaganda Cinese si alternano diversi stili artistici, incluso il realismo sociale e il tradizionale acquerello cinese. Alcune opere, come i dipinti rupestri, sono bellissimi esempi di arte naif, lineari e pieni di colori, con un leggero e bizzarro senso della prospettiva. Senza dubbio, l’indiscusso talento naturale dei pittori è inconfondibile. Questi dipinti furono particolarmente idonei in un’epoca in cui Mao ha sostenuto la naturale creatività del popolo cinese. La Fondazione Hafnia è orgogliosa di presentare la sua collezione in Europa e mostrare a più persone la bellezza e l’ambivalenza di questi manifesti di Propaganda Cinese», ha proseguito l’organizzazione.

«Durante il forum di letteratura e arte di Yan’an realizzato nel maggio del 1942, il Partito Comunista Cinese guidato da Mao Tse Tung, tracciò le linee guida della “cultura rivoluzionaria” del partito. I discorsi di Mao, durante questo evento, delinearono il modello dell’arte che si sarebbe prodotta fino a dopo la Rivoluzione Culturale negli anni ‘80. I suoi principali interessi erano: l’arte doveva riflettere la vita della classe operaia e considerarla come la principale protagonista; l’arte doveva essere a servizio della politica e dello sviluppo del socialismo; in pratica, tutta la creazione artistica si trasformò in propaganda che, principalmente, descriveva la vita dei contadini ed era a loro diretta.

La bellezza di questi manifesti rappresenta le speranze più alte dell’utopia Maoista, dove si distinguono immagini di purezza ideologica e di felicità familiare. In contrasto con la teoria tradizionale Marxista e con quella Marxista Leninista, il Maoismo, non è un’interpretazione materialistica dello sviluppo storico ma, piuttosto, una teoria idealista basata sulla convinzione di Mao che la coscienza e la volontà umana sono i principali fattori che guidano la storia.

Da questo quadro ideologico, i propagandisti cinesi furono in grado di produrre opere che vennero valorizzate e apprezzate per la loro bellezza e il loro uso decorativo sia in ambienti pubblici che privati. Nei Manifesti della Propaganda Cinese si alternano diversi stili artistici, incluso il realismo sociale e il tradizionale acquerello cinese. Alcune opere, come i dipinti rupestri, sono bellissimi esempi di arte naif, lineari e pieni di colori, con un leggero e bizzarro senso della prospettiva. Senza dubbio, l’indiscusso talento naturale dei pittori è inconfondibile. Questi dipinti furono particolarmente idonei in un’epoca in cui Mao ha sostenuto la naturale creatività del popolo cinese. La Fondazione Hafnia è orgogliosa di presentare la sua collezione in Europa e mostrare a più persone la bellezza e l’ambivalenza di questi manifesti di Propaganda Cinese. Questa dualità è maggiormente sottolineata dalla famosa citazione di Deng Xiaoping, basata sull’antico proverbio di Sichuan “Non importa se il gatto sia bianco o nero, l’importante è che catturi i topi”», si legge nel testo della Fondazione Hafnia che accompagna la mostra. 

Zhang Yuqing, The new look of public transportation, 1966, courtesy Hafnia Foundation

La Fondazione Hafnia

«La Fondazione Hafnia, fondata nel 2000, si impegna a raccogliere e conservare l’arte da tutto il mondo, con l’obiettivo di esplorare la diversità culturale dell’espressione artistica.  Partendo da questo scambio culturale, lo scopo si amplia alla promozione della comprensione reciproca, oltre i confini etnici, sociali e di genere.  Uno speciale motivo d’orgoglio per la Fondazione Hafnia è la capacità di riunire artisti provenienti da percorsi diversi, espandendo in tal modo i panorami concettuali che tali artisti rappresentano. I lavori attualmente presenti nella collezione rappresentano artisti provenienti da America, Cina, Cipro, Danimarca, Islanda, Norvegia e Paesi Bassi.  Si tratta di sculture, dipinti e installazioni, sia realistici che astratti, nonché di una vasta collezione di poster storici della propaganda cinese.  La collaborazione con una gamma così ampia di artisti, che operano su diversi supporti, conferisce alla collezione un’energia e possibilità inesauribili. L’intento non è quello di focalizzarsi su uno stile o un movimento, ma piuttosto quello di immergersi nell’infinita varietà dell’arte esistente al mondo, per creare una collezione unica, in grado di estendersi al di là dei confini internazionali».

L’Istituto Garuzzo per le Arti Visive

«L’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, ente culturale senza fini di lucro con sede a Torino, nasce nel 2005 con l’impegno di contribuire alla conoscenza e alla valorizzazione dell’arte contemporanea italiana attraverso la promozione di mostre a carattere nazionale e internazionale, scambi tra Paesi, residenze, premi e progetti volti ad esaltare l’espressione delle arti visive di maestri, artisti emergenti e giovani.
Un’eccellenza nell’ambito del contemporaneo, da sempre impegnato nella missione di “diplomazia culturale”, in prima linea nel collaborare e stringere partnership con tutti i soggetti che diffondono la cultura italiana nel mondo, realizza le proprie iniziative in larga misura con il contributo dei soci, avvalendosi anche del sostegno di istituzioni, enti pubblici e privati.
Dal 2009, presso il complesso museale de La Castiglia di Saluzzo, apre al pubblico l’Esposizione e Collezione permanente con opere di arte contemporanea appartenenti sia alla collezione privata dell’Istituto sia concesse in comodato d’uso da artisti e galleristi. Nel 2012 la Collezione è stata selezionata e inserita tra i luoghi del contemporaneo, la rete di realtà nazionali espressione della cultura del contemporaneo creata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo».

Huang Entao, Senza titolo, 1974, courtesy Hafnia Foundation

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