26 giugno 2025

“CLOSER – Becoming the city”: il Padiglione Esprit Nouveau di Bologna si apre alla comunità

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Fino al 22 luglio 2025, il Padiglione Esprit Nouveau di Bologna ospita la rassegna curata da Adiacenze: mostre, performance, talk e pratiche condivise trasformano lo spazio in laboratorio culturale aperto alla comunità

LIMINAL / Border Forensics, Asymmetric Visions, - nell’ambito di CLOSER - Becoming the city, a cura di Adiacenze - foto di Michele Amaglio, courtesy Adiacenze

«L’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi assemblati nella luce» scrive Le Corbusier. Entrando nel Padiglione Esprit Nouveau, un’installazione luminosa segna l’inizio del percorso: WE___ME, opera di Matteo Attruia, illumina solo i frammenti WE e ME della parola welcome, ponendo al centro del discorso un gioco semantico e critico tra individualità e collettività, tra l’arte come esperienza personale e l’arte come costruzione di comunità.

Proprio su questo equilibrio si fonda CLOSER – Becoming the city, rassegna curata da Amerigo Mariotti e Giorgia Tronconi di Adiacenze, in corso al Padiglione fino al 22 luglio, nell’ambito di Bologna Estate 2025. Un progetto che non si limita a portare l’arte in un luogo, ma che riattiva il Padiglione stesso come motore culturale: uno spazio attraversato, trasformato e restituito alla città come piattaforma di ascolto, ricerca e relazione.

Matteo Attruia, WE___ME, Padiglione Esprit Nouveau, Bologna – nell’ambito di CLOSER
– Becoming the city, a cura di Adiacenze – foto di Michele Amaglio, courtesy Adiacenze

Ricostruito nel 1977 su progetto originale di Le Corbusier e Pierre Jeanneret (1925), il Padiglione Esprit Nouveau nasce come manifesto dell’abitare razionale, modulato sulle esigenze dell’uomo moderno. Oggi CLOSER ne riattualizza la vocazione, non tanto replicandone i principi, quanto mettendoli in dialogo critico con il presente. La struttura – funzionale ma accogliente, minimale ma poetica – si fa corpo vivo, capace di ospitare performance, talk, installazioni, workshop, ma anche azioni di prossimità, lentezza e cura.

L’albero che s’innalza nel cuore del patio centrale, elemento originario del disegno corbusieriano, diventa emblema di questa visione ecologica e relazionale: la natura come parte inscindibile di ogni costruzione culturale. È attraverso questo nodo simbolico che si sviluppa la proposta curatoriale di Adiacenze, che nel corso di due mesi chiama a raccolta artisti, collettivi e ricercatori da contesti differenti per abitare e ridefinire lo spazio urbano attraverso l’arte.

Il programma di giugno segna il punto nevralgico della rassegna. Ogni area del Padiglione è attivata secondo una funzione evocativa, in cui le opere e gli interventi artistici non illustrano un tema, ma interrogano lo spazio, lo modificano, lo permeano con nuove sensibilità.

Padiglione Esprit Nouveau, Bologna – foto di Michele Amaglio, courtesy Adiacenze

Tra i momenti più significativi l’intervento performativo del collettivo SONRO, con le azioni di Caterina Gobbi e Hannes Egger. Con gesti misurati e un uso attento del corpo, Caterina Gobbi esplora le tensioni tra presenza fisica e ambiente architettonico, trasformando il Padiglione in una superficie da abitare. Hannes Egger, invece, propone un’installazione esperienziale, un dispositivo di ascolto e movimento che invita a percorrere lo spazio in modo non lineare, sospendendo le gerarchie tra spettatore e luogo.

Ma è l’intera articolazione del programma a rivelare la visione curatoriale: una mappa di esperienze complementari che vanno dalla parola poetica (il convegno Il tempo della poesia – (A)sincronie) al suono condiviso (Libere Frequenze, con performance elettroacustiche e momenti di ascolto), dalle pratiche artigianali (Crochet Club), alla giornata dedicata alle radio di comunità (Radio Solaire), fino alla scrittura urbana (GRISÙ), con la partecipazione di WU MING 2 e il Fuorisedia Podcast.

CLOSER non si configura come un festival o una mostra convenzionale, ma si presenta come una forma culturale espansa che individua nella coabitazione il proprio fulcro, concepita come gesto artistico e politico. Come sottolinea il curatore Amerigo Mariotti, la rassegna si interroga su come l’arte possa generare nuove comunità, soprattutto in spazi decentrati, ponendosi in dialogo critico con le narrazioni egemoniche che tradizionalmente dominano il centro urbano.

BLACK NOUVEAU or “excluding/including information as architecture”, mostra di HECK
a cura di Roberto Zancan, Padiglione Esprit Nouveau, Bologna, parte di BLACK
NOUVEAU a cura di Art Frame e CIRCUIT, nell’ambito di CLOSER – Becoming the city,
a cura di Adiacenze – foto di Michele Amaglio, courtesy Adiacenze

Il Padiglione, in questo senso, agisce come soglia poliedrica, al contempo architettonica, sociale e affettiva. Qui la distanza dal centro diventa tempo per l’ascolto, occasione per la costruzione di un senso condiviso dello stare insieme. Le pratiche ospitate non cercano di animare uno spazio neutro, ma si innestano in una grammatica architettonica già densa, svelandone potenzialità inespresse.

A rendere il tutto coerente è proprio l’approccio curatoriale: la capacità di dare direzione e lasciare spazio, di accogliere senza addomesticare, di connettere le singole proposte in una visione complessa e accessibile.

Fino al 22 luglio, CLOSER – Becoming the city continua a ramificarsi come esercizio collettivo di immaginazione urbana: un processo culturale che non chiede consenso, ma coinvolgimento, presenza, disponibilità all’incontro. La città che emerge non è utopica nel senso astratto, ma concreta nel suo farsi. Una città fatta di gesti, voci, ascolti, attraversamenti. Una città abitata con il corpo e con il pensiero, capace di accogliere differenze e coltivare relazioni. Una città, finalmente, possibile.

Padiglione Esprit Nouveau. Crediti: Foto di Giorgio Bianchi, Comune di Bologna

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